NORD-SUD Caro (e amaro) diario. Deaglio in viaggio per l'Italia MarceiloBenfante Passeggere - Credete che sarà felice quest'anno nuovo? Venditore - Oh, illustrissimo, sì, certo. Passeggere - come quest'anno passato? Venditore - Più più assai. (Giacomo Leopardi, Dialogo di un venditore d'Almanacchi e di un passeggere) A capodanno, in piazza Castelnuovo a Palermo, mentre l'editore Enrico Stassi recitava sul tetto del teatro Politeama l'invettiva contro l'anno vecchio, che sarebbe poi culminata nell'acrobatica accensione del pupazzo raffigurante "u nannu", ho avuto un sussulto superstizioso. Non sarà di malaugurio - mi sono chiesto mentre eseguivo meccanicamente (non si sa ma() i soliti gesti apotropaici - dire tutte queste nefandezze sul conto di un anno che poi, tutto sommato, non è stato così malvagio come forse all'inizio si temeva? Sarà poi di buon auspicio questo ingen"eroso dispregio funebre come viatico a un '96 bisesto? Mi dispiaceva financo veder bruciare il magnifico colosso vegetale che torreggiava sulla folla festante. In poche parole, questo mediocre '95 l'ho archiviato con la riluttanza dei pru- ?enti, perfino ~on _qualche inconfessato nmp1anto, e certamente senza la baldanza e la sicurezza dei giovani ch_emi attorniavano, altissin:n e ~pparentemente spensierati. A questo inusitato capodanno 111 piazza, trasformato in un rito civico collettivo, e ai miei tentennamenti scarama_ntici, m! ha fat_toripen~are 11sottotitolo d1 Bella aao (Feltrinelli, pagine 157, lire 23.000), il nuovo libro di Enrico Deaglio: "Diario di un anno che poteva andare anche peggio". Mi pare una . benevola - ancorché parziale (col beneficio del dubbio, diciamo) - assoluzione di un anno bigio, ambiguo, senza infamia e senza lode. Poteva andare peggio, certo. Al peggio, si sa, non c'è mai fine. Ma poteva andare meglio, obietterà qualcuno. Come dargli torto? E l'eterna storia, se vogliamo, del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno. I temperamenti cauti avranno accompagnato il consuntivo finale con un mezzo sospiro di sollievo, immediatamente strozzato dall'ansia l?er il futuro. In fondo, molti pericoli paventati all'inizio del '94, quando il poltergeist del golpe televisivo berlusconiano sembrava refrattario a ogni esorcismo, sono stati tamponati. Non che si sia scialato, per carità. Ma, appunto, poteva andare pe_ggio, molto peggio. E infatti il guadro generale ha subito commciato a deteriorarsi con l'anno nuovo. Agli ottimisti invece è probabilmente restato il rammarico di non aver potuto fare di più e la convinzione che il '96 sarà comunque migliore, che le cose cambieranno. I pessimisti a oltranza avranno mvece concluso, come il passeggere leopardiano, che quest'anno vale trenta soldi proprio come l'anno passato. Besame mucho era stato il "diario di un anno abbastanza crudele". Crudele quanto basta, a sufficienza. Bella ciao è il resoconto di un anno "balengo" e "meschino". Strano e squallido, quindi, questo '95. Ma anche pieno di "sintomi" (come ha dichiarato Deaglio in un'intervista rilasciata a "Linea d'Ombra" di febbraio) che è come clefinire un anno malato, che soffre di un morbo oscuro, forse gravissimo, che si manifesta per segni di difficile decifrazione, la cui diagnosi è pertanto incerta e la prognosi ovviamente riservata. Un male che cova, i~somma. Questa è l'impressione. La geo-cronaca di Deaglio rivela "un'Italia inaspettata". Più che i grandi avvenimenti, è la microstoria degli sconosciuti a essere raccontata, a emergere dalla palude della provincia. Il giro d'Italia che compie Bella ciao sembra confermare quel che diceva Leopardi (citato da Dea$lio a proposito di un giudiz10 su Roma, città a suo dire più insulsa che malvagia) nel suo Discorso sopra lo stato presente dei costumi degli italiani: "v'ha migliori o men cattivi costumi nelle capitali e città grandi d'Italia, che nelle provincie, e nelle città secondarie e piccole. La ragione si è che in quelle v'ha un poco più di società, quindi un poco più di cura dell'opinion pubblica". Cronista e pellegrino (che per fortuna ci risparmia l'interrogazione desii oracoli delle città-santuano e le loro sibilline rivelazioni), Deaglio percorre il paese con una certa mestizia non priva però di solidarietà, pietas, curiosa attenzione per gli uomini e i fatti. Il suo percorso sembra la versione giornalistica del tour in pullman di Prodi (che ci racconta attraverso lo sguardo acuto e analitico dell'autista), o piuttosto uno di quegli spostamenti in corriera per strade interne e accidentate, con tante fermate per ogni frazione, che fanno quotidianamente i pendolari. Sembra allora che Deaglio voglia dirci che mentre il lontano si fa sempre più vicino (ed ecco allora l'Internet mondiale che scandisce e separa i vari capiYQç.J.
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