Questa inquietante prospettiva pedagogica sembra raccordarsi con una mentalità assai diffusa, negli ultimi tempi, presso ìl ceto buro-pedagog1co che governa la vita della scuola intervenendo sui meccanismi quotidiani della programmazione, della valutazione, dell'organizzazione dell'attività didattica. La terra vista dalla luna ha già segnalato come nella scuola media ed elementare siano entrati in funzione strumenti valutativi che estendono, con pretesa di scientificità, la misurazione e la classificazione delle capacità degli alunni agli aspetti affettivi, etici, relazionali, presumendo che la scuola possa e debba "trasmettere" ai ragazzi e alle ragazze un repertorio di modelli di comportamento predeterminati, e controllarne passo passo l'acquisizione. Altri segnali in questa direzione vengono da svariate iniziative provenienti dal Ministero, o da esso sponsorizzate. Nei recenti corsi tenuti a livello nazionale sull"'area di pro~etto", un'innovazione didattica in via di realizzazione in tutti gli istituti tecnici della penisola, ai docenti-tutor ingaggiati per trasmettere ai loro colleghi il verbo ministeriale è stata consegnata tra l'altro una scheda4 orientata a valutare, per ogni alunno o alunna, «il suo comportamento nel lavoro e nel sociale, l'evoluzione del suo modo di rapportarsi con i docenti, la famiglia e i compagni, i valori indotti dai modelli educativi della scuola, della famiglia e della società, la sua visione del mondo, la concezione che l'alunno ha di sé, degli altri, dei compiti che deve affrontare, ecc.». Secondo la scheda gli insegnanti dovrebbero classificare ogni alunno, su una scala di cinque livelli, in relazione a un numero impressionante di "indicatori", scaturiti da un disinvolto accostamento di categorie relative ali' efficienza lavorativa, alle caratteristiche psicologiche, alle propensioni morali: «Impe~no, Attenzione, Organizzaz10ne, Tranquillità, Responsabilità, Flessibilità, Aurono mia, Intraprendenza, Rapporti con gli altri, Solidarietà, Moderazione, Conoscenza di sé, Rispetto dell'ambiente, Altro (!)». Secondo le più scientifiche teorie della valutazione, gli indicatori sono dotati di "descrittori metacognitivi e temperamentali", che dovrebbero consentire ali' inse$nante di riconoscere inequivocabilmente a quale gradino della scala classificatoria appartenga lo studente valutato. Così, per prendere il voto più basso in "Solidarietà" bisogna essere più d meno cattivi come Franti: "Non offre spontaneamente la sua collaborazione; è eccessivamente geloso degli strumenti e dei prodotti del suo lavoro; ha un atteggiamento di distacco, se non di ostilità, nei confronti dei deboli e dei "diversi"; il punteggio massimo spetta invece allo studente che sappia coniugare le doti di San Francesco con quelle di Monsignor Della Casa: «Ha uno spiccato senso di altruismo; prende a cuore le sorti dei suoi simili; ha un atteggiamento di squisita gradevolezza negli scambi interpersonali». Gli altri descrittori, che rispamio ai l~ttori, non sono meno esilaranti, a conferma dei risultati catastrofici prodotti dalla presunzione di classificare "oggettivamente" le caratteristiche morali e psicologiche di un essere umano. Un altro segnale significativo viene dalla rivista "Studenti & C. Mensile del Ministero della pubblica istruzione per i giovani e viceversa", inviata dal Ministero agli studenti di tutte le scuole superiori della penisola, della quale si è già occupato, sulle pagine di questa rivista, Emiliano Morreale. Nel secondo numero si riporta come esemplare l'esperienza di un Istituto tecnico di Crema dove, a quanto dice la studentessa autrice dell'articolo, l'operazione "Qualità Totale" sembra pienamente riuscita: "noi studenti (... ) ci identifichiamo con la nostra scuola e siamo pure contenti quando gli altri ci invidiano". Questa situazione di straordinario benessere ha le sue radici nel "Corso di formazione per Rappresentanti degli Studenti": "Tutti gli anni, da cinque anni a questa parte, una volta fatte le elezioni, i rappresentanti degli studenti vengono portati a frequentare un corso in cui si insegna a fare i "dirigenti"", condotto da "una é9..uipe che di solito lavora per "formare i quadri" delle aziende". Dopo quest'esperienza - conclude l'articolo - "anche noi ci sentiamo un po' "quadri dell'azienda Pacioli". E allora, lavo riamo volentieri per mi- . gliorare la scuola, la sentiamo un po' nostra, in poche parole: ci piace!». Il fatto che un ragazzo o una ragazza partecipi volentieri alla vita scolastica non può che allietare chi ama i giovani e la scuola. Ciò che inquieta è il processo di integrazione da cui nasce la sua (scriteriata?) allegria: se anche i leaders degli studenti - o coloro che sono reputati tali - sviluppano un senso di appartenenza tutto filtrato attraverso le gerarchie, i valori, i modelli relazionali dell'azienda, e vivono in beata sinergia con i docenti, il preside, il ministro, quale spazio resterà per il conflitto e per la divergenza? Tra i punti che ritornano con insistenza nei materiali programmatici dell'Ulivo un posto di rilievo va assegnato al tema della «valutazione dell'efficienza quantitativa e qualitativa del sistema scolastico», da affidarsi a un Servizio Nazionale di Valutazione. Chi ha studiato seriamente il problema sostiene cl'ie l'im-
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