La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 14 - aprile 1996

complessa è necessario che il lavoro dei docenti sia preparato in sede collegiale. Solo attraverso una stretta collaborazione fra gli insegnanti e, soprattutto, fra insegnanti di classe e di 6° comma si possono ottenere i migliori risultati. L'obiettivo per gli insegnanti è di' riuscire ad arrivare ad una cogestione del processo di scolarizzazione di tutti gli alunni, soprattutto se in difficoltà o se stranieri nuovi arrivati. In questo modo si possono predisporre curricoli individualizzati che richiedono una responsabilizzazione di tutti gli insegnanti di un plesso i quali devono essere coinvolti , secondo le diverse competenze, alla formazione di tutti i bambini. La nuova organizzazione del personale docente deve portare allora ad una ottimizzazione delle risorse professionali. Molto spesso le energie e gli sforzi dèi singoli insegnanti si trovano a scontrarsi con una gestione rigida della scuola che risulta spesso improduttiva e frustrante. È necessario invece valorizzare la professionalità dei singoli, le competenze che ogni insegnante possiede, io modo da non disperdere i preziosi contributi che ognuno può dare alla crescita collettiva. Anche se la linea di tendenza complessiva del III Circolo è abbastanza in sintonia con quanto detto sopra, vi sono ancora alcuni scogli da superare: uno di carattere burocratico amministrativo e l'altro connesso alla percezione stessa del proprio ruolo da parte d1 alcuni docenti. Per quanto riguarda il primo ostacolo c'è da dire, purtroppo, che anche le gestioni più illuminate si trovano prima o poi di fronte ai conteggi dei b'urocrati i quali puntano più al risparmio economico e alla quantità piuttosto che alla qualità del servizio. Il secondo ostacolo riguarda invece la difficoltà da parte dei docenti stessi a rivedere il proprio ruolo professionale, essendo legati ancoIMMIGRATI ra ad un certo modo di fare stuola. Il cambiamento richiesto oggi va invece verso una specializzazione della funzione docente, il che non significa parcellizzazione delle diverse competenze verso una organizzazione simile a quella delle scuole medie superiori. Specializzazione del docente significa sicuramente settorializzare le proprie conoscenze senza però perdere mai di vista la formazione globale della persona. Questo richiede, a livello della formazione di base dell'insegnante, l'acquisizione di una serie di conoscenze più profonde nel campo della psicologia, della sociologia, della antropolosia, conoscenze che purtroppo sono spesso forrute in maniera molto superficiale, causando fin dall'inizio un handicap formativo colmabile solo attraverso gli studi che in maniera del tutto volontaria i docenti svolgono singolarmente. Solo attraverso una effettiva incentivazione alla professionalità si può rendere, al contrario, la scuola capace di accogliere bambini portatori di lingua e cultura diversa. Verso una scuola "laboratorio di relazioni interculturali" Osservando le numerose iniziative intraprese dal III Circolo si può senza dubbio affermare che non esiste un unico "come" ma tanti possibili percorsi per inserire i bambini stranieri e _perfare educazione interculturale. Alla base d1 questi percorsi vi sono però linee metodologiche comuni che rendono più efficace il processo di scolarizzazione degli alunni stranieri e la formazione cognitiva e sociale di tutti i bambini. In primo luogo il rapporto insegnanti/alunni e alunni/alunni è impostato in maniera tale da favorire l'interazione costruttiva fra i bambini, intendendo con il termine "interazione costruttiva" tutti gli scambi comunicativi fra bambini o fra bambini e adulti, più o meno strutturati, che portano al raggiungimento di certe conoscenze o di certe abilità. L'insegnante deve allora assumere un attesgiamento non autoritario, di apertura e di "curiosità" nei confronti dei bambini. Il metodo di lavoro privilegiato è quello di gruppo dove l'insegnante ha la funzione di catalizzatore e di guida degli scambi fra bambini. La situazione internazionale della classe appare allora molto viva e feconda costituendo una fitta rete comunicativa che coinvolge tutti i singoli elementi. Se l'interesse è il motore principale dell'apprendimento, anche per gli alunni stranieri devono valere le stesse metodologie utilizzate per gli altri bambini: non si capisce infatti perché i' bambini cinesi dovrebbero imparare l'italiano in gruppi costituiti da bambini della stessa etnia attraverso esercitazioni artificiose di carattere prevalentemente grammaticale. Si pretenderebbe inoltre di favorire l'integrazione degli alunni stranieri con una organizzazione che li vede spesso uscire dalla classe per fare attività differenziate. Insegnare a bambini così diversi per competenza linguistica e per cultura significa ponderare bene gli obiettivi da raggiungere, i contenuti e i percorsi in modo che tutti gli alunni possano trovare l'attività adeguata alle proprie capacità senza dover obbligatoriamente confluire in gruppi di livello che finiscono spesso per classificare i bambini in "più bravi" e "meno bravi". Per questo il lavoro intorno a dei progetti o a dei centri di interesse comincia a trovare sempre più spazio anche nelle classi che accolgono alunni stranieri. Questo metodo consente di far leva sugli interessi dei bambini per apprendere nuove conoscenze, ma anche

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