La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 13 - marzo 1996

levate, che sembrano arterie che pompano nel cuor~ del mo1?-d~,i~. str~dine ingarbugliate sfuggite a ogm p1amf1caz10ne territoriale in q~artier~ d! peri~eria tristi quanto le cittadine mmerane mgles1. Il ~olteplice e tormentato mondo della metropoli pullula di cittadini poveri di un Paese ricco. I figli della grande bolla di cui parla Greenfeld sono solo in parte l'espressione estrema del pr<;>ce_ssdo~ o~cidex:ita!izzazionedel Giappone; 1 g1ovam virgulti d1 una Tokyo prepotentemente al centro del mondo economico rimandano anche a qualcosa d'altro. Le loro vite,_apparen!eme?te se~nate ~olo d_all'apoteosi dei consurm occidentali, gravitano m realtà entro la sfera di una visione orientale dell' esistenza: sono ragazzi impigliati nel loro karma in un'ineludibile che li conduce inevitabilment~ in una direzione prefissata. Il destino dei figli della grande bolla è sì culturale, ma anche curvato d~ll~attuale situazione economica; in epoche di cns1 non si danno troppi scarti dal tracciato segnato dal proprio gruppo di appartenenza. La no~tra l?gica stenta a comprendere quest~ capa~1tà 11 convivere con più registri. Lo sule di vita d1una metropoli come Tokyo e le subculture giovanili fanno intravedere sotto la crosta iperoccidentale, anche un'inti~a accettazione ~ell'id~a del_l'impermanenza promossa dal buddismo; m cm tutto è mutevole in transito. Il buddismo inoltre promuove a' disprezzo per l'illusorio mondo delle cose e una p~ofonda indiff~renza nei confronti del miragg~o della c~rnahtà. Da questa angolazione diviene relativamente facile sbarazzarsi del concetto di autenticità e vivere allegramente all'inter~o di mondi artificiali o virtuali. I giappone_s1,c~~e pensav~ Hearn, riarrangiano la loro 1dent1taalla mobile realtà contemporanea. A parte q~alche gratta~ielo pensato per rappresentare 11presente e 11futuro, come Minato Mi Rai (let~eralmente, Porto Futuro) a Yokohama o 11World Trade Center di Osaka in genere _lecostruzi<;>nni on sono costruite pe; durare. Fmo a tempi recenti tutto si edificava in legno, _materiale sogsetto a deteriorarsi in fr~tt~, tanto_che uno dei più noti templi shintoisti del Giappone a Ise-shi viene ricostruito ogni vent'anni - seppure attraverso procedure codificate affinché l'atmosfera resti la stessa. Al centro di Tokyo elementi architettonici vecchi si affastellano a realtà abitative nuove che ~pe~so !1:corpo~ano luoghi che avevan~ funz1om religiose. Bisogna arrivare sulla sommità_di un grande magazzino infatti per rend~rs1 conto del prodigio della convivenza tra diverse culture. Spesso nel Roof Garden di un grattacielo si trova un piccolo tempio shintoista._Tra~ gi~chi p~r ~ bambini o in mezzo ai tavolmettl dei caffe, m un angolo stanno amichevoli i kami, gli spiriti degli antenati e della natura. SUOLE DI VENTO LAFORESTA ADOLESCENTE Alessandra Castellani Questo articolo è tratto da un libro dell'autrice: "I ragazzi di Tokio e le poetiche Zen di una metropoli", in corsodi pubblicazione. La foresta adolescente Il principale tempio del culto all'adolescenza è una foresta metropolitana, Laforet, un grande magazzino su più piani concepito come un baz~r per soli ragazzini. La domenica, u~a volta ~10rnata del tempo della chiesa oggi p_mche mai tempo del mercante, i giovanissimi s1 accalcano a frotte dentro e nei pressi di Laforet. Molti sono con la divisa da scuola: in gen~r~ in blu scuro o in nero. I ragazzi sono v~suu ~?n ':1ncompleto che si richiama alle divise m1htan europee, con i bottoni dorati e la giacca abbo~tonata fino al collo; ai piedi però calzano tutti le scarpe da tennis, che nei colori e nello stile contrastano decisamente con il rigore della ?ivisa. Le ragazze hanno spesso una gonna a pieghe, una blusa e un maglione con lo scollo a V o alla marinaretta, calzini bianchi poc? sopra lo stinco. Tale tenuta li fa apparire più che mai una classe d'età marginale, liminare, definibile i~ termini antropologici. 1:,aforet, ultima foresta della metropoli, ospita coloro che non sono stati ancora iniziati alla vita adulta; è un pianeta abitato solo da ragazzini di ogni tipo, ma tutti alla moda. Nessuno, ~ra i~pieg~ti e _fruitori, sembra superare la soglia dei vent anm. Come nelle società tradizionali i giovani erano considerati qualcosa a p~~te?una classe d'età con propri obblighi e d~nm,_t~nuta ,spe_ssodeliberatamente ai margim sociali, C?Slsii adolescenti di Tokyo hanno un loro terntono separato in cui identificarsi. Laforet è concepito come una serie infinita di ango!ini dove ci sono spazi in cui vendono prodotti adolescenziali selezionati con grande cura. Ogni ritaglio di superficie propone un frammento diverso di moda: stile country asettici vesti~ibianchi stropicciati, scarpe bom~ bate davanti e ~on tacchi spropositati, i pouf che andavano d1moda negli anni '60. Ogni angolo è perfetto, con i suoi pannelli mobili, che saranno c~mbiati di lì a pochi mesi. Rigore, lus- · S?, _volutta.Coloro che producono e commercializzano, coloro che fruiscono le merci sono piccoli seguaci inconsapevoli di Baudelaire. I giovani consumatori sono in cerca di merci che testimonino l'unicità della loro esper!enza, ~he ricreino un percorso speciale, aurauco all'mterno del mondo artificiale della metropoli. Sono in cerca, forse, di una vita attraverso le merci che non diluisca il flusso del1'esperienza, la pienezza dell'esistenza. Tramite i prodotti, i teen-ager mettono progressivamente a fuoco le possibili identità che si prospettano per l'età adulta. Essi scelgono come vestire l'anima, cercano le colonne sonore dei

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