La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 13 - marzo 1996

zie, è aumentato il lavoro precario e in nero, si è fortemente ridotto il potere sindacale ed è cresciuta la disoccupazione aperta e nascosta, come uno degli effetti, chissà se pianificato, delle privatizzazioni e delle politiche macroeconomiche. Tutto ciò ha inciso sulla caduta dei salari reali e dei redditi dei settori più deboli, in farticolare dei pensionati. Ugualmen- . te, con i dis~regarsi del sistema di previdenza, si è ridotto il "salario sociale" nella forma di servizi ai lavoratori (Cortez y Marshall, 1991) e di altri benefici in precedenza offerti da un precario "welfare state" in formazione. Seguendo la "musica" neoliberista di questi tempi, sono state attuate politiche fiscali e di spes~ pubblica nettamente regressive: si è data preferenza alle imposte indirette che gravano fondamentalmente sui settori a basso reddito, al pagamento del debito estero. e ai sussi~i_ai grandi gruppi economici nel quadro di una politica di privatizzazioni a rischio zero, lasciando ai margini le spese per la salute, l'istruzione, la casa, le pensioni e altri . beni e servizi di base, com- , ""'."· . . . , presi importanti J?rogram- • mi di sostegno alimentare. E l'aumento dei costi di tali beni di base ha avuto una significativa incidenza sulla crescita della marginalità e della povertà. Il programma di aggiustamento strutturale di Menem Mentre privatizzazioni, deregulation e afertura del1'economia a mercato mondiale sono aspetti essenziali di tutti i simili programmi normalmente porta ti avanti sotto il severo sguardo del Fmi e della Bm, il caso dell'Argentina - in particolare sotto l'attuale presidenza Menem - sem- .bra essere uno dei più paradigmatici. Più che in altri paesi semindustrializzati, queste misure sono state attuate in modo estremamente rigoroso e radicale7 • La privatizzazione del settore pubblico è stata rapida e totale: in meno di tre anni più di 30 imprese pubbliche, il grosso dell'industria di stato, sono state privatizzate. Gli osservatori si sono entusiasmati per la rapidità e sistematicità con cui ha operato il governo: le privatizzazioni hanno riguardato telefoni e comunicazioni, compagnie aeree, i settori della petrolchimica e del petrolio, circa 10.000 km. di autostrade, ferrovie e altri sistemi di trasporto, distribuzione del gas naturale, elettricità, acqua, industrie del ferro e dell'acciaio, carbone, una serie di imprese nel settore della Difesa, dighe idroelettriche e ancora canali televisivi, alber- ~hi, porti, silos e altri servizi portuali, fino agli iJ?pod~om_i.Fino a tutto il 1993 queste privat1zzaz1001 avevano portato nelle casse· dello stato più di 15 milia,rdi di dollari, anche se il valore netto trasferito era molto maggiore (circa 5,8 miliardi corrispondevano alla capitalizzazione del debito pubblico, interno· ed estero). E non c'è forse bisogno di ricordare come PIANETA TERRA tutte queste operazioni non abbiano previsto regole o vincoli istituzionali, che nel "Primo mondo" fanno parte integrante della maggior parte dei frogrammi di pnvatizzazione. Larapidità de programma di privatizzazioni era imposta da considerazioni politiche. L'amministrazione Menem era stata eletta su una piattaforma tipicamente perònista che comprendeva una serie di misure di "interventismo" statale. Si trattava di un programma morbido verso i sindacati, e orientato a una politica economica nazionalistica e volta a sviluppare il mercato interno, basato sull'alleanza della "borghesia nazionale" con le clc1;ssimedie e lavoratrici. Durante la campagna presidenziale del 1989, Menem aveva promesso un salariazo (forte aumento dei salari) e una revoluci6n productiva. Ma una volta al potere cambiò immediatamente rotta e prese ad attuare il suo programma neoliberista radicale "senza paracadute né anestesia", il che significa senza tener conto delle opposizioni o dei costi sociali che ne potessero derivare&. Fino al 1991 l'esperimento di Menem era stato in pratica un insuccesso. Diversi ministri economici con svariate misure di intervento non erano stati in grado di controllare i continui scatti iperinflazionistici. Fu soltanto dopo l'introduzione del Piano \ di Convertibilità che ~,._.._\,1· l'economia acquistò ,,' ' . · un grado di stabilità O ..'.,... tale da con~entire al ,' governo la npresa del ,, programma ?i riforme strutturali. Nei convegni internazionali l'Argentina è presentata come un caso esemplare di grande interesse. Eppure negli ultimi tempi sono emersi molti conflitti sociali e politici. Rivolte sono esplose in una serie di province colpite dalla povertà nel Nordest, nel Nordovest e nella Patagonia (Santiago del Estero, Salta, Jujuy, Chaco, La Rioja, Tucuman, Tierra del Fuego), come nell'area della Grande Buenos Aires, fino agli eventi recenti di Cordoba, Rio Negro e San Juan. Continue le lotte contro i tagli nell'istruzione, nella sanità e nei fondi pensionistici; le proteste contro la flessibilizzazione dei mercati del lavoro che nel 1994 sollevarono l'opposizione degli operai dell'industria automobilistica. Ciononostante, nei circoli finanziari internazionali il Piano di Convertibilità argentino era guardato come uno dei modelli da prendere in considerazione sul piano internazionale insieme a quelli del Cile e del Messico (prima del Chiapas e dell"' effetto tequila") 9 • Da questo punto di vista il Ministro dell'Economia è visto come un mago e applaudito negli incontri internazionali. Non è difficile vederne il perché: l'inflazione è stata drastica-

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