to e all'opinione pubblica non rimangono che voci e pettegolezzi, il risentimento divenuto passività e sarcasmo: "Ah ... che mascalzone quel politico! In un anno si è rubato quanto basta per dodici generazioni". La sacralizzazione entusiasta dei grandi corrotti (politici, impresari) è parte fondamentale del sottosviluppo. La divergenza percepibile tra la normativa e la realtà sociale (situazione in cui, secondo Hegel, si situa l'origine della riflessione filosofica), porta alla creazione di una propria "interpretazione della realtà", che genera un proprio codice interno, santificato quasi immediatamente dalla ragion cinica. Questo potrebbe esserne il decalogo: 1. Tra la società e lo Stato mettiti sempre dalla parte dello Stato. 2. Non negherai mai, costi quel che costi, i valori morali della tradizione nella sua forma estrema, a meno che non ti venga chiesto di esemplificarlo con il tuo comportamento. 3. Non ammazzerai, a meno che tu non sia sicuro di essere un beneficiario dell'impunità. 4. Non solleverai contro il prossimo falsa testimonianza, a meno che non ti convenga diffondere calunnie per ragioni politiche o economiche. 5. Non ruberai, a meno che ciò non ti serva per fondare o consolidare dinastie. 6. Non approfitterai mai della tua posizione di amministratore o delle tue relazioni con il potere per il tuo personale vantaggio o per quello della tua famiglia, a meno che, per comprensibili motivi, non ti interessi il tuo vantaggio personale e quello della tua famiglia. 7. Non confonderai mai, nemmeno per un istante, l'equità con l'eguaglianza. L'equità è il risultato di una contrattazione interna alla struttura gerarchica; l'eguaglianza nasce dalle bugie utopistiche e dall'ignoranza profonda dell'uomo, assolutamente incapace di eguaglianza. 8. Non attenterai contro i beni della comunità, a meno che non si trovino a portata di mano. 9. Non tollererai in pubblico l'immoralità nelle sue varie forme, caratteristica solo degli altri. 10. Non opprimerai persona alcuna, a meno che non si trovi sotto di te. La ragion cinica, nelle sue varie forme, regna quasi incontrastata per decenni, ostacolata unicamente dal sorgere di nuove realtà, nel campo morale, culturale e politico, che si oppongono all'impunità e s1 battono a favore della tolleranza. Ma a far regnare la ragion cinica durante tutto il secolo vi sono diversi fattori, tra i quali la difficoltà di processare un potente, l'esistenza quasi indiscussa del razzismo, il disprezzo che infonde la società verso il lavoro manuale, considerato intrinsecamente degradante. Caso emblematico: alcuni milionari Talvolta una notizia giornalistica può diventare un episodio che fa scalpore, e ci si trova a discutere, con affanno morboso, su questioni di scarso interesse. L'edizione di "Forbes" del 18 luglio 1994 ci informa: in Messico ci sono 24 multimilionari - naturalmente in dollari - con un capitale superiore ai mille milioni a testa. In vetta alla classifica si trovano Carlos Slim con 6.600 milioni e Emilio Azcarraga con 5.400. Secondo il "Forbes", nel 1992 Carlos Slim aveva 2.100 milioni. Due anni dopo è il quarto magnate del mondo, grazie soprattutto a Teléfonos de México, e "controlla compagnie che rappresentano il 22 per cento del capitale commerciale della borsa messicana':. Le fortune dei 24 più ricchi sommate insieme ammontano a 44.100 milioni di dollari. Come si è realizzata una tale mostruosità finanziaria? Le spiegazioni sono sempre le stesse: questa accumulazione smisurata è stata possibile grazie all'atteggiamento favorevole del governo, alle particolari capacità degli imprenditori, a contratti molto vantagg10si, a speculazioni alla Borsa Valori, all'acquisto a prezzi stracciati di imprese parastatali, all'astuzia nei confronti del fisco, all'ingresso di società con capitale straniero. Prima, negli anni Quaranta e Cinquanta, l'arricchimento rapido e crescente era, in qualche modo, motivo di orgoglio della comunità. Si sollevano proteste contro la corruzione - Miguel Aleman Vladés e il suo gruppo vengono chiamati "Ali Baba e i quaranta ladroni"- e si sparla a non finire degli "imbrogli dei milionari di un sessennio", definizione dell'ex-Presidente della Repubblica Emilio Portes Gil, tuttavia, le ville, gli stu,pidi safari cinegetici, i pettegolezzi su cospicui regali alle amanti e i soggiorni ad Acapulco, di vertono solo una popolazione che vive nel sogno perenne del colpo di fortuna. L'esaltazione edonista del modello tedesco (la conversione di un governo all'ideologi~ del denaro a palate), cala clamorosamente tra la popolazione a causa del disagio crescente nei confronti delle grandi ricchezze, disagio che si estende fino ai possessori stessi. Così, la vita dei multimilionari si ricopre di un alone di compiaciuta ironia, e si inventano sulle loro ricchezze storie favolose: il Segretario di Stato che ereditò da una zia sconosciuta, o il funzionario che ha vinto dieci volte di seguito alla lotteria. Vista da lontano, o a distanza non troppo ravvicinata, la corruzione sembra un carnevale, la festa inaspettata che a livello urbano favorisce moltissimi. Anche le reazioni morali perdono la loro forza poiché la moda del momento è "l'arricchimento inspiegabile". Questo giustifica l'esplosione di cinismo nelle espressioni quali "Ti supplico caro Dio, non ti chiedo di darmi, ma d1 mettermi dove c'è qualcosa" o la qualificazione a diminuire: "Onesto, onesto, onesto non è. Onesto, onesto nemmeno. Onesto, può darsi". E ancora agli inizi degli anni Ottanta il prestigio di Carlos Hank Gonzalez, funzionario e imprenditore, è stimato pari all'ammontare dei suoi beni, vale a dire incommensurabile. Negli anni Ottanta il fascino per la ricchezza viene mitigato dall'arresto della mobilità sociale. La legge non scritta sembra parlar chiaro: chi viene dal basso non può che rimanere al punto di partenza. Anche le fortune si istituzionalizzano. Pochi saranno coloro che avranno la fortuna di fondare dinastie. Più comunemente vi è la specie onnipresente degli eredi. La corruzione sono gli altri Nel capitalismo selvaggio non ha molto senso farsi dei problemi morali. Non è colpa sua se nel Messico 20 milioni di persone vivono nella povertà estrema e altri 35 milioni nella povertà (dati ufficiali). La disuguaglianza, si dice, conviene al genere umano, e né la carità né i programmi d1 aiuti servono a qualcosa in l'IANETA TERRA
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==