un minuscolo e gelosissimo, non inquieto e precario, noi. Fuori c'è il grande mondo, rispetto al quale siamo tutti, allo stesso grado, frustrati e impotenti. Qui, invece, c'è un piccolo mondo, la cui sopravvivenza dipende solo ed esclusivamente da noi, dalla nostra capacità di essere dei buoni padri, dei compa~ni/mariti fedeli, degli ammimstratori oculati delle risorse private. La felicità è lì, a portata di mano, per tutti. Il vero valore è questo. Le altre sono chiacchiere. Sognare serve solo a non farci vedere, riconoscere o apprezzare ciò che già abbiamo. Vi ricordate quando si diceva "cuore di madre"? Bè, di questi tempi, suggerisce Virzì, sarebbe più consono dire "cuore di padre". È affidata a loro la saldezza di questo nostro incerto presente paese, alla loro capacità di non prendere sbandate, di sapere qual'è la cosa più importante o più giusta per tutti, di sacrificarsi, rinunciare, provvedere. Non a caso, nel film, le donne fanno da spettatrici attonite, pazienti e sostanzialmente mute al litigioso e inconcludente confrontarsi, minacciarsi, venire alle mani degli uomini. E, in attesa che si mettano a fare quello che gli compete per ruolo e la smettano di fare i ragazzini soffiandosi le donne o sparando (giudizi o pallottole) sul primo poveraccio che capita a tiro, ne assecondano fragilità, vigliaccherie, incertezze e paure, e non ne giustificano esitazioni e le cecità. Un quadro desolatamente convenzionale, da qualunque parte lo si giri: il laboratorio Italia degli anni Novanta produce esseri umani di serie, omologati ceto medio anche quando non ne hanno i mezzi. I valori dominanti sono sempre quelli: anni Cinquanta stuccati e riverniciati. E il modello è così forte che riesce a inghiottire e rendere uguali anche i cosidetti diversi (il giovane extra-comunitario del film), obbligati a mimetizzarsi, a entrare nel teatrino degli schieramenti contrapposti dei simili, a farsi pedina di un gioco che li riduce a simboli o a simbolo di status (da selvaggi su cui fare il tiro a segno a vezzeggiati ospiti di un mondano e ipocrita, rispolverato "indovina chi viene a cena"). ♦ ARTEEPARTE
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