La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 13 - marzo 1996

coli del Medioevo, la storia della ricerca da parte dell'uomo di una autonomia sempre più piena, e come questa autonomia debba essere valutata positivamente anche dal punto di vista della fede, sembra che rivendicare per il cristianesimo un ruolo di centralità nell esistenza debba comportare per esso la riduzione alla sola dimensione antropologica: come potrebbe infatti una fede dotata di un profilo trascendente interagire con ogni momento e dimensione della vita, senza comprometterne l'autonomia, la laicità, la secolarità?8 Bonhoeff er non ha offerto una soluzione sistematica. Ha lasciato però delle indicazioni che noi cercheremo ora di raccogliere. Seguendo l'evoluzione del suo pensiero si avverte come si faccia per lui sem_prepiù netta la convinzione che la soluzione di questi problemi presuppone una nuova comprens10ne della figura di Cristo. Egli si rende via via conto del fatto che se è vero che una soluzione sistematica non esiste, ali.ora solo la cristologia è in grado di fornire risposte all'altezza della tensione, cioè risposte pensate sullo sfondo di una unità abbastanza dmamica da non irrigidire ·i termini del problema. Cristologia significa in questo senso pensiero che ultimamente ha a che fare con una persona vivente, Gesù Cristo, e non con un sistema di idee per il quale "le coppie di concetti secolare-cristiano, naturale-soprannaturale, profano-sacro, razionalerivelato" rappresentano "antitesi statiche e definitive"9. Se dall'ottica di un sistema di idee si passa a quella di un modo di pensare personalistico e "vitalistico" (come Bonhoeffer fa accogliendo molteplici suggerimenti, da quelli deI giovane Hegel, a quelli di Dilthey, di Guardini, di Ebner ...), queste coppie, anziché presentarsi come dicotomie pietrificate, appaiono come poli di un campo di tensione, che stanno in rapporto di reciproca legittimazione l'uno con l'altro, cioè "si impediscono a vicenda di divenire ciascuno staticamente indipendente": ciò, beninteso, finché li leghi una relazione viva, cioè finché mantengano tra di loro "un rapporto polemico" e vitale. Questa impostazione ha come conseguenza d1 consegnare senza reticenze il rapporto tra secolare e cristiano alla dimensione storica, cioè alla dimensione del mutevole: sarà allora compito del discernimento applicato alla situaz10ne specifica o, se si vuole, ai "segni dei tempi", individuare quale elemento della coppia di volta in volta minacci di prevaricare sull'altro, e quale debba essere, per reazione, rimesso al centro. Questo compito richiede la capacità di non considerare alcuna situazione data come una condizione stabile, e richiede an~he aper~ura vers<?un f~t~r.o che P._UÒ m~ttere m quest10ne ogm acquis1z1one g1araggmnta. Così leggiamo - proprio in Bonhoeffer! - che "come Lutero prese polemicamente le parti dell'elemento secolare contro la sacralizzazione della chiesa romana, così, nel momento in cui questo elemento rischia di rendersi autonomo come è accaduto poco dopo la Riforma e massimamente nel protestantesìmo liberale, è necessario controbatterlo polemicamente in nome di quanto vi è di cristiano e di 'sacro"'. E oggi? L'attualità di queste considerazioni bonl-ioefferiane emerge chiaramente se l_e si confronta con le posizioni dell'ultimo Napol_eoni,s~condo cui il compito che una politica mtesa m senso globale deve· assolvere nell'attuale congiuntura storica (compito che consisterebbe nel "rovesciamento di segno della storia" 10 ) non può più essere pensato "in termini di laicità"_ll Oggi dovremmo dunque di nuovo chiederci, seguendo Heidegger, se non sia vero che "ormai solo un Dio ci può salvare"12• Proprio se si prende ispirazione da Bonhoeffer, una simile tesi non può essere considerata a priori integrista. Ma rinviamo una valutazione più determinata della prospettiva di Napoleoni a più avanti. La cristologia fornisce però un altro contributo, più propriamente di contenuto, e che rappresenta il punto focale di Resistenza e Resa. Esso è costituito dall'idea che il modo in cui l'elemento "cristiano" si presenta sulla scena della storia ha il suo criterio esclusivo e il suo fondamento reale nella croce. Croce è debolezza, è impotenza, è il luogo dove Dio "si lascia scacciare". Il Cristo sulla croce subisce l'esperienza dell'abbandono di Dio (Mc 15,34:. "D10 mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?"), che diventa da allora l'esperienz,;i che attende ogni cristiano nel suo rapporto con Dio, e la cui drammaticità non può esser ridotta da un riferimento prematuro alla resurrezione. La spiritualità delr"uomo adulto" si orienta su questa immagine; e non su quella del ''deus ex machina", sia per quanto riguarda il corso della storia che quello della sua vita personale. L'abbandono non è però né assenza né morte di Dio; è un evento relazionale, un'azione di Dio dotata di efficacia salvifica. L'uomo è chiamato a cavarsela nel mondo senza Dio, ma la condizione di possibilità del suo agire da "maggiorenne" è lo spazio liberato per lui dal "Dio che ci abbandona". Senza di ciò, il mondo rimarrebbe· abitato da "principati, potes,tà e potenze" (I Cor 15, 24), e prima di tutto dallo stesso "io" umano che possiede, in ciascuno di noi, l'irresistibile tendenza a trasformarsi in "demone". In questo modo l'autonomia e la laicità non rappresentano dimensioni neutrali, ma - per il credente - dimensioni cristologiche; non sono un campo vuoto, aperto a qualsivoglia arbitrario conferimento cli senso, ma sono intimamente innervate dalle linee di forza di quell'evento che le rende in radice possibili. Esse restano tali a prescindere dalla coscienza che si può avere o non avere della loro intima natura e radice. Esse restano tali, inoltre, anche se sono esposte all'abuso di chi dalla libertà deriva una totale mancanza di "disciplina" nella sua esistenza, e crede così di emanciparsi da ogni legge eteronoma mentre dimostra solo la sua incapacità di agire "in conformità alla realtà". Questo stile di vita Bonhoeffer lo chiama mondanità, o laicità, "degli indaffarati, degli indolenti, dei lascivi"13, mentre n<?i.~g~ipotrem~o chiamarl_o "la_icismo". La la1c1tae un atte9g1amento etico d1 fondo, caratterizzato dall onestà intellettuale, che cerca e sopporta la nuda verità delle cose, lo smascheramento dell'illusionismo religioso e della "fraseologia" ideologica, la coerenza tra pensiero e azione ("voi penserete solo quello di cui sarete disposti a rispondere con l'azione" potrebbe esserne una ouona sintetica definizione); un atteggiamento che viene prima del1' essere credenti o non credenti, e che, come base comune, permette l'intendersi tra diversi. "Laicismo" è mvece un atteggiamento incline al dogmatismo e all'ideolog1a, che separa chi crede da chi non crede, un atteggiamento che apparentemente rivendica al mondo l'autonomia dalla tutela clericale, e che invece mutila la realtà, rimanendo sordo alle esperienze che esigono da ciascuno la revisione del proprio modo di pensare. Chi lo vive crede di combattere o ign9rare la religione per essere più libero, ma m realtà comoatte o ignora lo spirito e la coscienza per essere meno mquieto; resta pigro e indolente davanti alle sollecitazioni che gli provengono da ogni mondo diverso dal LEZIONI

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