La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 13 - marzo 1996

SUOLE DI VENTO Alessandra Castellani,Emiliano Morreale, FrancescoFeola,Michele Colucci, GiuseppePollicelli \ GIAPPONE: I FIGLI DELLA GRANDE BOLLA Alessandra Castellani Alessandra Castellani, antropologa, lavora presso la facoltà di Sociologia dell'Università di Roma "La Sapienza". ♦ Tokyo, ganglo vitale dell'economia mondiale, cresciuta in pochi decenni in maniera spropositata, tumorale, accidentale, al di là di ogni pianificazione urbanistica, è oggi un gigante in crisi. Capitale di quello che Roland Barthes chiamava l'Impero dei segni (in quanto sistema simbolico sconosciuto, completamente distaccato dal nostro) è una realtà caratterizzata da forti commistioni tra un forte senso della tradizione e una propensione duttile ad alcuni aspetti più futuribili del mondo contemporaneo. Già nel secolo scorso sembrava incomprensibile il modello di occidentalizzazione che si era posto il Giappone. Lafcadio Hearn, attento conoscitore della realtà giapponese, rimase sorpreso da come i giapponesi fossero stati capaci di affrontare brillantemente uno shock così radicale. E contemporaneamente Hearn affermava che l'identità giapponese si fonda sulla capacità di "riarrangiare" i valori che provengono dall'estero, siano essi il buddismo o il capitalismo. Quest'ultimo si è radicato alla cultura locale in maniera affatto particolare, tanto da essere definito una sorta di "feudal-capitalismo". In effetti i rapporti di lavoro che hanno reso possibile tale rapido sviluppo economico sono basati su un concetto di gerarchia e di fedeltà che ci rimane estraneo; proprio per questo per definirlo ricorriamo a contraddizioni in termini, come "feudal-capitalismo" o altre ancora. Yen e zen, ad esempio, vanno a braccetto in oriente, come era accaduto tra calvinismo e primo capitalismo in occidente? Forse, ma non senza terremoti. Come quello che scuote in questi anni il Giappone. Lo yen è così forte che le esportazioni sono crollate e contemporaneamente il protezionismo economico tiene alto il prezzo delle merci importate. I grandi investimenti finanziari degli anni scorsi, l'improvviso lusso e la lievitazione effervescente e trascinante dei valori immobiliari a Tokyo sembrano essersi risolti in una bolla di sapone, che in giapponese si dice baburo. Baburo: i figli della grande bolla è il titolo di un libro (Instar Libri, 1995, p.337, L.25.000) che si addentra nella vita quotidiana di Tokyo dopo che la bolla è scoppiata, lasciandosi dietro una sfolgorante varietà di subculture giovanili che erano cresciute durante il miracolo economico. Karl Taro Greenfeld, l'autore di questo libro, è un giovane giornalista nippoamericano, nato a Kobe da padre ebreo americano e madre giapponese, che racconta con sapienza una cultura che gli occidentali non hanno quasi mai compreso. Greenfeld si muove con intelligenza e acume tra vari aspetti della vita giapponese, traducendo un mondo considerato spesso intraducibile o analizzato ricorrendo alla categoria dell'esotismo - che sembra più velare che disvelare la realtà giapponese. Ciò che emerge da questo resoconto, che si presenta a metà tra un'indagine giornalistica e una raccolta di racconti, è un brulicare di giovani hackers, teppisti, spacciatori, ascensoriste, hostess di locali notturni. Non esiste forma di capitalismo senza le sue vittime. I personaggi di cui parla Karl Taro Greenfeld, in bilico tra realtà e finzione, spesso riproducono in scala modi differenti di sperimentare la crisi. La hostess del locale notturno non riesce a trovare nessun pollo che finanzi il suo sogno nel cassetto; il giovane ladro di moto finirà a fare il sushi-maker come suo padre; la giovane ascensorista di periferia dopo una serie di. avventure sessuali accetterà il matrimonio combinato dalla famiglia - tradizione tuttora molto presente in Giappone - come via di fuga a un lavoro mal pagato e stressante; il leader di una banda di motociclette, definite bosozoko (letteralmente "bande della velocità"), arranca nella metropoli come fattorino della yakuza; il ragazzo di buona famiglia, che spaccia ecstasy tagliata male, accetta infine una vacanza-studio in Europa, conveniente soluzione per molti giovani tormentati della buona borghesia. Tali storie vengono raccontate nel teatro di una metropoli attraversata da sopraeSUOLE DI VENTO

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==