La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 13 - marzo 1996

loro tragitti metropolitani, le emozioni della pelle - siano esse transitorie o profonde.( ...) L'immagine dell'occidentale viene messa a fuoco tramite gli occhi tondi; essi simbolizzano la radicale alterità di coloro che li hanno. In alcuni casi ciò si traduce in un desiderio di somigliare fisicamente ai gaijin, di prendere a modello i loro corpi. Altre volte si avverte, al contrario, l'esigenza di smussare la totale estraneità di coloro che giacciono di là dal mondo. Nei punti principali della metropoli grandi cartelloni reclamizzano gli stessi film che si danno contemporaneamente in Europa e in America. Con qualche piccola differenza: nel manifesto del film Rivelazioni Michael Douglas, il maschio americano del grande rifiuto a un'avvenente e irresistibile Demi Moore, ha gli occhi leggermente ritoccati. L'attore americano sul manifesto pubblicitario in Giappone si ritrova con gli occhi,quasi a mandorla e un taglio della bocca leggermente diverso, più diritto, più giapponese. L'estraneità, l'alterità e la virilità americana vengono raddolcite e stemperate. La natura differente dei corpi, che si realizza in una cultura indicibilmente altra, viene addomesticata alterando i tratti somatici dell'attore statunitense che la simbolizza su un manifesto cinematografico. Qualcosa del genere era successo a Roland Barthes in visita in Giappone, che si era ritrovato su il giornale Kobe Shinbun una sua foto ritoccata, in cui gli occhi erano diventati quasi a mandorla 1. ( •••) Accanto a Laforet, tempio teen-ager, esiste la versione Laforet Kid,-un altro palazzo, la cui facciata è un enorme parallelepipedo a forma di una torta di panna, come quelle di Nonna Papera. Dentro tutto è concepito per i bambini, dalla scelta dei colori alle decorazioni, all'altezza degli oggetti esposti o che fanno parte dell'arredamento. Il primo spazio entrando sulla sinistra si chiama "Shirley Tempie", in onore a un'odiosissima bambinetta dai boccoli biondi americana, interprete "Piccola stella" che nel '34 le è valso l'oscar, di "Riccioli d'oro" e "Zoccoletti olandesi". I vestitini pieni di volà esposti in vetrina ricordano quelli della piccola star e fanno presagire strabilianti futuri per i bambini che li indosseranno, forgiati su un modello culturale e estetico di stampo americano. Tra le due Laforet, il grande magazzino per i teen-ager e quello per i bambini, c'è una casina rosa che vende crepes e gelati, le cui riproduzioni sono esposte finte e coloratissime nelle vetrine. Nugoli di ragazzini IJlangiano bontà color pastello seduti sulle panchine, con l'aria concentrata sul gelato e con quella postura accasciata e goffa che solo i ragazzini sanno avere. A poche centinaia di metri, si trova un altro santuario alla giovinezza, non specificamente adolescenziale o addirittura pre-adolescenziale; è Vivre 21, vivere il ventunesimo secolo. Il nome del grande magazzino si basa su un ideale che, consapevolmente o inconsapevolmente, caratterizza buona parte di questo secolo: essere proiettati nel futuro tramite le giovani leve. I ragazzi rappresentano e concettualizzano l'idea della modernità; sono coloro che simbolizzano la posta in gioco per tutta la società riguardo l'avvenire. La condizione giovanile non è più una situazione particolare, temporaneamente connotata, ma chiama in causa e va a definire l'insieme sociale. (...) In generale la giovinezza, il cui prototipo è imf licitamente maschile, rispecchia la società ne suo insieme. Contemporaneamente, il grande magazzino Vivre 21, Omote sando - Tokyo, rimanda all'idea che la giovinezza non sia qualcosa che chiama in causa tutta la società alle sue fondamenta, in quanto veicolo delle magnifiche e progressive sorti del futuro ma che essa si configun anche come un recinto entro cui questa si realizza attraverso codici propri: vivere entro i ventuno. C'era una volta un punk che diceva di non dare retta a nessuno che abbia sopra i vent'anni. La giovinezza (in cui viene in genere compresa anche l'adolescenza) può essere considerata anche come una condizione liminare in cui ci si autoidentifica e in cui si viene identificati, con una sua forza creativa e trasgressiva, che poi sarà ricondotta e metabolizzata entro binari valoriali adulti. Vivre 21 mostra come l'appartenenza a un certo limite anagrafico possa costituire il punto di identificazione ideale di tutta la società; al tempo stesso quell'età vive un'esperienza circoscritta, ai confini della società. Johnny Rotten affermava: "noi siamo dentro il caos, non dentro la musica" o "vogliamo essere dilettanti". Tale marginalità giovanile autoriconosciuta e autoproclamata è stata poi un vasto serbatoio creativo per il mercato, che ha sempre cercato alimento dalle culture separate e subalterne. Spazio visibile e concreto del doppio binario su cui si esemplifica la condizione giovanile (ovvero sottocultura liminare con codici marginali e contemporaneamente pars pro toto del mondo contemporaneo) è il famoso Yoyogi-koen, dove la domenica pomeriggio si d:mno_ appuntamento bande spettacolari di g10varu. Il parco, una sorta di zoo con varie specie di ragazzi buono per tutti i turisti che passano da Tokyo, è un'esposizione e un recinto dei possibili modi di essere giovani tramite l'adozione di uno stile di vita. C'è un settore di moto d'epoca con un look alla Elvis Presley; iragazzi hanno le capigliature esageratamente imbrillantinate, si rasano la fronte in modo tale che l'attaccatura dei capelli appaia come quella occidentale. D'altronde i samurai si rasavano parte della capigliatura, anche se in punti della testa diversi da quelli scelti dagli emuli di Elvis Presley. Se i samurai si radevano la parte superiore della testa, i giovani alla Elvis Presley hanno sulla sommità del capo un rigonfiamento eccessivo; la fluente capigliatura simbolizza in occidente una giovinezza piena, in cui ci sono ancora tutti i capelli senza tema di alcuna calvizie di un'incipiente senilità. (...) I giovani si aggiustano ininterrottamente i capelli con una posa da star sullo specchietto delle moto; essi mettono in scena una corpo depurato dagli umori fisici, dall'affanno degli anni, dal grigiore del vivere quotidiano; incarnano una perfezione adolescenziale, convalidata dal gioco narcisistico dello specchio in cui risistemano continuamente la loro immagine ideale. In maniera sincronica è possibile incontrare nel parco le varie sottoculture giovanili che si sono succedute in occidente, dai primi teddy-boys, ai punk, ai grunge. Quarant'anni di sottoculture giovanili sono qua rappresentati come in un vivente museo delle cere. Il parco è un sogno e un incubo del travestitismo. Alla domenica pomeriggio a Yoyogi-koen si susseguono a pochi metn di distanza molte band musicali, da quelle vestite con il poncho SUOLE DI VENTO

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