ni secondi il re dell'universo, qualcuno che determina la fine di una o più esistenze. Il sollievo è effimero ma forte: chi ammazza cessa di essere Nessuno, diventa Qualcuno, per esempio chi ha ammazzato Tizio è un uomo importante. Se questo non giustifica la vita, almeno costituisce per il sicario un punto d'appoggio per comprendere ciò che lo circonda, quel mondo pieno più di transazioni che di persone. Il ragionamento potrebbe tradursi in questo modo: "Mi hanno pagato tanto. Ho liquidato Tizio. Ho incassato i soldi. Ho sottratto a Tizio l'elemento fondamentale del suo potere: la J?Ossibilità di esercitarlo". Ciò che sesue corrisponde, secondo la lo- ~ica dei Reietti, al capitolo dei successi e degli mconvenienti nel lavoro. Il sicario fuggirà di gran fretta e scomparirà nei meandri delle città, o lo ammazzeranno sul posto, o sarà catturato, fotografato, interrogato per settimane e mesi, mostrato come una fiera selvaggia, trasformato in notizia ammonitrice. Ma il peso delle punizioni e dei rimproveri non costituisce un insegnamento utile. I sicari continuano a fare la stessa vita, senza trarre conseguenze dalle sorti di Aburto o di Aguilar, aggrappati alla televisione, sotto il giogo del lavoro occasionale o della disoccupazione. Come fuggire dal futuro prevedibile che per questi emarginati non promette niente d1 buono e imbocca un destino· atroce? La zona dei reietti è anche l'ambito del determinismo che si prende molto sul serio. Qui la vita media si riduce in maniera considerevole. Quelli che in una maniera o nell'altra moriranno giovani vogliono compensare la brevità della loro vita vivendo intensamente. Il sesso: presto e tanto, la droga, i soldi che non si erano mai avuti e che, per goderseli, si devono dilapidare, e soprattutto la sensazione di importanza di colui la cui vita non vale niente, ma che presto, uccidendo, verrà considerato superiore alla vittima e a tutti i suoi familiari. Lui, sconosciuto a tutti, si trova per alcuni giorni al centro dell'attenzione (o almeno così pensa). Non è riuscito a scappare, che vuoi farci, ma il morto ha avuto ancora meno possibilità di fuga. Nella zona dei reietti questo sistema di scambio assume dimensioni straordinarie. Caso emblematico: la reazione ali'Aids L' Aids coglie di sorpresa e terrorizza una società ormai abituata a1 "miracoli scientifici". Nella prima tappa verso la conoscenza della malattia, localizzata in Messico tra il 1982 e il 1987, la risposta dei moralisti si distingue per la sua disumanità che vuole aggiungere alla tragedia. la condanna assoluta. Così, per esempio, nel 1985 Girolamo Prigione, portavoce del Vaticano in Messico, definisce l'Aids "castigo divino". In seguito, con il cambiamento della posizione dottrinaria della chiesa cattolica che ha definito l' Aids una malattia provocata da abitudini perniciose, Prigione preferisce considerare il profilattico "strumento del demonio" che trascina i giovani nel fango. Gli organismi imprenditoriali minacciano cii boicottare Televisa se trasmetterà messaggi sull'uso del profilattico prima della mezzanotte e se usa la parola "preservativo". E la paura si diffonde con un serie di scene allucinanti: famiglie che cacciano di casa i malati, medici e infermiere che negano l'assistenza ai pazienti, un adolescente che uccide un prete perché "voleva sedurmi e contagiarmi l'Aids", numerosi suicidi per cause sconosciute, sieropositivi cacciati a forza dai loro posti di lavoro dopo che qualcuno rende nota la loro condizione, esami del sangue fatti contro la volontà dell'interessato. E anche il governo non sfugge all'atteggiamento di terrore maniacale e di bigottismo che definisce l'Aids una malattia morale. Il governatore dello stato di Nuevo Le6n, Jorge Trevino, si oppongono pubblicamente ai messaggi televisivi sul profilattico perché possono ricordare l'esistenza del sesso e scandalizzare i bambini. Nell'articolo 13 dei suoi Diritti della famiglia, il Pan (Partido Acci6n Nacional) parla di realizzare "~ossibili forme di assistenza alle famiglie colpite dall' Aids e di organizzare una vera campagna di prevenzione della malattia basata su principi etici, gli unici adatti a impedirne il contagio e a frenarne la diffusione". Nessun accenno ai malati sieropositivi e rifiuto totale di una politica sulla salute, in sostituzione della quale si propugnano "principi etici" che non sono nient'altro che la fedeltà coniugale o la castità. Ancora in vesti di sindaco di Mérida, la signora Ana Rosa Payan del Pan si oppone alla propaganda dell'uso del profilattico: "Quello di cui ha bisogno il Messico è che noi che abbiamo un po' di coscienza civica e cristiana aggiungiamo il nostro granello di sabbia per ripulire questo paese. Proprio adesso, mentre venivamo qui, su un ponte abbiamo visto una scritta enorme che ha richiamato la mia attenzione; la scritta propagandava l'uso dei profilattici e diceva 'Di' no ali' Aids'. In un governo che dichiara di rispettare i cittadini non si dovrebbero permettere messaggi come questi. Ci sono governi che non solo non rispettano la vita, perché abbiamo governi e cittadini da cui non ci facciamo rispettare" (Discorso al congresso della Associazione Nazionale Civica Femminile, 1993). Non ci soffermeremo sulla ricchezza linguistica e sulla sintassi della signora Payan, ma sul suo progetto morale. Esige l'annullamento dei diritti umani e senz'altro preferirebbe il castigo per i peccatori e non le dispiacerebbe un'ammonizione ai pervertiti: "Di' sì ali' Aids, perché lo meriti". La signora Payan non è altro che una particella (pre-verbale) dell' omofobia, fenomeno che non ha niente a che vedere con il diritto all'antipatia, ma con l'esercizio dell'intolleranza, dell'abuso di potere che dà alle opinioni caratteristiche da campi di concentramento e che, nel caso dell' Aids, impone gli esami obbligatori, licenzia sieropositivi e _malati, disprezza e nega l'umanità dei divers1. Il pregiudizio diviene attivo e opera per combattere il male (il controllo delle nascite, la legalizzazione dell'aborto, la propaganda contro l'Aids, la libertà artistica), ma nascono Organizzazioni Non Governative che diffondono le misure preventive, sostengono chi convive con l' Aids, pubblicano riviste e supplementi informativi, organizzano azioni di solidarietà e si sforzano di colmare, con inevitabile modestia, il vuoto provocato dalla paura delle autorità a confrontarsi con la gerarchia ecclesiastica, la destra e la pandemia stessa. Nell'era dell' Aids, in molti abbiamo conosciuto una desolazione irrimediabile e abbiamo ricostruito il nostro senso etico, a conferma di quanto ci siamo trovati impreparati alle crisi estreme di una piaga tanto fatale, alle onPIANETATERRA
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==