La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 14 - aprile 1996

LO SGUARDO RIVOLTO AD OCCIDENTE. GIOVANI IN ALBANIA Ada Trifirò Ada Trifirò lavora con il Cric di Reggio Calabria. ♦ Salirei volentieri sulla luna, per scoprire come si vede da lassù l'Albania. Si perché qui - nel nostro paese, cioè - se ne ha un'immagine vaga e distorta, nella quale, come in una caricatura, risultano esasperati difetti e brutture. Nell'immaginario degli italiani l'Albania è collegata agli sbarchi in massa, alla gente ammucchiata sulle navi o negli stadi, al traffico dell'immigrazione clandestina, alla prostituzione, a tanti fatti di cronaca nera registratisi nelle nostre città. Per qualche imprenditore è un mercato nel quale trovare manodopera a basso costo, acquistare materie prime o vendere prodotti qui invendibili. Per i giornalisti un argomento da rispolverare - magari su immagini di repertorio raffiguranti ancora una volta i boats people - se si discute la legge sull'immigrazione o si scopre un nuovo sbarco proveniente da oltre Adriatico. Nella migliore delle ipotesi è la nazione di Madre Teresa, una terra da restituire, dopo 25 anni di ateismo, alla parola di Dio. Le uniche domande che al mio ritorno dal1'Albania mi sento rivolgere sono: "ma vogliono ancora scappare?" oppure "vivono molto male lì?". Il più delle volte le drammatiche vicende che stanno attraversando questo ed altri paesi dell'Est europeo, qui, nella società dei consumi cioè, divengono solo materia di dibattito politico. Quanto dicono mi fa dedurre che pensano agli Albanesi come ad un popolo chiuso dietro le sbarre di una prigione dalla quale non vede l'ora di evadere. Un popolo prostrato che non ha nulla che lo tenga legato alla propria terra. Un popolo con un passato da tacere ed un futuro da elemosinare alle porte dei cosiddetti "paesi ricchi". A., una dolce ragazza che abita a poche centinaia di metri da casa mia (in un piccolo paese in provincia di Messina), tre anni fa ha sposato un ragazzo albanese che viveva e lavorava qui clandestinamente. Appena la situazione del marito, grazie al matrimonio, è stata regolarizzata ha deciso che doveva andare a conoscere i genitori ed il loro paese. Quando la incontro mi r~cconta le ragioni per le quali continua a rimandare questo momento (il costo del viaggio, gli impegni all'lfoiversità, il lavoro ...) ma 1 suoi occhi mi parlano anche del timore con il quale guarda ali' Albania. Con imbarazzo mi ha chiesto una volta: "Ma è brutto come dicono il paese?". Non è colpa sua. Lei ama B., ma le immagini che le SUOLEDI VENTO sono state offerte non hanno mai tradito l' esistenza di qualcosa di positivo in quella piccola regione dei Balcani. È innegabile che l'Albania sia il più povero dei paesi europei. Il r~ddito medio pro~capite annuo è appena supenore a quella soglia (600 dollari) al d1 sotto della quale, secondo i canoni delle Nazioni Unite, un paese deve considerarsi "Least Development Country", all'ultimo stadio dello sviluppo, cioè. La disoccupazione è ancora una piaga dolorosissima. Alla fine del primo semestre dello scorso anno la popolazione disoccupata era valutata nella cifra di 254.000 unità, circa il 20% della forza lavoro complessiva. In realtà, la situazione è ancora più drammatica di quanto non emerga da questo dato. Basti pensare eh~, ufficialmente, quella fetta di popolazione che vive nelle aree rurali 1 è considerata occupata se solo possiede un J?iccolo p_ezzo di t~rra, an~he se riesce a produrvi appena 11necessano per vivere. Le infrastrutture sono ancora in condizioni da post-guerra. In un territorio prevalentemente montuoso, l'assenza di trafori e gallerie, se conferisce agli spostamenti un fascmo d'altri tempi, nel contempo li rende lenti e disagevoli. Per raggiungere Burrel, situata a 95 Km da Tirana, per esempio, con una mac~hina s<?none~ cessarie ben tre ore e mezza d1 cammmo.Gh acquedotti e le reti di elettrificazione sono completamente inadeguati ai bisogni della popolazione. Così l'acqua arriva nelle case solo poche ore al giorno e la corrente elettrica manca sistematicamente durante i mesi invernali. La sanità è in condizioni disperate e nelle strutture ospedaliere a volte la ~en_teè co~ti:et~ ta a pagare per ottenere attenz10m e serv1z1 a1 quali dovrebbe avere diritto gratuitamente. ~l tasso di mortalità della popolazione è ancora 11 più elevato d'Europa. La vita a Tirana, ma ancor più a Baz o a Mbrakulla (due piccoli villaggi situati il primo a Nord, nel distretto di Burrel, il secondo a sud, nel distretto di Berat) scorre fra tante piccole difficoltà che, per la loro quotidiana e irrisolvibile presenza, possono assumere il peso di grossi macigni nell'esistenza delle persone. Eppure l'Albania non è solo questo! È anche imponenti montagne rocciose e profonde gole nelle quali scorrono tranquilli corsi d'acqua; è laghi e lagune, spiagge d'incanto, foreste di faggi e pini e una vegetazione che neanche in autunno si colora di decadimento e morte. (Peccato che nessuna telecamera televisiva né alcun obiettivo fotografico si siano mai soffermati su tali straordinarie bellezze.) Facendo ricorso ad un· minimo di adattabilità, su uno dei tanti pullman o minibus sgan- ~herati che ormai lo percorrono regolarment~ 111 lungo e in largo, è possibile, sulle note d1 musica rigorosamente tradizionale, lasciarsi trasportare tra le viscere di questo piccolo paese e nel contempo avvicinarsi un po' al sentire della gente, alla sua cultura, alla sua storia anche. L'Albania ha abbondanti risorse idriche. Durante il regime comunista esportava energia idroelettrica e gli 11 impianti produttori attualmente esistenti sfruttano solo in una minima parte il potenziale di cui dispone (che nei primi anni '80 era stimato in circa 15 miliardi di Kwh annui)2. Il sottosuolo è ricco di materie prime energetiche e minerali: petrolio, gas, zinco, cromo, rame, ferro-nichel i più importanti.

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