La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 13 - marzo 1996

gono in I,talia alla ricerca di possibilità di impiego (13). L'attenzione per l'argomento è nata nel corso di un intervento nel settore pellet.:. tiero durante il quale si constatò la presenza di alcuni laboratori gestiti da citta_dinicinesi. Questi laboratori presentavano particolarità tali da richiedere strumenti conoscitivi e di intervento specifici è, nonostante l'iniziale timore di compiere un atto discriminatorio, costituivano di fatto un campo che non poteva essere affrontato con successo con le tradizionali e sperimentate metodologie di lavoro. Innanzitutto, era necessario capire se nel territorio lavoratori immigrati fossero presenti anche in altri comparti produttivi in maniera consistente e problematica come avveniva per la comunità cinese. Se si escludono alcune attività di servizio (ristorazione, collaborazione familiare), si è rilevata solo la presenza di pochi addetti regolarmente assunti presso piccole e medie aziende chimiche, sulle quali il Servi~ zio svolge, ogsi come in passato, la sua regolare azione di vigilanza. Un caso particolare, almeno per il suo valore aneddotico, ci pare quello di una azienda per la produzione di ferodi che ha impiegato con contratti a termine mano d'opera extra comunitaria nel periodo dal 1989 al 1992 quando più viva era nei mass media la preoccupazione per l'amianto; dal 1992, con la completa dismissione dell'amianto, è cessata anche l'assunzione di lavoratori extracomunitari. Sporadici ma significativi e degni di segnalazione sono i casi di un lavoratore immigrato impiegato in operazioni di scoibentazione dall'amianto effettuate in condizioni del tutto irregolari o di un altro assunto in una fonderia artigiana in crisi per manSALUTEEMALAWA canza di mano d'opera locale a causa delle pessime condizioni ambientali. È assai probabile, però, che questo sia solo l'aspetto più facilmente rilevabile del problema ma che, anche nella provincia di Firenze, esistano settori, soprattutto nella piccola impresa e nell'edilizia, dove l'impiego di mano d'opera, non solo extracomunitaria, avviene in condizioni ben lontane dalla regolarità e dalla sicurezza. Si impongono, oggi più che in passato, strategie d1 programmazione del controllo del lavoro sommerso che si svolge, ad esempio, in edilizia, nella ristrutturazione di abitazioni defilate dal centro della città, lontano dai cantieri più grandi operanti per lavori pubblici. Nel Mugello, come in altre parti d'Italia, viene descritto un importante fenomeno di "caporalato" che recluta, giornalmente ed al nero, mano d'opera extracomunitaria in un territorio che per le sue caratteristiche si presta più difficilmente a controlli capillari. Analogamente a quanto già descritto in altre regioni italiane (14), in queste condizioni il fenomeno infortunistico sfugge ad ogni possibilità non solo di controllo ma anche di semplice conoscenza ed emerge drammaticamente solo quando avvengono infortuni gravissimi o mortali per i quali generalmente non vengono definite le responsabilità e éhe spesso annoverano, tra le cause, la totale disinformazione sui rischi e sulle modalità d'uso di macchine ed attrezzature da parte di lavoratori stranieri. Dallo Zhejang a Firenze La comunità cinese rappresenta, all'interno del mondo del lavoro "immigrato", una realtà sicuramente originale fondandosi su di una economia di tipo etnico, almeno in una fase iniziale di insediamento_, con spiccate tendenze imprenditoriali soprattutto nei settori artigianali pellettiero e tessile oltrechè nella tradizionale ristorazione. È da premettere che la descrizione dei problemi incontrati non vuole essere il surrogato di una indagine sociologica sulla comunità cinese in Toscana, troppo complessa ed articolata per essere affrontata da un osservatorio parziale e per la quale rimandiamo invece a testi più pertinenti (9-10-11). Si stima che circa 30.000 cinesi (di cui 23 .000_regolarizzati al 1993) risiedano attualmente in Italia. Nella zona di Firenze-PratoPistoia, si è passati negli ultimi 5 o 6 anni da poche centinaia di unità ad alcune migliaia (ol- · tre 6.000). L'immigrazione cinese in Italia è di provenienza dalla regione di Zhejang. Si tratta di una popolazione di livello culturale molto vario ma mediamente inferiore a quello di altri flussi migratori cinesi in altre parti del mondo. La regione di Zhejang è una delle più ricche della Cina ed a più forte spint i11.1prenditoriale. La maggior parte degli emigranti cinesi in Italia giungono col progetto di diventare datori di lavoro ed impresari migliorando così la loro condizione sociale ed economica che peraltro anche nel paese di origine era raramente caratterizzata da reale indigenza. Le comunità tendono a concentrarsi in zone ben definite e fortemente caratterizzate dall'attività produttiva, secondo logiche e criteri connessi più con la organizzazione del lavoro che con vincoli parentali o di comunità. Sembra esistere una sorta di coordinamento o di mutuo soccorso che provvede, non disinteressatamente, a prestiti in denaro per l'acquisto

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