laterale al cancello, che può essere considerato il cuore del Leoncavallo. Stasera ci saranno centoventi persone nonostante si tenga nello chalet l'assemblea di gestione che in genere paralizza la vita nei centri sociali. Si ha l'impressione di essere in un punto di riferimento per giovani di diversa nazionalità e che arrivano da varie zone della città. Attraversando il salone centrale con Ripax, si avvicinano dei ragazzi con una richiesta singolare che può dare l'idea della grandezza del posto. Vogliono sapere dove collocarsi per suonare le loro percussioni africane senza assordare i presenti. Vengono accontentati: in fondo, dietro certe colonne, un posto buio ma isolato. Ripax elenca le attività ché in genere riempiono di gente questa ala del centro sociale. "Nella sala grande si fanno i concerti, normalmente al venerdì o al sabato, salvo çccezioni. In più c'è il bar 'centrale' attorno a cui ruota la vita normale del centro sociale, sia di pomeriggio che di sera. Parecchia gente viene qui a fare le sue bancarelle, magari durante i concerti e quando c'è più gente, invece di andare di fianco ai mercati rionali o alla fiera di Sinigallia, con lo straccetto per terra e sperando che non arrivino i Vigili a sequestrarti tutto". Profonda quaranta metri e larga altrettar>to, questa sala contiene anche il centro di documentazione e la libreria, che nel linguaggio dei centri sociali si chiama "book-shop". Sul primo si è particolarmente accanita la Polizia nel suo intervento del 19 dicembre. "È un archivio dove è contenuta la memoria dei movimenti antagonisti dagli anni Settanta a oggi. I materiali sono in parte prodotti dal Leoncavallo, in parte arrivano qui da tutta Italia per consentirne la consultazione. L'ultima cosa che abbiamo prodotto è un libro sul Chiapas, i cui ricavati serviranno per la costruzione di un centro sociale nella Sierra Lacandona." Nella libreria oltre al libro citato ( El Sup, racconti per una notte di asfissia, Spray Edizioni), confezionato nel cellophane con un floppy-disc, si possono trovare fotocopie di libri introvabili in barba alle regole sui diritti d'autore: "Per noi non esiste il copyright". Dal punto di vista della produzione musicale tutte le ultime esibizioni dei gruppi al Leoncavallo sono state riunité in un disco, Piantatela dappertutto, il cui ricavato è servito a finanziare la campagna antiproibizionista sulle droghe leggere. Purtroppo già prima dell'incursione della Polizia in dicembre, la magistratura aveva provveduto a sequestrare le macchine della sala prove e il sound-system del Leoncavallo. Ripax è particolarmente amaro quando racconta di quel che è andato perduto e che si trovava nei sotterranei della exstamperia di via Watteau. "I gruppi diciamo 'di cantina' avevano l'opportunità di provare e di registrare un disco. Non i gruppi di richiamo ma il sottobosco dei musicisti che non hanno la possibilità economica di noleggiare una sala". ♦ CENTRI SOCIALI: VITTORIO VENETO Sandro Tovenac Sandro Tovenac studia Lettere a Firenze ♦ Vittorio Veneto, profondo Nord. Trentamila anime a ridosso della pedemontana trevigiana, fra le occhialerie di Del Vecchio a nord, le manifatture Benetton a sud, i vigneti del prosecco tutt'intorno. Disoccupazione a zero o quasi,_ artigiani e piccola industria: modello veneto, insomma. Dal dicembre del 1994 qui è attivo un centro sociale, realizzato dall'amministrazione comunale in stretta collaborazione con un gruppo di giovani che si sono assunti la responsabilità della gestione e dell'organizzazione delle attività. A un anno dall'inizio, questa esperienza anomala di proprietà pubblica e gestione diretta può essere oggetto di un breve bilancio. La storia ha in realtà un'origine più remota. Era il 1988 quando un gruppo di giovani vittoriesi dava vita ali'Associazione Demetrio Stratos. Nel nome del grande e sfortunato musicista degli Area rientravano alcune esigenze ripetutamente avvertite. Dapprima la necessità d1 ottenere spazi per una scena musicale via via crescente; dall'altro, in progressiva estensione da queste prime motivazioni, una più ampia consapevolezza sui problemi dell'aggregazione giovanile, delle attività culturali, delle proposte dirette di intervento in merito alla condizione giovanile. Non solo musica, insomma; anche politica, discussione, attività ricreative. Nel corso degli anni, dunque, la Demetrio Stratos si è mantenuta su questo doppio binarjo, divenendo il riferimento diretto per la popolazione siovanile, al di fuori di consolidate sedi tradizionali (che qui più che altrove ovviamente si esauriscono nelle parrocchie e nelle discoteche). L'attitudine a valorizzare la discussione e il confronto, consolidatasi negli anni seguenti, passati nelle numerose e tem_P,oranee sedi che di volta in volta accoglievano 11gruppo, è stato probabilmente il dato più confortante e significativo di tutta l'esperienza, in quanto confermava l'esistenza di interessi e motivazioni forti, nonostante la precarietà logistica e la discussione di mezzi. Allo stesso tempo dimostrava l'esistenza di un ampio bacino di utenza, sia direttamente propositivo che, in determinati casi di marginalità e devianza, problematico verso cui non era stata mai indirizzata una politica di valorizzazione ovvero di prevenzione del disagio. I risultati delle discussioni, ampliate da una ricerca statistica presso le scuole e il mondo del lavoro vittoriesi, presero forma di indagine scritta, che venne distribuita ai giornali e agli amministratori locali. Prendeva così avvio la SUOLEDI VENTO
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