La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 14 - aprile 1996

Di sran lunga più preziose sono, tuttavia, le sue nsorse umane. Grazie all'alto tasso di accrescimento demografico degli ultimi decenni, la popolazione alban'ese è oggi la più giovane d'Europa. Dotata, inoltre, di notevoli $rinta (principale eredità di una storia difficile), spirito di adattamento, intraprendenza, ha dimostrato in questi anni di saper accogliere ed utilizzare ogni spunto di cambiamento. All'indomani della rivolta degli studenti (dicembre 1990), il paese versava in una situazione di inimmaginabile desolazione. I campi abbandonati. Le cooperative distrutte dalla rabbia dei contadini e spogliate di quel poco che di servibile ancora possedevano. I vetri degli edifici pubblici rotti. Le case in pieno degrado. Paralizzata ogni forma di attività economica. Nei negozi di stato quasi assenti anche quei beni di prima necessità che, almeno formalmente, lo stato avrebbe dovuto garantire alle famiglie Troppo elevati invece i prezzi in quello che veniva definito mercato nero e che cominciava a prendere forma in qualche piazza della capitale o di un'altra delle città principali, incurante della legge (ma quale legge, d'altra parte?). Dovunque si respirava un'aria cupa, dappertutto l'orologio del tempo sembra aver subito un brusco rallentamento se non un improvviso arresto. Perso il loro posto di lavoro, gli uomini, a piedi o in bicicletta, si aggiravano per le strade della capitale con gli sguardi carichi di attesa. Le donne, restituite loro malgrado alle mura domestiche, tornavano a sentire lo spettro del tradizionalismo, dal quale, tutto sommato, la politica del regime le aveva strappate. Un intero paese si era fermato. Prostrato da anni di stenti e di schiavitù politica e intellettuale sembrava aver perso ogni speranza e ogni volontà e riusciva a vedere davanti a sé un'unica strada: la fuga. Da quei siorni, tuttavia, molte cose sono cambiate. Gli Albanesi hanno dovuto compiere un cammino oolorosissimo. Hanno dovuto rendersi conto che la via per il benessere non poteva essere quel braccio di mare che separa Valona da Brindisi o Durazzo da Bari, nel quale molti giovani hanno pur trovato la morte. Hanno perso prima il lavoro e, quando lo stato non ha potuto più sostenerne l'onere, anche l'assistenza, il sussidio di disoccupazione cioè, che era pari all'80% dello stipendio da loro precedentemente percepito. Hanno subito i contraccolpi della liberalizzazione dei prezzi (inflazione e conseguente perdita di potere d'acquisto) a causa dei quali la loro situazione è divenuta più drammatica. Hanno dovuto accettare che libertà economica non significa immediatamente benessere né tantomeno benessere per tutti e che l'introduzione della proprietà privata apre la strada alle disuguaglianze. Nonostante i controversi diritti proprietari, infatti, i contadini potevano sperare di ottenere l'attribuzione della terra sulla quale avevano lavorato negli ultimi decenni; i commessi dei negozi avevano la possibilità di comprare il negozio e divenire commercianti. Ma gli operai delle fabbriche chiuse o di quelle che lo stato si accingeva a privatizzare che diritti potevano avere mai? E gli insegnanti o gli impiesati, i medici? Quando, negli ultimi anni d1 vita del regime, avevano cominciato ad immaginare il proprio futuro da popolo libero, non avevano tenuto presente le enormi difficoltà da affrontare. (E come avrebbero potuto?). Adesso le loro aspettative si scontravano con una realtà troppo complessa, spesso indecifrabile con il semplice ausilio degli strumenti forniti dall'esperienza; una realtà nella quale dovevano imparare a stare sulle proprie gambe dal momento che non c'era più lo stato a decidere ogni cosa. D'un tratto occorreva reinventarsi la vita, inventarsi un lavoro, pensare ad un futuro per sé e per la propria famiglia. Non tutti hanno avuto la possibilità e gli strumenti per imparare; molti non hanno saputo farlo; altri ancora hanno creduto che libertà fosse uguale ad assenza di regole, che pur di divenire protagonisti della propria esistenza e di costruire al meglio il proprio futuro fosse "lecito" anche far ricorso a strumenti poco ortodossi. Eppure, tra successi e fallimenti, tra grandi acqu1S1zionie stridenti contraddizioni, a partire dalla fine del 1992 la situazione ha preso a SUOLE DI VENTO

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==