La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 13 - marzo 1996

suale sul dualismo che il cristianesimo porta nella visione del mondo: "Il pensiero mitico si muove in un mondo del tutto unitario. Ad esso sono ancora estranei tutti quei dualismi e quelle duplicità ... che sono tanto caratteristiche per il nostro pensiero. Esso non conosce perciò né il dualismo tra soggetto ed oggetto ... né-quello tra Dio e mondo e tra aldiqua e aldilà. Proprio in dualismi di questo. tipo si muove però il pensiero biblico"( La lettura che Gogarten fropone della secolarizzazione attribuisce a cnstianesimo il merito di aver reso possibile l'idea moderna di autonomia del mondo. Di conseguenza la secolarizzazione andrebbe considerata positivamente; in ogni caso, se non è assolutizzata (se non diventa secolarismo), dovrebbe essere giudicata tutt'altro che inconciliabile col cristianesimo. Il problema della modernità sta però nel fatto che tale dualismo ha dato origine non semplicemente all'autonomia delle diverse sfere, ma anche ad una separazione tra realtà del mondo e realtà della fede-religione, oppure ad una forma speculare di monismo, per cui al di fuori del saeculum non esisterebbe altra dimensione reale. Diversi sono stati i tentativi per ristabilire una sintesi che non significasse una semplice restaurazione della situazione pregressa. Tra tutti, va ricordato guello, di grandissimo rilievo, operato nell'Ottocento dal protestantesimo liberale per riconciliare cristianesimo e cultura, cristianesimo e scienza, e superare - almeno nella coscienza e nella vita professionale dei dotti - la dicotomia. Questo tentativo ha ottenuto sul piano scientifico risultati di tale portata da costituire ancora oggi una premessa mdispensabile per ogni serio lavoro teologico; ma fallisce per motivi etici e politici, avendo legato il cnstianesimo ad una cultura e ad una società la cui crisi diventa irreversibile con la prima guerra mondiale. Bonhoeffer, che è nato nel 1906, inizia a pensare in modo teologico nel pieno di questa crisi. Tra le prime letture, lo colpiscono profonda~ente le Lettere sulla relzgi_on_e di Naumann, che contengono una amrruss10ne senza riserve dell'impossibilità per il cristiano di conferire un'impostazione unitaria alla propria esistenza nel contesto del mondo moderno, una volta accettata l'autonomia delle leggi che reggono i diversi ambiti della realtà (scienza, tecnica, economia, politica, etica). Da una parte ci sarebbe il mondo con la legge della lotta per l'esistenza, cui il cristiano non può sottrarsi nella sua esistenza _pubblica, dall'altra il vangelo con il Discorso della montagna e la logica della non violenza, della mitezza, della fratellanza. Il problema di Bonhoeffer è perciò fin dall'inizio venir a capo di quella separazione tra cristianesimo e mondo che riduce il cristianesimo a fatto privato, al dialogo tra "l'anima e il suo Dio" (Harnack), rilevante per il destino ultimo dell'uomo ma non per la vita terrena. Alla conclusione della sua ricerca si collocano le famose tesi sulla centralità delle realtà di fede per l'esistenza umana nella sua interezza: "È al centro della nostra vita che Dio è al di là. La Chiesa non sta lì dove vengono meno le ca_pacitàurane, ai limiti, ma sta al centro del villaggio" ; "non si tratta infatti dell'aldilà, ma d1 questo mondo, di come è creato, conservato, articolato secondo leggi, riconciliato e rinnovato" 7 • Poiché Bonhoeffer sottolinea contemporaneamente come la storia dell'Occidente sia, a partire già dagli ultimi se- ·------· UZJS2l:J.J.

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