MEDIA Media e potere Jean Baudri[/ard a cura di Piero Pugliese Abbiamo incontrato lo studioso francese alla Mostra d'Oltremare di Napoli dove era stato invitato dagli organizzatori di 'Galassia Gutenberg' per una conferenza sul tema del viaggio. Baudrillard, si parla molto di 'mondializzazione' e di 'pensiero unico', secondo lei sono fenomeni reali o di ideologia? "Non sono un grande esperto di mondializzazione e di pensiero unico, sono parole chiave che hanno già la statura di un discorso autonomo. Non so se sia giusto parlare di ideologia, probabilmente queste formule esprimono o sintetizzano l'atteggiamento f revalente del liberalismo, i suo modo di governare e gestire gli affari umani e le cose del mondo. In sostanza sì, c'è una mondializzazione ma non c'è solo il pensiero unico: ci sono anche (e soprattutto) i diritti dell'uomo, le idee di democrazia, c'è il mercato e anche il 'super-mercato' dei capitali, c'è insomma l'economia virtuale. Questa è ancora più mondializzata dell'economia reale, quindi nella mondializzazione c'è sempre una parte di virtualità, una estrapolazione di fenomeni, mentre nella realtà niente è mondiale, non c'è niente in essa di universale. Forse, per fare una battuta, la pornografia è universale." Qual è allora il ruolo dei media nella rappresentazione di questa realtà? "Il ruolo dei media è essenziale, in fondo sono essi la mondializzazione perché a mio avviso è il 'medium' che si mondializza più che il messaggio stesso, come diceva McLuhan. Quindi sono i media, la rete, la realtà virtuale che pre-esistono a tutto quello che circolerà. La circolaARTEE PARTE zione delle informazioni diventa un succedaneo della realtà. Anche se in rete non circolasse niente ci sarebbe comunque una specie di pensiero unico che prenderebbe forma all'interno degli stessi media. Quindi il loro ruolo è fondamentale." Professor Baudrillard, lei ha parlato di autostrade dell 'informazione, di Internet. Che influenza hanno sulla sfera politica, sono un vantaggio per la democrazia? "Oh no, non credo proprio. Non so bene dove passi, cosa sia la democrazia ma è difficile che passi per la virtualità perché lì non ci sono per niente punti di riferimento specificamente 1;1olitici.Infatti il pensiero umco è transpoli tico. Scompare del tutto la scena, il gioco politico, perché tutto si svolge in tutti i continenti. Perché esista la democrazia c'è bisogno innanzitutto che ci sia un popolo, lo dice la parola stessa. Non c'è più un popolo, piuttosto ci sono delle masse che sono irradiate, diffuse simultaneamente dai media. E io non ho mai saputo dell'esistenza di una democrazia che possa essere planetaria a livello delle masse. E' finita la possibilità della rappresentanza, per esempio. Tutti i sistemi elettorali sono completamente virtuali, completamente programmati, prefabbricati. Non conosco una definizione esatta di democrazia, ma se si vuole, si può chiamare così una specie di egemonia astratta e molto formale dei diritti dell'uomo. Il che, però, non corrisponde a niente di reale, di terreno." . C'è stato un punto di svolta simbolico che ha cambiato il sistema dell'informazione, come lo sbarco sulla luna o le dirette della Cnn da Baghdad durante la guerra del Golfo? Come sono cambiati i media negli ultimi trent'anni? "Non trovo che si siano verificati avvenimenti veramente sor?rendenti in questi ultimi anm. Ho l'impressione che quello che chiamiamo realtà virtuale coincida col mio vecchio concetto di 'simulacro'. Non ci sono grosse novità, semplicemente siamo andati molto più lontani nella sintesi, nella realtà virtuale appunto. Cioè dopo che i media hanno colonizzato !'immaginari?, le ideologie,_eccetera, oggi stanno colonizzando il reale, hanno assorbito tutto il reale. Qui c'è uno sviluppo gigantesco: non è un cambiamento di natura ma quantitativo e talmente importante che si può considerare come una forma di mutazione. Siamo davanti ad un diverso codice genetico." ]ean Baudrillard, anche con lei siparla spessodi televisione, piuttosto che tipo di media è la radio, arcaico,o post-moderno? "Non lo so. Sento dire che la radio è diventata più interessante ora che l'universo televisivo si è saturato e quindi la radio è più vicina alla gente perché più sinsolare e riprende una sorta di specificità. E' un pò come la fotografia rispetto al cinema. La fotografia recupera una densità nella qualità dell'immagine che non c'è mai stata nel cinema il quale è esclusivamente un simulacro della reale e del movimento. La fotografia è molto più irreale e quindi molto più magica. E' una testimonianza più forte anche dal punto d1 vista dell'immaginario. Beh, si può dire allora che è post-moderna. C'è stata la foto~rafia come segno di modernità, poi è venuto il cinema che l'ha cancellata. La resurrezione della fotografia al di là del cinema è post-moderna. Nella misura in cui il postmoderno abbia un senso." Torniamo alla televisione. Il suo collega e connazionale Paul Virilio, anche commentando il 'caso italiano', ha denunciato negli ultimi tempi la violenza e le prevaricazioni esercitate dalla televisione nei confronti della politica. I media stanno sostituendo la politica? "Non eravamo d'accordo Virilio ed io perché lui ha parlato di un 'colpo di stato
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