toli), il vicino ci è sempre più ignoto, e bisogna quindi andarlo a indagare di persona, sul posto, parlando con la gente. La provincia è quindi il nuovo hic sunt leones della cartografia giornalistica. Ma vi si trovano piuttosto iene. E lo spaventoso delirio dei "delitti domestici". Bella ciao è un viaggio nel tempo e nello spazio. Deaglio parte da Torino, tocca Civitavecchia, sfiora Caltanissetta, passa per l'Emilia cieli'" edonismo satanico", si sofferma su Milano, Napoli, Palermo, Verona e giunge infine in Calabria. Per ogni tappa si apre una finestra telematica sul mondo. Rwanda, Sudan, Sudafrica, Nuova Zelanda, Pakistan, Srebrenica, Seoul, Sierra Leone, Shenzen. D'altronde, tutti ormai si muovono su Internet, compresa la mafia. In più di un'occasione DeaP.lio lascia le meschinerie del 9 5 per risalire il corso della storia del nostro paese e interrogarsi sui grandi misteri irrisolti del nostro recente passato. Talvolta sembra usare la cronaca in modo metaforico, come quando, nel capitolo dedicato ai trapianti di fegato, parla di storie di ordinario coraggio di medici e pazienti e si sofferma sulle miracolose virtù della ciclosporina, un fungo che attenua i problemi di rigetto dell'organo trapiantato, "un antidoto alla xenofobia e al razzismo" che occorrerebbe anche per il corpo sociale. Oppure come 9.uando, descrivendo il culto sincretico di John Prum nella Melanesia, una primitiva religione nata nel corso della Seconda guerra mondiale, quando l'onni_eotenza tecnologica dell'esercito Usa appariva ai popoli del Pacifico del sud come una miracolosa epifania, Deaglio sembra rimandarci non solo a un certo misticismo popolare nostrano delle Madonne lacrimanti, ma anche a forme più crude (e profane, sacrileghe, blasfeme) di paganesimo come l'adorazione dell'or,ulenza, che parve inesauribile manna dal cielo, della Cassa per il Mezzogiorno, con il suo strascico di rituali clientelar-mafiosi. Ci sono nel libro molti fili sotterranei che, intrecciandosi, collegano fatti lontani e diversi. Così il latte offerto a New Delhi alla statua di Ganesh si converte, per transustanziazione o per iml?onderabili vasi comunicanti, nelle lacrime della Madonna di Medjugorie-Civitavecchia. E queste lacrime della fede diventano poi il pianto della Legge di Roma, la mastodontica statua che si trova nel palazzo di Giustizia di Milano, a cui una sorta di congiuntivite da inquinamento ha formato una macchia scura che colava (prima di un impoetico restauro) dall'occhio destro fino al collo. Lacrime nere, metropolitane. Come sangue misto a fango. Deaglio guarda con distacco deontologico ma anche con rispetto questa diffusa esigenza di una rivelazione divina che si riallaccia a una domanda ugualmente radicata e tenace di giustizia e di pulizia. C'è nel suo racconto l'umiltà tutta laica di fermarsi sulla soglia dell'assurdo (ricordando ad esempio la visione di Sant' Agostino, proprio a Civitavecchia, del bambino intento a travasare il mare in una buca aperta nella sabbia: ovvero l'immensità del mistero, che per la mente umana è improbo e inane sforzo comprendere). Ma c'è anche la denuncia dei falsi miracoli, delle speculazioni utilitaristiche (per la verità senza eccedere in stupore scandalistico), dei
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