descritto da Scorsese non è né agon né alea. La lotta per l'accaparramento portata alle estreme conseguenze diventa senz'altro ilynx, ovvero il terreno su cui il gioco è razionalmente inspiegabile autolesionismo. Da ilynx sono gli stessi movimenti della macchina da presa, quelle sventagliate di cui Scorsese sembra abusare nella prima ora di film, e che diventano più rare man mano che si va avanti. Apparentemente il clima e la trama si ammorbidiscono, sembrano addomesticarsi in una normale gan$sters story, magari una variante dello Scarface di De Palma: ascesa e caduta di un criminale. O meglio: sotto i piedi dello spettatore il terreno diventa più soffice, ma solo per trasformarsi - si capisce poi - nella morbidezza delle sabbie mobili. "Posso fidarmi di te?", chiede il protagonista con insistenza. "Posso fidarmi del terreno su cui vuoi portarmi?", chiede idealmente lo spettatore. La risposta in entrambi i casi è: no. Casinò è un film sulla fiducia, sull'impossibilità di fidarsi. Casinò è - anche - un film sulle probabilità di mantenersi puri in un ambiente fortemente inquinato. A suo modo aiuta a capire alcuni aspetti della configurazione sociale italiana di questi anni. In particolare serve a comprendere una classe sociale siciliana che forse è maggioranza. È quella ARTEEPARTE borghesia trasversale - alta, media, piccola - che, secondo Di Lello, fa affari con la mafia cercando di mantenersi pulita e riuscendoci a intermittenza. Allo stesso modo Asso-De Niro è un simpatizzante esterno, non direttamente affiliato alla mafia, addirittura un ebreo, ma dalla mafia considerato affidabile. Si muove in quella terra di nessuno che è compresa fra legalità e illegalità. Durante la lavorazione del film sul set si trovano come consulenti esponenti del Fbi e della mafia siciliana. Racconta Scorsese che non sono mai venuti a collisione. Allo stesso modo sul set di tutti i film girati a Palermo, che sono quasi tutti film antimafia, si muove quell'incredibile personag$io che è Castagna, impresano di pompe funebri e agente cinematografico. È un mafioso, Castagna? Non necessariamente. È contiguo. Il suo lavoro è rendere possibili le riprese senza incidenti. In lui si incarna perfettamente un'intera classe sociale massimamente visibile e allo stesso tempo inafferrabile. Palermo è forse il posto al mondo dove questa commistione di legalità e illegalità è più lampante. Era lo stesso Falcone, del resto, ad ammettere che per capire la mafia bisognava entrare nella mentalità mafiosa. Il problema è non restarne invischiati. Per questo è difficile discernere il Bene dal Male a Palermo: il caso di Bruno Contrada, la storia di Natale Mondo, la sparizione di Emanuele Piazza, l'uccisione dell'agente Agostino, il suicidio del maresciallo Lombardo sono episodi che difficilmente possono essere ricondotti alle categorie Bene e Male così come il resto del mondo se le configura. E il protagonista di Casinò, Asso, è buono o cattivo? Al di là della simpatia della star De Niro, è difficile dare un risposta. Anche nella Las Vegas del film - un grappolo di luci e intorno un buio deserto - così come a Palermo, i concetti di Bene e Male, Legale e Illegale tendono a diventare più labili. E nella zona grigia c'è una classe sociale che si nuove a proprio agio, lavora e guadagna. Guadagna denaro che non si sa da dove viene e non si sa dove sta andando. Denaro inspiegabile alla luce delle statistiche e dei tabulati del fisco. Ma che si intuisce interpretando le vetrine delle grandi gioiellerie e il gran numero di automobili di grossa cilindrata in circolazione. La cultura del superfluo innanzi tutto. Triviale in sé, da non confondere con la sua rappresentazione. ♦
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