nel 1992 e quello più recente alla sede della Comunità ebraica argentina hanno evidentemente a che fare con.la politica estera di "relazioni carnali" 15 con gli Usa e all'assunzione di decisioni, come l'invio di truppe in Medio Oriente durante la guerra del Golfo, che hanno reso l'Argentina un bersaglio vulnerabile per il terrorismo fondamentalista internazionale 16. L'esito finale è stata la creazione da parte del governo di un nuovo Consejo Nacional de Seguridad che si presumeva dovesse coordinare i diversi servizi di intelligence fino a quel momento esistenti, ma che ha come uno dei suoi principali obiettivi il controllo delle rivolte interne come quelle esplose a Santiago del Estero e in altre province del paese. Sull'onda del recente attentato alla Comunità ebraica il governo ha anche presentato al Congresso una nuova "Legge antiterrorismo" che ha suscitato l'opposizione di partiti politici, sindacati e organizzazioni dei diritti umani per il suo carattere apertamente repressivo nei confronti dei diritti umani, dei movimenti sociali e della stampa. Molto ci sarebbe da dire rispetto alla violazione dei diritti sociali ed economici della popolazione. Non sono state versate pensioni e sussidi dovuti, ma le numerose denunce mosse contro il governo per questi abusi non hanno trovato risposta. Lo stesso vale per i diritti di lavoro: molte denunce contro le aziende sono state ignorate o semplicemente congelate; e nelle regioni dell'interno i salari degli impiegati pubblici non sono stati pagati per mesi. Conflitti sociali Di tutti i paesi del Terzo Mondo, l'Argentina è probabilmente quello in cui l'industrializzazione di tipo import-substitution ha avuto il maggiore sviluppo. Questo fattore, unito ai primi passi di welfare state avviati negli anni Quaranta, Cinquanta e Sessanta, favorì lo sviluppo di una estesa classe media e lavoratrice relativamente avanzata, e un certo dinamismo della società civile. È questa società ad essere stata fortemente colpita dall'attuale programma di riforme di aggiustamento strutturale, che è ancora difficile dire se avranno un impatto e un consenso durevole. Al momento attuale è emersa molta opposizione e un acceso dibattito su nuove vie di sviluppo. Le elezioni del 14 maggio scorso hanno definito la s~rategia di governo a livello nazionale per i prossimi quattro anni. Tuttavia, conclusa la fase elettorale, sono venute allo scoperto molte questioni che anche i partiti di opposizione non avevano saputo o voluto mettere in primo piano. In primo luogo il problema delle province, colpite dalle riforme e da una centralizzazione sempre più rigida del potere e della gestione delle finanze da parte del ministro dell'Economia, mentre aumenta la disoccupazione e i governi provinciali non sono in grado di pagare i pensionati e gli stipendi ai dipendenti pubblici 17: contro questa situazione, che in alcuni casi dura da parecchi mesi, si sono estese le proteste, culminate con il Cordobazo che quest'anno ha attratto l'attenzione dei media internazionali e provocato le dimissioni di Angeloz (Governatore dell'Unione radicale, il partito di Alfonsin). Nei giorni seguenti sono esplose la rivolta di San Juan e al Municipio del Generai Sarmiento nell'area metropolitana di Buenos Aires. Le proteste sono continuate durante tutto l'inverno del 1995 (estate in Europa), nei mesi di luglio e agosto in cui sto scrivendo queste righe. Però il problema più drammatico che mette a nudo l'essenza stessa del modello econo- . mico in corso è il problema della disoccupazione, che raggiunge cifre allarmanti, le più alte nella storia del paese, superiori ad altri paesi latino-americani, in un quadro di crisi che non ha confronti dagli anni Trenta. Oggi è avvertito assai più di prima dall'opinione pubblica e forse potrà incidere sul consenso ottenuto dal governo intorno al tema della "stabilità". La disoccupazione è andata aumentando negli ultimi anni nonostante la crescita del prodotto totale. Fino al 1985 mai aveva raggiunto livelli tanto alti, attestandosi intorno al 4%. Dopo le riforme economiche di Menem è salita al 6% e al 10% nel 1993, nell'ottobre dell'anno scorso ha raggiunto il 12,6% e al momento attuale le cifre ufficiali la pongono al 18,6%; nella Gran Buenos Aires supera il 21 %, in altre zone suburbane di questa provincia è ancora più alta. Se si sommano ai disoccupati· (2.7 milioni di persone) i sottoccupati e i lavoratori precari, si superano i 4 milioni su una popolazione attiva di circa 14 milioni18· In un paese nel quale si è fatto tutto il possibile per smembrare le precarie reti di sicurezza sociale che esistevano in altre epoche, si tratta di un problema che non trova istituzioni adeguate ad affrontarlo. 'Fino a quest'anno il governo insisteva sul fatto che la disoccupazione era dovuta al mutamento tecnologico, e che quest'ultimo era un prodotto inevitabile del processo di modernizzazione in torso, attribuendola inoltre all'aumento di popolazione in età lavorativa o agli immigranti stranieri. Quando il problema si è manifestato in tutta la sua crudezza, non ha fatto che prenderne atto dichiarando che si trattava di ·un fenomeno passeggero, destinato a ridimensionarsi nel giro di due mesi, e calcando la mano sulla "flessibilizzazione" del lavoro con l'approvazione di leggi che riducevano i pagamenti per le ferie e per gli incidenti sul lavoro, mirando a riduzioni del costo del lavoro ancora più forti di quelle degli ultimi anni 19 • In pratica, con argomentazioni che non differiscono granché da quelle degli anni Trenta, si è sostenuto che la disoccupazione fosse dovuta· agli alti costi salariali e che solo una loro riduz10ne avrebbe indotto una mag~iore domanda di lavoro da parte degli imprenditori e permesso una crescita delle esportazioni necessaria a superare la crisi. Sono stati attaccati dal governo anche i "salari indiretti", che comprendono le spese per la salute, l'istruzione e altri bisogni di base associati alla sfera pubblica 20 . Ciò che non dice il governo, ma molti analisti lo sostengono, è che tanto durante la gestione del governo attuale come dei precedenti di Alfonsin e dei militari (1976-83) si sono innescati processi strutturali di esclusione sociale per vasti settori della popolazione ed è questo che sta all'origine dell'attuale crisi occupazionale. Privatizzazioni e deregulation sono state accompagnate da licenziamenti e "dimissìoni volontarie" nel settore pubblico come nel settore privato, dove la flessibilizzazione del lavoro dava mano libera alle ristrutturazioni. La quasi illimitata apertura ali' esterno ha comportato che una parte importante della crescita dei consumi, generata dalla spinta espansiva del periodo 1991-94, si canalizzasse verso le importazioni. PIANETA TERRA
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