La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 15 - maggio 1996

Marcos: "Il delegato ci dica qual è la sua posizione". Manuel Camacho: "Apprezzo che abbiate lasciato le armi sul tavolo e quello che significa; inoltre desidero dirvi che rispetto la vostra decisione di tenere i passamontagna finché non avrete la certezza e la tranquillità che le cose abbiano preso la direzione giusta. Sono venuto qui con la voglia di ascoltare, di imparare. So che è una questione molto difficile, molto complessa e non credo che nessuno possa pensare che esistono soluzioni facili. Io ho fiducia nel fatto che, nonostante il conflitto, siamo tutti messicani e voi siete un'organizzazione di chiapanechi messicani. Nonostante la diversità delle nostre situazioni, pensiamo che nel eaese dr.bbano avvenire dei cambiamenti per aiutare la gente, per aiutare le comunità indigene e il popolo messicano. Credo che dobbiamo essere consapevoli del fatto che da una parte abbiamo l'opportunità di fare cose utili, ma se non sfruttiamo questa possibilità la situazione potrà peggiorare per tutti i messicani. So che non temete la morte, lo capisco. So che non siete venuti a chiedere perdono. Non lo chiediamo né lo pretendiamo, né considererei $iusto che qualcuno lo facesse. Credo che l'unica soluzione sia guardare al futuro. Ritengo che se io ho una grossa responsabilità, anche voi la avete. Per voi vincere non significa morire, e neanche per me. Voi avete dimostrato di avere coraggio, anch'io. L'importante è trovare una soluzione utile alla gente e che rafforzi il nostro paese. Sebbene oggi questa prospettiva sembri molto difficile da raggiungere, penso che con il dialogo ci si potrà comprendere; dicendo la verità si potranno raggiungere degli accordi e credetemi, per me non c'è niente di più importante che uscire di qui con una soluzione utile per il paese nel vostro rispetto. Vogliamo ottenere due cose: 1. una soluzione politica che porti alla pace; 2. una serie di soluzioni a favore delle vostre comunità che voi riteniate accettabili, giuste e verificabili. Dobbiamo arrivare a un compromesso e a una serie di soluzioni verificabili. Se l'obiettivo è questo, possiamo andare avanti [... ]". Marcos: "Sappiamo che lei rischia molto perché prima di questa riunione avremmo potuto sequestrarla. È stato corag~ioso e onesto. L'ho notato. Non siamo stati né traditi né trattati senza rispetto. Lei ha voluto rischiare, e anche la sua squadra. È stato prudente. Siamo venuti qui perché lei ascolti noi e per ascoltarla. Indipendentemente dal risultato, dobbiamo avere rispetto. Vogliamo parlare delle condizioni che hanno portato alla guerra. Quali sono state? E quali saranno le condizioni necessarie per una pace giusta, non umiliante? Siamo d'accordo sull'essere definiti organizzazione messicana, soprattutto indigena e chiapaneca. Ora leggerò la nostra dichiarazione. I membri del Comitato spiegheranno i problemi più importanti. I problemi del Chiapas. I problemi degli indi$eni. Le dimissioni del presidente Salinas, le dimissioni del Gabinetto. Il fondamento della pace è la democrazia. Per questo chiediamo elezioni libere e democratiche perché è nostro diritto. Chiediamo una nuova legge elettorale democratica che impedisca ai governi di continuare ad agire in modo fraudolento. I poteri devono intraprendere nuove strade. Chiediamo che venga riconosciuta la legittimità di gruppi cittadini che sorveglino e garantiscano la regolarità dello svolgimento delle elezioni. Chiediamo una riforma della legge elettorale, vogliamo che venga tolto al governo questo privilegio e che si istituisca una struttura non governativa che garantisca la regolarità delle elezioni". Si alza un membro del Comitato e parla. Indossa casacca e pantaloni grigi, berretto blu, paliacate rosso. "Noi, indigeni emar~inati, non conosciamo la democrazia, né i candidati, i governatori o i presidenti municipali. Non parte-. cipiamo. Sono state le armi a darci voce, altrimenti avremmo continuato a non esistere. Perciò, dica al presidente Salinas che di tutte le leggi, nessuna è stata fatta dal popolo. Sono solo i deputati a farle. Vogliamo partecipare, vogliamo autonomia. Non vogliamo essere manipolati. Scusate, ho finito". Prende la parola un altro rappresentante, è meticcio. Ha una casacca blu a righe rosse. "Nel Chiapas, per colpa della miseria, hanno comprato i voti con le promesse. Il governo si è impegnato a far costruire una strada al confine. Questa come le altre cose a cui abbiamo creduto, sempre le stesse promesse. Ecco perché c'è sfiducia nel Pri (Partido Revolucionario Institucional). Le urne vanno sorvegliate. I cittadini non hanno mai assistito alle elezioni e allo spoglio delle schede c'è solo la polizia o l'esercito federale. Allora questa non è vera democrazia. Noi proponiamo che il nostro popolo possa assistere alle elezioni; non dovranno essere i rappresentanti di $Overno a fare lo spoglio né qualcuno di partito, ma chiediamo che dei gruppi non governativi possano essere testimoni, almeno questo per iniziare. Questa è la mia opinione. Non vogliamo il potere né tutto a noi, né tutto a loro. Vogliamo che sia il risultato di elezioni libere e democratiche. Questa è la richiesta nazionale". Marcos: "Queste sono le richieste politiche. Non accettiamo che i nostri soldati vengano trattati come delinquenti. Chiediamo il riconoscimento come forza belligerante. Chiediamo un nuovo accordo tra federazione, stati e municipi per porre fine al centralismo e permettere un'autonomia economica e culturale. Non chiediamo la separazione, ma il rispetto della logica federale. Il sistema migliore sarebbe dare autonomia a ogni popolazione, a ogni gruppo. Le popolazioni indi~ene sono in grado d1 autogovernarsi. Gli indigeni hanno il diritto di governarsi ed è importante che ogni gruppo etnico abbia il diritto di governarsi autonomamente e di poter decidere sui propri aspetti economici e culturali. Ci siamo resi conto che a tutte le popolazioni indigene vengono imposte delle autorità e vengono trattate come incapaci; perciò chiediamo che cambi il rapporto con lo stato, nuovi municipi, regioni multietniche e che, in base a questo, si indicano nuove elezioni e una riforma elettorale statale che comprenda l'autonomia. Queste sono le richieste politiche più importanti. Adesso le richieste per quanto riguarda la terra, la salute, l'istruzione". Parla il rappresentante con la casacca blu: "Chiediamo che sia riconosciuto anche il dialetto. Che a livello statale ci siano governatori indigeni regolarmente eletti". Marcos: "Le questioni economiche nazionali sono: 1. la revisione del Trattato di libero scambio (Nafta), eerché non ha tenuto conto delle popolazioni mdigene e non abbiamo una qualifica professionale, neanche come esercito PIANETA TERRA

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