La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 14 - aprile 1996

QUANDO LI LIN VA A SCUOLA LuciaMaddii Lucia Maddii insegna in una scuola di Campi Bisenzio, alle porte di Firenze. ♦ Il contesto Il III Circolo di Campi Bisenzio si trova situato alla periferia di Firenze in una zona che, dal 1985, è stata interessata da intensi flus- ~i migr~tori provenienti ~alla Cina Popo_J_aree 111particolare dalla reg10ne dello ZheJ1ang. Questa zona presenta caratteristiche contraddittorie anche da un punto di vista strettamente urbanistico, infatti, accanto alle vecchie case con le corti (edificate a partire dal XI secolo in poi) sorgono gli enormi edifici di edilizia popolare. Anche la popolazione, in generale, manifesta questa duplicità: da una parte chiusura e diffidenza verso il nuovo, ma anche capacità di dimostrare solidarietà al singolo in difficoltà, dall'altra emarginazione, piccola delinquenza, disagio sociale diffuso tipico delle periferie delle grandi città. La reale consistenza della comunità cinese non è mai stata seriamente valutata. Le cifre sono sempre state gonfiate dai quotidiani e dalle varie autorità per dare l'immagine di una situazione insostenibile, di una vera e propria "invasione": c'è stato un periodo nel quale si sosteneva che i cinesi fossero addirittura il 50% del totale della J?Opolazione della piccola frazione di San Donnmo. Nel III Circolo di Campi Bisenzio i bambini cinesi sono il 18% (pari a 63 in valori assoluti su un totale di 347) degli alunni iscritti: nella frazione di san Donnino la percentuale sale leggermente fino al 28%, pari a 46 stranieri su un totale di 167. Sul tipo di inserimento scolastico ci sono un paio di osservazioni da fare. La prima è che la distribuzione degli alunni cinesi nelle varie scuole non è omogenea: questo porta ad una concentrazione di problemi, ma anche di opportunità, nelle scuole dove essi sono presenti, mentre, dove gli alunni cinesi non ci sono, la necessità di una riflessione sui temi dell'intercultura viene avvertita in misura molto minore o non viene avvertita affatto. La seconda osservazione riguarda l'evoluzione delle modalità di inserimento scolastico. N esli anni passati si preferiva inserire i bambmi stranieri nuovi arrivati in classi inferiori rispetto all'età dei bambini, poiché si pensava che offrendo un anibiente linguistico presumibilmente più semplice, si sarebbe facilitato l'apprendimento dell'italiano, indispensabile per poter seguire il ~orm_ale co_rsodelle le~ioni. I risultati di questi 111senment1 sono stati spesso poco soddisfacenti sia in termini di socializzazione che di apprendimento. Una riflessione su questi riIMMIGRAV sultati ha portato negli anni successivi ad optare sempre di più per un inserimento del bambino straniero nella classe adeguata all'età, ma nemmeno in questo modo si può avere la garanzia di una buona scolarizzazione, soprattutto dove gli insegnanti non sono riusciti a modificare il proprio modo di fare scuola, mantenendo la lingua italiana come canale comunicativo fondamentale e mezzo princi_pale per verificare le competenze degli alunm. In questi ultimi anni si stanno sperimentando forme più flessibili di inserimento attuate attraverso meccanismi di scivolamento in corso d'anno da una classe all'altra della scuola o mediante lo svolgimento di attività diverse in classi diverse che permettono un processo di scolarizzazione più flessibile e rispondente ai bis?gni e alle competenze dell'alunno nuovo arrivato. Esistono comunque altri problemi dei quali avvertiamo meno la gravità nella scuola elementare, ma che vale la pena veramente di ricordare. Io credo che in questo momento il problema più pressante sia il fenomeno· dell'abbandono scolastico che è estremamente limitato nella scuola elementare (rimane difficile sinceramente controllare i bambini che si trasferiscono in altre zone), un po' più accentuato alla scuola media, gravissimo nella scuola superiore, dove una buona parte dei ragazzi cinesi abbandona la scuola senza nemmeno aver terminato il primo anno. Sarebbe troppo lungo analizzare questo fenomeno che a mio parere trova le sue cause sia nell'organizzazione della scuola superiore, inadeguata ad accogliere persone di lingua e cultura diversa, sia nel sociale, nel disagio economico e psicologico nel quale vivono i ragazzi, ma anche nelle forme più o meno esplicite di intolleranza e di discriminazione delle quali questi ragazzi sono spesso vittime. La scuola elementare non può ignorare questo problema, anche se non ne è toccata direttamen~e: deve operare quindi per f~rnire gli strumenti necessari per superare questi ostacoli cercando di educare le nuove generazioni al dialogo e al rispetto reciproco. L'altra faccia della luna Forse è una banalità, ma lavorare con i bambini di lingua e cultura diversa non è facile. Spesso non si ha nemmeno la reale percezion~ di quali si~no i problemi J?iù p~of_ondi. Facc10 un esemp10. Una delle pnme d1ff1coltà che emergono parlando con la maggior parte degli insegnanti è quello della indecifrabilità dei gesti e delle espressioni dei ragazzi cinesi. La domanda verso gli esperti è ~uindi quella di fornire le chiavi interpretative d1 certi compor~ tamenti. Solo un numero molto minore d1 insegnanti riesc_e ad avvertire l'altra faccia del problema che è l'estrema difficoltà dei ragazzi cinesi a decifrare i gesti e le espressioni dei compagni e degli insegnanti italiani. Con questo esempio siamo già al centro della questione: il problema è quasi sempre nell'altro, nel diverso che non corrisponde ai nostri canoni culturali, mentre difficilmente riusciamo a vederlo in noi, nella nostra scarsa capacità di adattamento e di apertura al nuovo. Parlando quindi di problemi scolastici dei bambini cinesi intendo riferirmi chiaramente anche ai problemi della scuola italiana, ancora poco attrezzata per accogliere al proprio interno culture e lingue diverse. D'altra parte gli insegnanti e le

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