La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 14 - aprile 1996

una forte cadenza neoliberista ai programmi di risanamento del deficit pubblico e di contenimento dei tassi d'inflazione (ma in Argentina questa scelta si è anche accompagnata alla piena "dollarizzazione" dell'economia) . I risultati sono stati quasi sempre incoraggianti, dal punto di vista del rientro numerico: con una forte campagna di privatizzazione dei beni pubblici, e con il controllo della spesa, l'inflazione del subcontinente è scesa a un tasso medio del 25% (superava ancora il 337,3% nel '94 ), il reddito pro capite è aumentato dell'l,9%. Se però si escludono Messico e Argentina, coinvolti nella crisi del gennaio '95, i risultati nazionali sono ancora più positivi: il Cile è cresciuto dell'8%, Salvador e Perù del 7, Colombia del 6, il Brasile del 4; la media regionale sarebbe del 4%, con la correzione però del fattore "tequila"s. Ma questo sviluppo ha avuto un costo sociale enorme: i licenziamenti del settore pubblico, e la forte contrazione nelle offerte di lavoro, hanno accentuato la marginalizzazione di ampie quote della popolazione, e oggi uno studio dell'Undep trova che più del 50% dei latinoamericani vive in miseria o in una condizione di grav1ss1macarenza. Il tequilazo che aveva precipitato al limite del fallimento l'economia messicana (e h., riportato i fantasmi del crack nei grattaceli delle banche argentine) ha comunque messo alla luce i limiti dello sviluppo che le scelte liberiste sembravano aver portato finalmente sulle coste dei due oceani: l'eccessiva dipendenza dai flussi di dpitale straniero - molto spesso, capitale speculativo, interessato esclusivamente negli investimenti a breve - e l'assenza di una diversificazione dei comparti produttivi, denunciavano la fragilità d'impianto per ogni seria progettazione economica. Messico (e Argentina) si sono salvati dalla banca rotta soltanto grazie all'intervento straordinario della finanza nordamericana e degli organismi internazionali del credito; ma la sfiducia non è stata cancellata comf letamente dai listini della borsa. I consolidamento dello sviluppo deve passare obbligatoriamente attraverso tre piani d'intervento: una diminuzione reale e duratura del deficit pubblico, un incremento della produttività, e un aumento deciso del risparmio interno. Sui primi due fattori, per quanto di difficile controllo, la modifica di una cultura può influire altrettanto positivamente che gli aggiustamenti tecnologici e la razionalizzazione della spesa corrente. Ma il terzo fattore, quello del risparmio, appare ancora di più difficile realizzaz10ne. A parte il Cile, che ha una capacità di riSJ?armio interno pari al 25% del prodotto naz10nale (e si avvicina così al tasso, molto elevato, dei "dragoni" asiatici, che superano il 30% ), la media degli altri paesi latinoamericani gira intorno al 18%, e non è pensabile che - a breve termine, o a medio - possa crescere. In America Latina ci sono troppi poveri, e il reddito medio rrocapite consente a stento la sopravvivenza; 11risparmio è un lusso per poch1. Un 18% di accumulo interno, accompagnato da un tasso demografico elevato, e da un settore bancario totalmente obsoleto 6 , rendono incerte le prospettive; o comunque le consegnano quasi esclusivamente all'appoggio dei capitali stranieri Gli Usa e l'integrazione regionale Le deficienze strutturali del sistema latinoamericano s'intrecciano con una evidente attenuazione delle politiche di sostegno che muovono da Washington. Clinton, al vertice americano di Miami, nel dicembre del '94 aveva preso due impegni formali: l'invito al Cile, a entrare nel Nafta unendosi a Messico e Canada; e l'avvio di un negoziato per la creazione di un mercato comune delle Americhe per l'anno 2005. Entrambi gli impegni sono stati messi da parte. Per il Cile, il progetto "fast track" nella discussione del congresso ha trovato una dura resistenza repubblicana; e il rischio che ora ne deriva, di subire modifiche anche profonde dell'accordo di adesione al Trattato, ha fatto rinviare ogni negoziato al '97, se tutto fila liscio. Più aleatorio si prospetta il progetto del mercato comune delle Americhe, ora che la prossimità delle elezioni presidenziali di Washington dà peso nuovo ai malumori dei "colletti blu", preoccupati per la concorrenza che gli procurerebbe il lavoro a basso costo degli operai "comunitari" a Sud del Rìo Grande. E non appare allora una circostanza casuale il fatto che Clinton sia stato il primo presidente americanò, dai tempi di Harry Truman, a non aver fatto neanche una visita a un paese dell'America Latina nel suo primo mandato (ci sta andando in questi giorni, al suo posto, Warren Christofer, con scali a Salvador, Argentina, Brasile, Cile, e Trinidad e Tobago). L'America Latina è il terzo partner commerciale per le esportazioni dell'Usa, ma le immigrazioni illegali e l'espansione del narcotraffico vanno irrigidendo le relazioni tra i due emisferi. In prospettiva, af pare anche un ulteriore elemento negativo: i neoisolazionismo alla Gingrich, che spinge gli Stati Uniti a chiudersi sempre più all'interno delle frontiere nazionali. Nasce certamente anche da questo progetto del Mercorsur di creare, entro dieci anni, un mercato comune sudamericano, il Safta alternativo al Nafta di Usa, Canada e Messico. Il Safta opererebbe all'interno di un bacino di cinquecento milioni di consumatori, con un prodotto globale superiore a tremila milioni di dollari. Non pare nemmeno il caso di far rivivere Bolfvar, né di recuperare le diffidenze ideologiche di Galeano, che "gli interessi dell'una e dell'altra America non coincidono"7, o Martì che ammoniva che "due avvoltoi, o due agnelli, si uniscono con meno pericolo di un avvoltoio e di un agnello "8 . Il profilo basso segnato dal coordinatore del Mercosur, Rubens Antonio Barbosa, è già sufficiente. "I progressi già raggiunti, e la ferma volontà dei governi coinvolti, porteranno a un incremento della cooperazione economica tra gli stati dell'America del Sud"9, I progetti in fase di studio riguardano investimenti su infrastrutture già per cinquanta miliardi di dollari in dieci anni, e prevedono la partecipazione dei governi, della Banca Mondiale, della Banca Interamericana, e di operatori privati. A ricevere la maggior quota saranno i settori dell'energia e della comunicazione, con un gasdotto tra Bolivia e Brasile, un'autostrada che da Santos porti al pacifico, a Iquique, e un collegamento stradale diretto tra Sào Paulo e Buenos Aires. L'integrazione fisica del Sudamerica guiderà poi lo sviluppo economico e sociale della regione. PIANETATERRA

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