SCUOLA LA VALUTAZIONE Vita Cosentino Guido Armellini Nel numero 9 di questa rivista Goffredo Fofi si è già occupato dell'incontro "Chi valuta _chie perché",. tenutosi domenica 8 ottobre 1995 tra insegnanti dei diversi ordini di scuola sul tema della valutazione, organizzato da "Via Dogana", oltre che da "La terra vista dalla luna". L'intento delle riviste era di contrapporsi alla paranoia valutativa introdotta nella scuola dai documenti di valutazione recentemente introdotti dal Ministero per proporre forme di valutazione "amichevoli, ragionevoli, comprensibili". Ne è venuto fuori un discorsoa più voci, che ha investito nella sua globalità il mestiere dell'insegnante e il senso del fare scuola oggi. Alla giornata di lavoro hanno P.,artecipato~!tre 150 inse3na;1tidi ~q;1ip~rte d'Italia. E in corso di stampa un f amcolo di atti che riporta tutti gli interventi; si prevedono inoltre altri incont~i per approfondire il discorso, a Bolzano e a Napoli. Per informazioni è possibile scrivere a Guido Arme/- lini presso la rivista. Pubblichiamo la trascrizione degli interventi di Vita Cosentino e di Guido Armellini, che hanno avviato il dibattito. IL RISPETTO DELLA DIVERSITA' Vita Cosentino Prima di tutto un commento al titolo di questo incontro nazionale: "Chi valuta chi e perché", è un invito per superare definitivamente l'impostazione unidirezionale della valutazione, e anche, attraverso il "perché", un tener conto che ogni valutazione nmanda a un contesto. L'impostazione unidirezionale è quella per cui parlando di valutazione si pensa subito all'insegnante che valuta lo studente o la studentessa. Attualmente, soprattutto in alcune università, per esempio a Torino con le pagelline, ce n'è anche una versione più moderna· e rovesciata, cioè lo studente e la studentessa che valutano l'insegnante. Però siamo sempre all'interno di un'impostazione unidirezionale. Invece "chi valuta chi" pone due termini e li pone in un modo aperto, due termini che si rimandano l'un l'altro incessantemente, due termini che sono in una relazione e da questa relazione non si può prescindere. Il "perché", dicevo, pone il fatto che la valutazione è sempre contestuale. Se vogliamo, per esempio, riferirci proprio al momento c~e stiamo vivendo, ci accorgiamo che anche m questo momento c'è valutazione: io sto parlando, chi ascolta contemporaneamente valuta le mie parole, e c'è un perché di questa va.lutazione. In questo caso potrebbe essere decidere se dar credito alle nostre parole, decidere se starci nell'impresa, che noi proponiamo, d\ un'autoriforma che parta da dare valore a chi nella scuola c'è già e a chi ci lavora con passione.chi v~luta cki e perché inten1e proporre un senso più amp10 della valutaz10ne: un s~nso relazionale senz'altro, e anche la valutaz10ne come un momento incessante del processo comunica ti vo stesso. Noi abbiamo, sì, preso spunto dalle schede, dal nuovo sistema valutativo introdotto nelle elementari e nelle medie, però qui è in discussione il modello stesso della valutazione della scuola. Chi siamo noi due? Noi siamo due insegnanti, due inse~nanti, forse,. pr<;>babilmente ma non è detto, di quel 30% di cui parla Lombardi, di cui dice che lavora bene. Soprattutto siamo di due riviste, Via Dogana e La terra vista dalla luna, che sono due riviste completamente diverse che però hanno una vicinanza su un punto, e su questa vicinanza noi stiamo lavorando, per esempio, con questa iniziativa. La vicinanza è intendere, in questo momento di grandissima trasformazione sociale, il senso della politica come di politica diretta: cioè è politica ciò che uno, una, con passione fa lì dov'è, per stare bene lì dov'è, per cambiare sé e gli altri nel contesto in cui vive e lavora. È proprio questa idea che si contrappone a un'idea di politica strumentale, fare le cose, per esempio, perché poi si vincono le elezioni. Questo senso più pertinente all'esserci in una società è quello che ci avvicina. lo vorrei porre in discussione oggi: 1) la questione del tempo del fare scuola; 2) la questione del cr•iterio di scientificità nella valutazione ma anche nell'insegnamento. Nel volantino-invito noi abbiamo pesantemente giudicato il nuovo sistema valutativo come un congegno didattico in cui l'ansia di misurare og111dettaglio sfiora la paranoia. E qui volevamo proprio mettere in evidenza l'aspetto del congegno, della macchi~a, u'na.n:ia~- china contorta che produce effetti negativi: m chi insegna, perché infatti l'anno scorso (io sono nella scuola media) hanno fatto sì che ci fosse quasi un capovolgirilento tra insegnamento e valutazione, cioè si finiva per insegnare solo quello che poi si poteva misurare, coi: l'ossessione di dover misurare e valutare; nei
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