quanto nei poveri non esiste la volontà di accumulazione. Lamentarsi dei ricchi è tempo perso. Il socialismo ha fallito e la domanda di giustizia sociale è passata alla storia. Si veda ad esempio un testo dell'imprenditore messicano Lorenzo Servitje intitolato Disuguaglianza: un punto di vista scomodo ("Nexos", 153), dove ammira coloro che possiedono "una cal?acità poco comune di accrescere i beni disponibili". Afferma Servitje: "La capacità di queste persone (gli imprenditori) di creare e accumulare ricchezza genera una disuguaglianza economica e sociale. Si avverte un senso di ingiustizia e spesso i governi cercano di correggerla togliendo a chi ha per darlo a chi non ha. A breve termine questo tentativo di redistribuzione funziona. Tuttavia, passato del tempo i gruppi produttivi, che hanno reso possibile l'esistenza di risorse eccedenti, riducono o sospendono il loro apporto produttivo. Ne soffre la società nel suo insieme. Dal punto di vista cristiano e umanitario sarebbe cosa buona e nobile che questi gruppi produttivi, e inoltre ricchi, dedicassero i frutti del loro risparmio per aiutare gli altri, o che vivessero modestamente: Ma ciò è improbabile che accada nella vita reale. L'esperienza storica insegna che la disuguaglianza economica è un male minore con il quale dobbiamo convivere e che, come tale, deve essere accettato." La disuguaglianza economica, dunque, è male minore con il quale dobbiamo convivere. Ma la società, non si cura della saggezza del signor Servitje, e le rivelazioni di "Forbes" non fanno che riconfermare le intime certezze di un gran numero di persone. Al contrario delle cifre dei poveri in rapporto al volume demografico ("sono tanti che non si può far niente per nessuno / sono tanti che la carenza di risorse costituisce la giusta punizione alla loro incontinenza"), è piuttosto il numero esiguo dei ricchissimi che scuote dell'opinione pubblica: irrita, esaspera, crea risentimento. L'indignazione morale, di solito, risulta effimera e si consuma in sé stessa, ma questa volta permane poiché le fortune continuano a esistere e a crescere. La classifica di "Forbes" è destinata ad avere risonanza a lungo termine e non diminuisce neanche col declino dei milionari messicani a causa della svalutazione del dicembre 1994. Nelle condizioni in cui si trova l'America Latina, tanta ricchezza offende l'animo della gente, ed è con criteri comparativi che la gente misura la propria disperata posizione. Quali sono le possibilità per coloro che si sentono oltraggiati dall'elenco di "Forbes", e quali quelle dei loro figli in relazione alle 24 famiglie più ricche e a quelle cento o mille famiglie che seguono nella scala della concentrazione di ricchezza? Il loro destino equivale al salario, conclusione di un determinismo agghiacciante. Se la lotta di classe è una categoria sfumata visibilmente con il crollo del socialismo reale, le vicende personali e sociali ormai non conducono più al lamento abituale dei spodestati verso I possidenti. Si diffonde la sensazione del saccheggio totale, di sapersi fuori l?er sempre da ciò che viene definito dalla società e dàlla pubblicità una "reale opportunità". Senza possibilità di mobilità sociale, l'auge di alcuni riporta la politica e l'economia sul terreno della morale. Anche se solo parzialmente, milionari e PIANETA TERRA megamilionari pagano in qualche modo i loro immensi vantagg1. Vivono a contatto con la paura, in fortezze quasi medievali, protetti da eserciti di guardaspalle, viaggiano in auto blindate dal costo che si aggira intorno al mezzo milione di dollari e che, visti i tempi lunghi della Mercedes Benz messicana, i magnati comprano usate in Colombia. Il favo ricco di miele ha i suoi costi. Opposizione all'autoritarismo Esiste un'opposizione all'autoritarismo, all'evidenza del trionfo dei corrotti, alla morale del J?atriarcato, alla ragion cinica? Negli ultimi anni, pur nella fase ctilminante della "postmorale", emergono, tra gli altri, questi fattori di contrapposizione: . - la lotta per i diritti umani e civili. Già a partire dagli anni Ottanta una rivendicazione pubblica che giunge fino alle istituzioni; - la tesi del femminismo e l'esigenza di estensione dei diritti delle donne; - l'esperienza della società civile come progetto organizzativo di cooperazione e solidarietà, e la reale possibilità di abbandonare le tradizioni autoritarie, l'egoismo e l'impunità. Vediamo brevemente questi tre punti. Diritti umani La violazione dei diritti umani non è confinata, come è ovvio, alla sola politica, e si accentra nella polizia, simbolo universale della repressione, che riduce le persone alla condizione di rifiuti umani, possono contare sulla complicità dei governi 'i quali hanno bisogno del "lavoro sporco" dei corpi speciali. In Messico, fino a poco tempo fa, la tortura era considerata inevitabile (un detenuto, per il semplice fatto di essere tale, non è più considerato una persona), una buona parte del corpo di polizia giudiziaria considerava i detenuti nient'altro che corpi a disposizione privi di ogni diritto dal momento in cui erano stati arrestati. Le reazioni contro l'uso della tortura erano limitate ad ambienti circoscritti. La repressione dello stato nel 1968 e la strage del 2 ottobre nella piazza Tres Culturas, non riuscirono ad avere risonanza nazionale, in parte per il controllo dei mezzi di informazione, in parte per il terrore che l'accusa di "sovversivo" poteva provocare. Per decenni le uccisioni e i crimini di Stato richiamano l'attenzione per un giorno al massimo f er poi spegnersi nella memoria collettiva. A limite si da la colpa a un governatore o a un presidente municipale. Già verso gli anni Ottanta è talmente grande l'ammontare di delitti e dei crimini commessi dai rappresentanti della legge che l'odio verso di loro cresce in maniera irreversibile. Nel 1982 con lo svelarsi dei crimini del fiume Tuia, simbolo della condotta tenuta dalla polizia nel periodo di J osé L6pez Portillo, viene per la prima volta risvegliata l'attenzione dell'opinione pubblica. Nel fiume affiorano quattordici cadaveri, sono di una banda di rapinatori di banche, torturati affinché confessassero dove avevano nascosto la refurtiva delle rapine. Poi, nel 1985, tra le macerie del terremoto, nella zona della Procura del Distretto Federale, vengono scoperti cinque cadaveri con ses.ni visibili di tortura. In entrambi i casi (e in mille altri) la polizia compie le sue atrocità con la disinvoltura di chi ha assicurata l'impunità, e ciò viene ratificato nel 1985, quando i deputati del Pri (Partido Revolucionario Institucional)
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