ad averlo capito c'è stata la tedesca Volkswagen che J?iegandosi alla logica tutta emese delle guanxi (relazioni) ha coltivato i suoi rapporti con l'attuale vice-premier con delega all'economia Zhu Rongji. Quando Zhu. era sindaco di Shanghai la Volkswagen ottenne l'appalto per la fornitura globale di mezzi alla compagnia di taxi municipale. Oggi controlla il 65% del mercato automobilistico cinese producendo in loco e in joint-venture la Santana, un modello destinato per ora al solo mercato asiatico ma, nelle intenzioni dei manager cinesi, pronta a sbarcare in occidente nei prossimi cinque anni. La tecnologia avanzata dei paesi occidentali, da cui tanto è dipeso lo sviluppo dei paesi orientali, viene ora fatta propria da questi paesi e sta per essere rispedita al mittente modificata e migliorata nei costi. L' Alcatel francese, dal canto suo, vive oggi un regime di semi-monopolio nel produrre telefonia avanzata in Cina. Anche lei si è fusa in joint-venture con realtà industriali locali e fornisce esclusivamente il mercato interno cinese e quello regionale asiatico. · Muove il bianco: f3d4. Il cavallo asiatico attacca il pedone europeo. Nel 1970 il 25% delle importazioni asiatiche era di provenienza europea. Oggi questa percentuale non arnva al 15%. L'Asia non chiede più tanto prodotti importati, quanto investimenti diretti nel proprio territorio e tecnolosia avanzata da adattare alle esigenze locali. Stiamo parlando di produzione, non di scambi commerciali. Tra le altre cose l'Europa non è mai stata toccata significativamente dall'emigrazione cinese, la rete di bambù non è una realtà molto J?Otente nelle grandi capitali del Vecchio Continente. Manca ai cinesi il loro referente etnico in loco. Tocca all'Europa andare in Asia e investire. Se l'Europa, in particolare l'Italia, si illude ancora di poter tr,arre grandi profitti dalle sue relazioni con l'Asia senza rischiare niente direttamente, è bene che sappia che questa è una politica perdente, e che perseguirla vorrà dire chiamarsi fuori del mercato internazionale entro i prossimi quindici anni. Sul piano dei puri scambi comY.Q.Q merciali siamo oramai entrati nell'era della "economia del Pacifico", dell'asse PechinoTokyo-Vancouver. I cinesi e i giapponesi si appoggiano sulle minori tariffe doganali canadesi per far arrivare tonnellate di merci ai loro connazionali naturalizzati di Vancouver. Da lì, grazie al Nafta (North America Free Trade Agreement), i prodotti asiatici giungono tax free negli Stati Uniti. Se a questo aggiungiamo il fatto che la Cina beneficia ancora della clausola commerciale Most Favoured Nation degli Usa (i quali hanno investimenti diretti in Asia per centinaia di milioni di dollari), pensare che l'Europa sia ancora il crocevia mondiale diventa utopia. Muove il nero: g8f6. Il cavallo italiano entra in gioco Il 1996 sembra essere un anno nuovo per la politica estera italiana in Asia. La grande industria sta cominciando a muovere i suoi passi verso oriente. La Fiat-Iveco ha concluso un ottimo contratto con la Cina che ha portato alla creazione di una joint-venture italo-cinese per la produzione del furgone multi uso Daily a Nanchino. La joint-venture é stata creata attraverso la fusione con la Yuejin Moto-company, ed ha un valore complessivo di 400 milioni di dollari. Anche la Riva-Calzoni è partita per il Guangdong, dove insieme a partners cinesi (un imprenditore di Hongkong al 40% e la municipalità di Shende al 30%) metterà in piedi uno stabilimento lungo il Fiume delle Perle per la costruzione di motori navali oleodinamici. Anche l'amministrazione pubblica sembra star cominciando a capire dove punta la nave. L'investimento della Riva è stato infatti garantito dalla Sace (Sezione Assicurazioni Credito Esportazioni) la principale organizzazione pubblica per l'assicurazione delle operazioni commerciali ali' estero. Lo stesso ufficio ha garantito una copertura fino a 275 milioni di dollari per tutti gli investimenti che le piccole e medie imprese vorranno compiere in Asia e in particolare in Cina. È un buon biglietto da visita, ma adesso deve venire il resto, deve venire la politica, l'informazione. Grande rilievo è stato dato al vertice di Bangkok fra Asean e Unione Europea tenutosi lo scorso marzo. Era un'occasione importante per l'Europa. Ancor più importante per l'Italia, che fra i paesi europei è la nazione con meno relazioni con il mondo asiatico. Eppure la lettura che è stata data del vertice in Italia è ancora quella della grande parata cerimoniosa; importante più per il fatto che a presiedere i lavori era l'Italia (in quanto presidente di turno della Ue), che per l'occasione di confronto e di progetto che l'evento offriva. Molti giornali italiani invece non hanno praticamente nemmeno riportato la notizia. La nostra televisione era a Bangkok solo per registrare le dichiarazioni di Dirn sulla situazione politica italiana. Muove il bianco: b1c3. I cavalli asiatici si dispongono nella diagonale d'attacco. Il sistema del Dragone è completo Già nel 1989 nasceva l'Apec (Asia-Pacific Economie Council) che riunisce Usa, Messico, Australia, Nuova Zelanda, Papua, Giappone, Cina, Taiwan, Hongkong, Corea del Sud e tutti i paesi membri del1' Asean. Nella loro ultima riunione a Seattle nel novembre del 1993 hanno fissato la scadenza del 2020 per la creazione di una "zona di libero scambio" esterna alle regolamentazioni del Wto. Guardando i nomi dei paesi membri è come dire che da questa zona di scambio verrà esclusa solo l'Europa fra le realtà più industrializzate. Per il 1997 intanto è prevista la creazione dell'Afta (Asean Free Trade Agreement) che dovrebbe riproporre la struttura del Nafta per tutto il Sudest asiatico e la Cina. La Cina, che in questi ultimi due anni ha dato vita a politiche di mantenimento dello status quo sul piano delle riforme interne e delle politiche internazionali, in attesa di risolvere la crisi politica dovuta alla lotta di successione a Deng, sta ora dando segni di grande dinamismo sia in politica interna che internazionale. L'economia nazionale sta ripartendo anche ~razie alla nuova campagna d1 privatizzazione del settore industriale e di liquidazione delle aziende pubbliche in perdita da più di cinque anni. Il partito ha fissato un nuovo congresso per il 1997 nel corso del quale, per affermazione dello
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