La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 14 - aprile 1996

Un'amara tequila Sebbene il presidente Zedillo vada dicendo che "la crisi è superata", per tentare di riacchiappare almeno una parte dei capitali che erano precipitosamente fuggiti via dal Messico a gennaio del '95, i dati della macroeconomia raccontano tutt'altra storia. Le correzioni del governo sono riuscite certamente a bloccare i rischi di una bancarotta totale, e gli organismi finanziari internazionali (fortemente coinvolti nella manç,vra di salvataggio) riconoscono l'efficacia delle misure di intervento; ma questa efficacia non evita comunque che le ricadute della crisi mantengano una drammatica persistenza sul degrado delle condizioni di vita di larga parte della popolazione. "Le Monde"recentemente notava l'inaccettabilità di un simile paradosso, che finisce per scaricare i fattori di crisi su un elevato costo sociale. E i duecentomila manifestanti che qualche settimana fa riempivano le strade che portano allo Zocalo, a Città di Messico, protestavano contro la privatizzazione di Petromex ma soprattutto chiedevano lavoro e salari più alti. Tutte le previsioni del governo si sono mostrate sballate. Il Pii, che nel bilancio di previsione del '95 sarebbe dovuto crescere del 4%, è invece crollato del 6,9 %, la più forte recessione dal 1932; l'inflazione, prevista al 4%, si è impennata al 52%, e quest'anno non scenderà comunque al di sotto dei trenta punti. E anche lo sviluppo di quest'anno calcolata in una ripresa possibile del 3%, riuscirà difficilmente a superare 1'1,5. Il settore che ha potuto servirsi della forte caduta di valore del _pesomessicano, per accrescere in modo consitente la pro_pria quota di mercato, è quello delle esportazioni, protette anche da un basso costo della manodopera: i 18',4 miliardi di passivo nella bilancia commerciale del 1994 sono così diventati un'attiva di 7,3 miliardi nei conti finali del '95. Ma non vi sono segni di una modernizzazione di queste imprese, che stanno utilizzando una consiuntura favorevole senza avere però la capacità di preparare un consolidamento dei fattori di crescita: ~li investimenti per il rinnovamento tecnologico restano marginali, e allo stesso modo lo sfruttamento dei vantaggi dati da salari molto bassi resta una costante dei piani produttivi. Ma nel '95 sono stati perduti ottocentomila posti di lavoro, ai quali vanno poi ad aggiungersi i novecentomila nuovi entrati sul mercato della manodopera: questi numeri disegnano un disagio sociale molto forte, che il mercato nero del lavoro attenua solo parzialmente. E la forte contrazione dei consumi (e delle importazioni) ha causato già la chiusura di quindicimila piccole imprese. · L'"ortodossia" finanziaria delle manovre economiche è costretta dunque a confrontarsi, come sempre in America Latina (o comunque nelle economie periferiche), con uno sviluppo parallelo delle tensioni sociali e con un sostanziale ritardo dei tempi della ripresa produttiva. Ancora una volta, la problematica della priorità da ridisegnare diventa la costante fondamentale delle politiche governative. • Lo sviluppo e lo Stato La drammaticità della crisi messicana, e il rischio di un tracollo dell'economia continentale, hanno però avviato un processo di ripenPIANETA TERRA samento delle priorità disegnate dalle scelte neoliberiste. L'evidenza della fragilità di una costruzione ortodossa è stata denunciata perfino dalla Banca Mondiale e dalla Banca Interamericana, e ha dato perciò spazio alla progettal,ione di quella che i più fantasiosi tra i tecnici definiscono ora "la seconda generazione delle riforme". Shahid Javed Burki e Sebastian Edwards possono così affermare che "soltanto se il tasso di povertà viene ridotto, e se la distribuzione del reddito diventa più equa, le riforme strutturali possono trovare efficacia" 10 . Ne deriva allora la riscoperta di un ruolo attivo dello Stato, un ruolo nuovo naturalmente, legato non alle logiche assistenziali o di intervento diretto nella produzione, ma piuttosto al compito della regolamentazione del territorio sul quale debbono operare gli agenti sociali. "Uno Stato arbitro" 11, insomma, che fornisca servizi, compensi le tensioni del mercato, garantisca a tutti egualmente opportunità di sviluppo. Che è poi anche un modo di ricucire lo strappo provocato nella regione, recuperando alla stona dei paesi d'America Latina il processo incompiuto della identificazione tra società e Stato. La modernizzazione di questo "extremo Occidente" non consente percorsi alternativi. Note 1) Alvaro Ab6s: El posperonismo. Buenos Aires. 2) 1 ° Seminario sobre la lmpunidad en América Latina. Madrid 3) "La Stampa". Marzo 1996. 4) ]orge G. Castaneda: Utopia Unarmed. New York. 5) Eclac: Prelimunary Overview of the Latin American and Caribbean Economy 1995. Santiago de Chile. 6) "The Economist": The World in 1996. Londra. 7) Eduardo Gaelano: Memoria del fuego, II. Madrid. 8) Fernandez Retamar: lntroducci6n a ]osé Marti, L'Avana. 9) Rùbens Antonio Barbosa: Next, Big Things in South America. IHT, dicembre 1995. 10) Shahid Javed Burki, Sebastian Edwards: Latin America after Mexico. New York. 11) "Le Monde". Gennaio 1996. ♦

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