GLI SCOUT IN ITALIA: OTTANT'ANNI DI STORIA Michele Colucci Raccontare brevemente la storia del movimento scout in Italia è senz'altro impresa difficile: è la storia di una evoluzione strettamente collegata agli sviluppi della società italiana, alle sue contraddizioni e alle tante trasformazioni che l'hanno caratterizzata negli ultimi ottant'anni e si intreccia strettamente con le varie realtà sociali e culturali in cui sono nate e si sono diffuse le esperienze dei singoli gruppi, inserendosi nel _panorama ampio e controverso dell'associazionismo giovanile. Penso sia importante, per una descrizione a grandi linee dello sviluppo dello scoutismo in Italia, individuare fin dall'inizio alcuni fili conduttori, alcune grandi costanti che si possono rintracciare durante tutto il lungo periodo da raccontare. Queste questioni, la cui soluzione costituirà via via la caratterizzazione culturale, politica e sociale del movimento, sono importanti per cercare di fornire un quadro di insieme chiaro, per non perdersi eccessivamente nelle singole esperienze e per legare la storia de&li scout ai singoli contesti storici in cui essa s1 inserita e sviluppata. A questo scopo possiamo quindi considerare particolarmente utile l'analisi dei rapporti con la Chiesa cattolica, i contatti e le collaborazioni con le analoghe associazioni straniere, la questione dei rapporti tra i due sessi, il concetto e il significato del servizio, sia quello svolto sul territorio che all'interno dell'associazione, il valore attribuito alla tecnica e alla competenza personale, le aperture al territorio di tipo politico o sociale, la struttura organizzativa delle associazioni, il rapporto con la natura e l'ambiente, il valore della spiritualità, il concetto di comunità, le varie priorità date volta per volta al percorso formativo. L'Asci, Associazione Scout Cattolici Italiani, nasce nel 1916, preceduta di alcuni anni dal Cngei, l'associazione aconfessionale. Fin dall'inizio è chiara la connessione con la Chiesa cattolica, preoccupata di allargare in modo più incisivo la sua presenza nel mondo giovanile e quindi molto interessata all'importazione dei metodi e dei modelli inventati dagli scout inglesi, attenta comunque nello stesso tempo a contollarli e disciplinarli. Lo scoutismo di questi primi anni è fortemente caratterizzato dall'attenzione alla manualità, allo sviluppo e all'utilizzazione delle competenze personali e quindi orientato verso una dimensione principalmente tecnicista della sua proposta educativa: ci si limita ad applicare e seguire rigidamente gli insegnamenti di Scoutismo per ragazzi", l'opera principale dell'inglese Baden SUOLEDI VENTO Powell, il fondatore internzionale degli scout. C'ègià comunque una discreta partecipazione, anche se circoscritta alla fascia di età compresa tra i dodici e i quindici anni, ancora rigorosamente maschile e soprattutto piuttosto elitaria come provenienza sociale. L' incompatibilità con il fascismo, che aveva nell'inquadramento nelle sue organizzazioni giovanili uno dei più vistosi motori per il consenso e per l'organizzazione del suo sistema totalitario, fu chiara fin dai primi anni del regime e venne definitivamente istituzionalizzata nel 1928, quando l'Asci viene sciolta. Fino al 1943 continueranno comunque a muoversi organizzazioni clandestine, spesso in modo parallelo alla Chiesa, alcune delle quali, come le lombardi Aquile Randagie, collaboreranno poi attivamente alla Resistenza. Il movimento si riorganizza dopo la guerra contemporaneamente alla liberazione e procede ad una sua ricostruzione: importantissima nell'immediato dopoguerra è la nascita dell'Agi, l'associazione femminile, che fin dall'inizio si concentra particolarmente sul versante culturale, costruendo nuove proposte di tipo educativo e nuovi metodi nell'approccio pedagogico, gettando le basi per il dmamismo che la caratterizzerà negli anni successivi. In un primo momento l'Asci si limita in questi anni a riproporre l'esperienza precedente al fascismo, che si rivela però inadatta alla realtà dell'Italia del dopoguerra, profondamente diversa da quella di venti anni prima: si diffondono quindi negli anni Cinquanta-Sessanta nuove tematiche, si inizia a parlare di apertura al territorio e, ad esempio, vengono redatti programmi specifici per i bambini, i lupetti, che prima non erano stati considerati e comincia una collaborazione più attiva con le istituzioni, che per ora si limita all'intervento con~iunto con la protezione civile nelle grandi sciagure (Vajont, alluvione di Firenze). Negli anni Sessanta, in un contesto sociale ormai in rapida ed inquieta evoluzione, sono pricipalmente due le influenze esterne che modificano la struttura e &li obiettivi delle associazioni: prima il Concilio Vaticano II, poi la contestazione giovanile. La recettività d1 questi nuovi impulsi costituirà un po' la misura dell'apertura e del dinamismo delle associazioni, spesso molto lente a codificare certi cambiamenti e avverse a stimoli esterni e proprio negli Sessanta questo rapporto complesso e ambiguo con le spinte della società, divenute via via sempre più impellenti e tallonanti, si rivelerà apertamente. Sul piano prettamante liturgico-dottrinario il Concilio introdusse innovazioni che spesso già erano presenti nella prassi religiosa degli scout, come ad esempio la partecipazione attiva alla Messa, a testimonianza di una presenza a volte di vera e propria "avanguardia" nel mondo cattolico. Fu comunque soprattutto il clima generale degli anni del concilio ad orientare verso tematiche e orizzonti nuovi le associazioni: in quegli anni si intensificarono e potenziarono le esperiene.e di servizio sociale sul territorio, dalla presenza nel campo dell' emarginazione all'educazione popolare, che acquistavano un'importanza sempre maggiore nel percorso educativo, si modificò spesso l'approccio nei confronti della fede, considerandolo alla luce dell'ecumenismo e delle nuove idee e correnti che si andavano affermando, si iniziavano, più o meno timidamente, discor-
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