La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 14 - aprile 1996

Scenadi battaglia "recitata" a posteriori. to scegliendo molte fotografie che raccontano in modo più ampio e approfondito gli aspetti della vita di quei giorni, attraverso uno sguardo meno coinvolto e più professionale sul clima di quel periodo. Il libro di chiude con una sezione dedicata alle cosiddette immagini "ricostruite", quelle immagini cioè che i fotografi hanno scattato ricostruendo con l'aiuto dei testimoni situazioni somiglianti agli eventi accaduti . Queste foto sono sul piano formale le più belle e anche le più emozionanti, e si prestano ovviamente ad un ragionamento del curatore sulla veridicità della fotografia e sul senso della ra_ppresentazione che da queste immagini traspare. È infatti questo uno dei temi più affascinanti che si possano affrontare riguardo la fotografia, un mezzo considerato a lungo molto potente soprattutto per la sua rappresentazione veritiera della realtà; nulla di meno vero si potrebbe dire a questo proposito, essendo infatti al contrario una fotografia buona ed interessante nella misura in cui la scelta e l'interpretazione dell'autore le attribuiscono un potere evocativo e una complessità di lettura che ne ampliano il valore di solo documento. In questo senso, nessuna minore verità (se qualcuno si ostinasse a cercarla) è presente in sueste foto ricostruite (bellissima, a questo proposito, la sequenza ~ei fotosra~i _della ~ublifoto 11nprovv1sat1s1atton per reaARTEEPARTE lizzare delle immagini relative alla caccia ai cecchini sui tetti di Milano), che ci restituiscono, pur attraverso delle forzature e in qualche caso anche delle manipolazioni, l'atmosfera appassionante di quel periodo. Un libro importante, questo di Adolfo Mignemi, che ci offre molte immagini bellissime, di cui una gran parte inedite, della Resistenza. Mi interessa qui approfondire un poco il ragionamento sul piano strettamente fotografico: altri, a cominciare dal curatore stesso ne hanno descritto ampiamente la ricchezza dal pui:to di vista storico-sociologico. La qualità delle immagini varia enormemente durante il libro e si passa da documenti poveri sul piano formale anche _se impo_rtanti s:1 quello stonco, a ven e propn racconti fotografici d'autore, come il viaggio fotografico di Christian Schiefer da Bellinzona a Milano durante i giorni della liberazione e di Piazzale Loreto (pagine 219-230), o la serie di Lucien (nome di battaglia del fotografo Luciano Giachetti) in apertura del libro, che racconta i momenti di attesa e di azione della soa divisione Garibaldi, dalla preparazione delle baracche e del cibo, agli addestramenti e a momen ti di combattimento. È molto intensa, tra queste, la foto n.25, in cui una donna sos_pettata di collaborazionismo viene condotta ad occhi bendati nella sede del distaccamento. Molte sono peraltro le immagini di donne, anche se sempre un po' diverse dalle altre per il modo in cui sono realizzate, essendo spesso dei ritratti posati, in molti casi costruiti. L'impianto delle didascalie, inoltre, aggiunge spesso una informazione preziosa alla fotografia, come nel caso della foto n.208, che ritrae quattro donne partigiane, di cui quella in piedi, Lella, ci informa l'autore, ha personalmente ucciso cinque tedeschi e un fascista. Lo sguardo dei fotografi in generale appare fortemente in linea con le tendenze espressive che poi portarono al neorealismo fotografico e cinematografico, uno sguardo attento alle persone e non ancora corrotto dalle successive furberie della civiltà dell'immagine, e ci offre, con il contributo di fotografi professionisti, amatori e puri dilettanti, italiani e stranieri, uno spaccato del modo di vedere dell'epoca che risulta quasi indispensabile. Lascia forse un po' perplessi, data la quantità e la varietà degli eventi , il titolo, essendo il libro più che una storia fotografica, una raccolta di immagini della Resistenza. Bertolt Brecht, come cita Mignemi, ~el suo L 'abicìdella guerra, scnveva: "Al passato non si sfugge dimenticandolo. Questo libro vuole insegnare l'arte di leggere le immagini. Poichè per chi non vi è addestrato, leggere una immagine è difficile quanto leggere dei geroglifici." ♦

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