LlJ1/J1 V. S. Naipaul, straniero a se stesso PaolaSplendore La dimensione spaziale e cosmopolita di questo libro (V.S. Naipaul, Una via nel mondo, Milano, Adelphi, 1995, pp.440, L. 42.000. Traduzione di Marcella Dellatorre) annunciato variamente come autobiografia o come l'addio al romanzo di Naipaul, è subito evidente: se si tratta di autobiografia, è quella di un io narrante storicamente e geograficamente situato nel mondo in un senso ampio, che ROCO ci dirà del suo privato. E noto che Naipaul non ama parlare di sé, se non per quanto attiene al suo lavoro di scrittore. Emblematiche della sua riservatezza le due iniziali, sempre puntate, del suo nome, V1diadhar Surajprasad, come a negare ogni altra identità se non quella che si rivela nel suo raJ?porto simbiotico con la scrtttura. Nato a Trinidad nel 1932 da una famiglia di bramini indiani, a diciotto anni Naipaul lascia il suo paese per l' Inghilterra dove deciderà di stabiARTE E PARTE lirsi, scegliendo, come molti scrittori prima di lui, la condizione dell'espatriato. Ma continuerà a viaggiare, sempre in cerca di nuovi materiali per la scrittura, soprattutto in India, la terra delle origini, con la quale ha un tormentato rapporto registrato in successivi ritorni e saggi, nelle Indie Occidentali e in Africa dove sono ambientati alcuni suoi romanzi. Questo complesso retroterra dell'autore fa sì che Una via nel mondo rappresenti per noi in un certo senso uno strumento di comprensione, o una chiave di accesso, non solo al mondo di Naipaul ma al mondo di oggi, fatto di stranieri e di espatriati, una chiave tanto più utile e singolare perché ci viene data non nei termini di un'analisi politica ma nei termini in cui può fornirla un viaggiatore disincantato, qualcuno che non ha ideologie da sbandierare e che sa mettere in gioco se stesso, la propria esperienza, le proprie ambiguità. - Un nuovo libro di Naipaul, uno dei grandi scrittoritestimoni del nostro secolo, è un evento letterario importante. Una via nel mondo non è né un romanzo, né un'autobiografia in senso stretto, come non lo era L'enigma dell'arrivo (Adelphi 1988) che questo volume più recente riprende nella forma e nella sostanza. Anche lì si manifestava un certo disagio a costruire il "romanzo"; anche lì ricordi, storie "non scritte", frequenti cambiamenti di scenario, frammenti autobiografici si intrecciavano dando luogo a una forma che sembrava nascere da una sorta di sfiducia o di perdita di interesse nella forma romanzo, nella sua possibilità di comunicare il senso - un senso - della realtà e della Storia. È evidente che Naipaul percepisce come una gabbia inutile la costruzione di un intreccio quando ciò che intende comunicare è che cosa sisnifica stare al mondo, essere immersi nella realtà, e al tempo stesso dare l'esperienza della scrittura. È da questa insofferenza che nasce Una via nel mondo, opera straordinariamente ricca e varia, strutturata in nove sezioni, in cui si raccontano non una, ma tante storie, ascoltate, ritrovate, riemerse dalla memoria e dai documenti storici, storie di viaggi da un paese all'altro, da un'epoca all'altra. Dai Caraibi all'Africa, dal Venezuela all'Inghilterra agli Stati Uniti, viaggiamo anche
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