La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 15 - maggio 1996

Sprechi e inutilità Sognamo servizi alla metà dei costi attuali. Non è così difficile come appare. Basterebbe applicare quattro direttive: unitarietà tèrritoriale delle risposte; sussidiarietà dei servizi rispetto alle risorse reperibili; globalità delle funzioni nelle riposte; professionalità a servizio dei bisogni. Partendo dalle effettive esigenze del territorio, fornendo servizi "necessari" alle famiglie e al territorio, con la disponibilità della propria professione e delle capacità si è in $rado di rispondere ai bisogm di un territorio. Il servizio sarebbe pensato e progettato sulle esigenze richieste e non - come ogsi avviene - sulla tutela degli operatori e sulle esigenze dei servizi. Cittadini del mondo Pur preoccupati per le povertà del nostro paese, non possiamo essere insensibili alle povertà del mondo. Noi stessi siamo stati poveri. La solidarietà non può esser chiusa nella dimensione della cittadinanza nazionale. Siamo cittadini del mondo: la capacità di accoglienza si tramuterà in investimento. Già oggi per i problemi dell'ambiente, dei mari, delle risorse siamo costretti a dialogare non solo con chi ci è vicino, ma con tutti i popoli e i governi del pianeta. Tale dialogo può tramutarsi in capacità di progettazione e di accoglienza. Un mondo positivo di valori Sognamo un mondo positivo nel quale la vita è gioia. Siamo chiamati a liberare e a liberarci dalle paure, dalle violenze, dalle prevaricazioni. Solo in clima costruttivo e fatto di attenzione e di rispetto può abbassarsi la violenza, attivarsi l'attenzione agli altri, aumentare la sensibilità verso chi è in difficoltà. E un sogno che investe noi per gli altri, ma che ci ritorna in termini positivi. È il clima che può recuperare senza scambi economici, la gratuità, la vicinanza, la prevenzione del disa&io. Non è un sogno impossibile; è un sogno infinito, perché in continuo sviluppo. ♦ Piccoli segni di speranza MarinoSinibaldi Placate euforie e stupori, è il momento di ragionare sulle novità e i problemi rappresentati dalla vittoria elettorale della sinistra e dal suo approdo al governo dell'Italia. Sulla novità, veramente, c'è poco da dire se non per ricordare che l'anomalia di un paese progredito e civile che non conosceva alternanze politiche derivava, secondo le interpretazioni più diffuse, da cause profonde e antiche. Sono scomparse? Si sono trasformate? Che cosa, insomma, può dirci questa vittoria polittca sui mutamenti in corso nella cultura di questo paese? E che cosa, innanzitutto, ci dice sulla sinistra, il suo presente e il suo futuro? Ecco la novità maggiore che ci offre l'esito elettorale: oggi queste due questioni - il futuro del paese e quello della sinistra - si presentano perfino istituzionalmente intrecciate. Una novità positiva, perfino entusiasmante, che per ora però pone più problemi di quanti non ne risolva. Il problema di cosa sia ogsi la sinistra italiana, innanzitutto. In questa rivista e altrove non sono mancate certo le critiche alla sua cultura, e tra qualche riga torneremo a farne. Ma prima va ammesso che il cammino che essa ha percorso in questi anni è notevole. Per la prima volta nella nostra storia, la parte prevalente della sinistra presenta una cultura non settaria e intollerante, aperta al confronto, perfino curiosa di altre figure e altre esperienze. Questa insicurezza sulle proprie ragioni può perfino apparire eccessiva, rischia in ogni momento di smarrire valori e identità o viceversa di rianimare grotteschi rigurgiti ideologici, ma è il frutto di una salutare revisione, di una riconsi-. derazione della propria storia e delle proprie responsabilità che è lungi dall'essere terminata, ma che è un risultato formidabile delle tempeste degli ultimi anni. E quando ci si interroga sulle ragioni della vittoria elettorale, bisognerebbe considerare questo elemento. Bastava assistere a un dibattito elettorale, J?artecipare a un volantina gg10, accendere per qualche minuto Italia radio per accorgersi che in campo c'era davvero la parte migliore del paese, ossia, detto in modo meno astratto, le sue energie e persone migliori. Al di là delle liste, dei simboli e dei candidati, frutto spesso di scelte verticistiche e discutibili. Ma ora tutto questo non basta. Ora questa sinistra si trova di fronte a un passaggio epocale, in cui la piccola dote accumulata in questi anni difficili deve essere spesa integralmente; e ciononostante non è sufficiente. Questa verifica sconvolgerà il paesaggio politico e culturale della sinistra come finora si è configurato. Probabilmente, sperabilmente, cambierà qualcosa di più ampio; ma non c'è dubbio che la sinistra uscirà radicalmente trasformata da questa esperienza. Tutti i nodi e le ambig\lità che si trascina dietro verranno infatti al pettine. Non solo perché in tempi di crisi economica ogni scelta, per esempio ogni legge finanziaria, comporterà decisioni difficili e variamente impopolari, ma più in generale perché chi governa deve oggi immaginare e precostituire un futuro possibile. Pronunciarsi cioè su un terreno difficile, che spaventa, divide e richiederebbe ben altra tensione ideale, ben altra solidità culturale da quelle che la politica attuale è in grado di esibire. Qui dunque novità e problemi si intrecciano indissolubilmente. E da questo punto di vista, prima ancora dei suoi limiti culturali, il problema della sinistra è che la sua è una vittoria elettorale. Non ha comportato, cioè, uno spostamento dei consensi che rovesci le tendenze profonde

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