poveri. La conseguenza principale nei primi anni fu un intenso spopolamento rurale. Molte famiglie abbandonarono la produzione delle colture in crisi, specialmente quelle legate al mercato interno, e sono migrate in città, inserendosi nel terziario: mercati informa/i dei servizi, pubblica amministrazione provinciale e municipale. Le misure di "aggiustamento" strutturale, improntate a un neoliberismo estremo, riducendo drasticamente la spesapubblica e limitando il settore della pubblica amministrazione per far fronte alla crisi del debito estero, hanno aggravato ulteriormente la condizione delle popolazioni rurali povere. Chi è re$tato nelle zone rurali ha reagito sostanzialmente in due modi: con la promozione e il rafforzamento delle attività di tipo collettivo e con la "multioccupazione". Da un lato anche i contadini poveri, con strutture cooperative, riescono a inserirsi nelle filiere agroindustriali più ·importanti della regione del NordOvest, la canna da zucchero e il tabacco (quattro anni fa El Sacrificio ha operato lafusione con la cooperativa di Agroindustrializacion Tabacalera de Tucuman, che ammassa, agroindustrializza ed esporta il tabacco). Dall'altro tutte le famiglie rurali devono far ricorsoalla occupazione multipla che coinvolge tutti i membri della f amiglia dai più vecchi fino ai bambini. Nella produzione del tabacco si sono verificate due condizioni favorevoli hanno reso possibile la formazione e lo sviluppo di imprese co_?Jerativecollegate alla grande industria manijatturiera e di esportazione: un mercato internazionale in crescita e alcune politiche economiche a partire dal ritorno della democrazia nel 1983 che tendono a creareun ambiente favorevole alla nascita e crescita di nuovi soggetti imprenditoriali. (Giorgio Cingolani) Le origini dal punto di vista élelleprotagoniste. Cristina, in varie ore di intervista, ha permesso di ricostruire gli inizi della cooperativa. "Noi donne cominciammo a lavorare quando rriio padre si ammalò. Cominciammo noi perché i ragazzi studiavano, facevano ancora la scuola media inferiore. Noi tre sorelle .siamo le più grandi, poi vengono i maschi e infine un'altra sorella. In effetti noi abbiamo sempre lavorato con nostro padre, che era un bracciante. Andavamo a scuola e lavoravamo alcune ore con lui, non c'era domenica né altra vacanza. Per fortuna eravamo brave scolare, però si lavorava duro. Sempre in terre altrui, fino a oggi che stiamo ancora affittando. Quando si ammalò nostro padre cominciammo ad assumerci delle responsabilità, allora cominciammo a fare dei confronti: se avevamo tutta la, responsabilità noi, perché allora non per noi stesse? Perché non incominciare a discutere fra le cinque persone responsabili del contratto di aparceria, nel quale eravamo incluse mia sorella e io? Cominciammo a inventariare le risorse a nostra disposizione: avevamo un cavallo, un aratro, una raccoglitrice, una sarchiatrice. Un amico ci prestò una tettoia, per seccare il tabacco. Affittammo un ettaro, ci aiutarono dei conoscenti della zona, avevamo dei contatti con una Ong (Incupo). Ci dettero un po' di soldi per comprare alcune cose che ci servivano. Alla fine fummo in grado di restituirli, ma con tutto questo ci rendemmo conto che era molto più redditizio lavorare per conto proprio. PIANETA TERRA Quando lavoravamo per l' aparceria, la percentuale per noi era del 60% e il resto era del padrone. Tutto quello che dava il Fondo Speciale del Tabacco era a suo esclusivo beneficio. E cosi si cominciò, quando andammo ad affittare la terra, a lavorare per nostro conto, ma allo stesso tempo lavoravamo anche con il contratto di aparceria; il primo anno, per poter disporre della casa in cui viviamo, poiché non avevamo altro posto dove stare, si doveva lavorare lì e anche andare a lavorare fuori. Quando il padrone se ne rese conto, cominciò a far pressioni; parlò con gli uomini, disse che eravamo pazze se pensavamo che il nostro progetto avrebbe funzionato. Chiese agli uomini di darci una regolata, sapeva che eravamo state noi donne ad organizzare tutto. Non credeva che saremmo state capaci noi neppure e cercava un appoggio dagli uomini. Quando preparammo il progetto, nel 1985, offrimmo questa possibilità a vari vicini, li invitammo a partecipare a questa organizzazione che noi già avevamo in mente, e avremmo lavorato tutti assieme. Primi ad unirsi furono don Sanchez e don Cordoba, poi si aggiunse Jorge, il marito di mia sorella Josefina, e poi il marito di mia sorella Francis, Leo. In questo momento avevamo rapporti con la gente di Incupo che aveva un coordinatore nella provincia. La consulenza ce la diede lui, facemmo il progetto e ottenemmo un finanziamento. Come risultato abbiamo avuto la possibilità di comprare questo ettaro e mezzo di cui ora disponiamo. Avevamo richiesto appoggio per comprare mule e attrezzi. Quando ricevemmo questi soldi, Jorge disse perché non compriamo un trattore, che sia di seconda mano, ma ci avrebbe dato la possibilità di arare i campi, coltivare il tabacco e non stare a fare gli scambi di manodopera che usavamo fare. Il nostro unico capitale è sempre, fino a questo momento, la manodopera: pagavamo .con il lavoro perché ci venisse arato il terreno [con macchine, la preparazione iniziale per trapiantare le piantine dal semenzaio]. Questo fu il primo investimento che facemmo con la donazione. In quel momento non avevamo ancora una "figura giuridica", non avevamo ancora formato la cooperativa, quel pezzo di terra lo comprammo a mio nome per poi trasferirlo alla cooperativa. Già eravamo sei famiglie e con la nostra sette. Le sette famiglie si unirono perché riuscimmo a convincerle. Ci dividevamo quello che c'era da fare, io per esempio compravo i prodotti per la coltivazione e ciascuna famiglia faceva qualcosa. Fu allora che ci rendemmo conto che non potevamo continuare a funzionare con il delegato (di Incupo), poteva capitargli qualche disgrazia, lo potevano trasferire, dovevamo formare una nostra organizzazione. Ci mettemmo in contatto con Campo Herrera (una cooperativa di produzione e lavoro della coltivazione della canna da zucchero con 25 anni di funzionamento) e furono loro a dirci che era meglio che formassimo una cooperativa, perché in realtà noi già stav~mo funzionando come una cooperativa di lavoro. Il 17 agosto del 1986 ci trasformammo in cooperativa e così, facendo passi più lunghi delle nostre gambe, siamo andate avanti. Fino all'annata 8788, noi facevamo un errore, ciascuna famiglia si prendeva un lotto di terreno e piantava tabacco. Poi ci siamo dette: dobbiamo cambiare. Un
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