La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 15 - maggio 1996

le montagne di Badiraguato insieme ai soldati che lo minacciavano in volo dopo averlo torturato, raccontata per esempio in "El avi6n de la muerte" dei Los Tigres del Norte. Un altro esempio è "El zorro de Ojinaga", abbattuto mentre sorvolava con il suo Cessna nel cielo dell'Arizona. Non mancano, inoltre, i testi dedicati a trafficanti o a poliziotti protagonisti di uno stesso scenario sociale: Miguel Angel Félix Gallardo e Rafael Caro Quintero, Fiorentino Ventura e J avier Coello Trejo. Il corrida, ha detto Jacobo Delavuelta a Luis Astorga, "raccoglie l'informazione popolare: è uno stupendo notiziario che conta sulla collaborazione di un esercito di poeti anonimi che narrano in versi le storie di argomento pubblico". Si tratta, quindi, di una subcultura del mondo del narcotrafficante messicano con una fedeltà etica ed estetica propria. Il suo comportamento, registrato e celebrato nei corridos rappresenta una sfida, ma anche una protesta: un disprezzo cinico, spesso divertito e menefreghista, una sghignazzata contro la società messicana e il suo governo che non esclude i riciclatori di denaro sporco e gli assassini. Una protesta sociale, in effetti, come vuole Hobsbawm, ma depoliticizzata e priva di un discorso esplicito. In fondo sono storie comuni in villaggi come Alamos, El Saric, Tecate, la Rumorosa, Etchojoa, Magdalena, Cucurpe; dalla storia del ragazzino che se ne va per tornare solo anni dopo a bordo di una lussuosa cheyenne, con stivali da 500 dollari e tanti bigliettoni, all'aneddoto del figlio della vicina rinchiuso in una prigione a Tucson. Il repertorio degli aneddoti abbonda di storie che narrano di come si stabiliscono i contatti e si va incontro al pericolo, come vedono e vivono il rischio i messicani, che muoiono dalle risate e si burlano di tutti, della polizia, del governo, dei gringos, della Border Patrol. La prigione è un hotel di lusso, non esiste vergogna nei confronti del carcere; si mangia bene, si impara l'inglese e un mestiere, molti diventano calzolai, elettricisti, carpentieri, meccanici. "Il Cesar6n Guevara sta lì nella Tuna, in Arizona. È molto contento. Sono già stati a trovarlo. È grassissimo. Ha chiesto tortillas di farina bianca, il maiale. Sta facendo un corso per tecnico di refrigerazione", dicono le anziane del villaggio, a cui arrivano tutte le informazioni. Le notizie circolano per il villasgio, passano per la "bilancia" sociale e non esiste pregiudiz10, non esiste discriminazione, disprezzo, emarginazione sociale come invece c'è nei confronti di un ladro o di una prostituta. Se è così quando sono in una prigione messicana, va ancora meglio quando finiscono in una prigione straniera. "Il ragazzo sta lì", dicono la mamma, la zia o la sorella. "Ah, che bello, mi riposo per qualche mese. Almeno so dove sta quel testone". Dicono così. "Non prego più il Signore ogni minuto perché non me lo ammazzino un giorno o l'altro da qualche parte. Che bello, che bello che se ne sta rinchiuso lì, almeno starà calmo per un po"', e la mamma sta tranquilla. In montagna non sono rare le storie di equivoci. Si sa che nello stato di Chihuahua la polizia giudiziaria federale scambiò alcuni cacciatori per narcotrafficanti e li accusò con il solito sistema messicano della prefabbricazione di prove. Ma d'altro canto - dato che in questa attività la paranoia è il nostro pane quotidiano - esistono anche aneddoti di cacciatori o turisti che i narcos prendono per agenti della polizia federale e decidono - nella loro fissazione di vedere dappertutto teste con trincetto - che i turisti stanno conducendo delle indagini e perciò li uccidono. Esistenza che mette a repentaglio la vita stessa, il traffico di droga per alcuni è una scelta, per altri una seconda natura. Per quelli che rischiano e hanno successo da entrambe le parti, con la polizia e con i contrabbandieri, significa ricchezza, potere e impunità perché hanno duplici vantaggi. "Il testo stesso dei corridos serve per distinguere una realtà portatrice di nuovi significati e di una altrettanto nuova produzione simbolica", conclude Luis Astorga. Il bandito/eroe di altre epoche è stato sostituito dal trafficante/eroe, ma non completamente, perché la strada della narrazione del suo mito mostra ancora le tracce della compresenza di entrambe le categorie di eroi, a volte assimilati o sovrapposti. E sebbene il mito sia presente nell'immaginario collettivo in forma latente, come qualcosa che è lì, alla portata dei sogni per dare coerenza a un mondo assurdo e incomprensibile come la vita stessa; è certamente nel linguaggio e nei discorsi della gente, nei pettegolezzi e nella trasmissione orale delle notizie che questi protettori vengono descritti al meglio, dando un significato all'esistenza delle persone - a patto che ognuno si inventi il film che più gli conviene, la versione della realtà che più coincide con le sue fantasie - e un colore all'avventura che, in qualsiasi modo, significa essere in questo mondo. ♦ PIANETATERRA

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