sere organica all'esperienza etica stessa, e quindi avvolgerla e come portarla dentro di sé: è il caso dell'esperienza etico-religiosa, o anche quello di chi, educato a una concezione non religiosa della vita, legge spontaneamente in una delle chiavi laico-razionali la propria e altrui esperienza etica. Nelle culture premodeme l'esperienza etica si presenta sempre come esperienza di una "presenza", a volte più chiaramente personale, altre volte come forza della natura e così via, ma che ha sempre il tratto personale della voce, dello sguardo. Allora questa relazione tra l'esperienza etica e l'esperienza religiosa del divrno come fonte della prima è come un'autointerpretazione che l'esperienza etica spontaneamente si dà. Non una fondazione ma un'interpretazione. Così, dalf'altra parte, per una coscienza moderna può essere spontanea l'idea della ragione come principio immanente-trascendente al quale sente di dover obbedire; ma, anche qui, non si tratta di deduzione, bensì di denominazione della esperienza. In ambedue i casi, questo dare un nome al1'esperienza etica, anche se avviene spontaneamente (cioè senza rifarsi a teorie elaborate, siano esse religiose o razionali), appare a un'analisi fenomenologica come sotteso e già qualificato da un nome (o da una costellazione semantica) anteriore allo stesso nome di Dio o della Ragione: la coscienza, il bene, il giusto, quello che riconosciamo quando diciamo: "non posso fare questo o quest'altro, anche se mi sarebbe tanto comodo farlo", oppure: "È ingiusto quello che tu hai fatto"; o ancora, quando usiamo termini come rimorso, pentimento, senso di colpa, ecc. È questo il linguaggio originario, è questa l'identità espressiva dell'esperienza etica prima. Ed è questa che chiamo "laicità" in un'accezione inedita: questa famiglia di esperienze che accomuna credenti e non credenti in quanto soggetti etici. Essa è evidentemente qualcosa di ben diverso dalla presunzione della coscienza religiosa che dice "Lì dove non c'è riconoscimento di Dio, non è possibile un'etica; gli atei non possono essere etici"; ma è anche diverso da guella concezione secondo cui c'è una piattaforma etica comune a tutti, ed è quella dell'etica laico-razionale, a cui gli uomini religiosi aggiungono poi la loro etica specifica; così che laico-razionale diventa sinonimo di universale e di pub-
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