La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 13 - marzo 1996

positiva: attenzione, da parte dei genitori e degli educatori, alle caratteristiche individuali di ogni bambino, ai suoi personali ritmi di crescita, alle sue necessità, alle sue esigenze. Alle differenze. Perché questa attenzione è diventata a un certo punto un'ossessione? Perché l' attenzione alle caratteristiche individuali è diventata una ricerca intensiva di carenze vere o presunte, e poi di problemi - veri o presunti? Lo spettro della normalità ha colpito ancora. Passando non attraverso i muri, ma attraverso le parole. Parole come "differenze", per esempio, che rimandano inevitabilmente a un "più" e a un "meno". E "più" è meglio di "meno", inutile negarlo, se si parla di ritmo; di velocità; di adattamento; di intelli$enza. Chi lo vuole, un bambrno "meno"? E cosa aspettiamo, adesso che sappiamo che lui è così, a fare qualcosa, per aiutarlo, per riportarlo nella norma, prima che sia troppo tardi? Ecco in che modo un sospetto nato in un giorno d'inverno, mentre Danilo girava per il corridoio con la sua aria un po' svagata alla ricerca del suo armadietto, quale è, maestra, non me lo ricordo ... , ha innescato una spirale senza fine. Domande: perché non riconosce le forme? Perché parla come un bambino di due anni? Che cos'ha che non va? Ipotesi: un difetto di udito? Un ritardo nel linguaggio? Un deficit intellettivo? Interventi: esami audiometrici, esami logo_pedici,colloqui, interrogaton, test ... marsi. A chiedersi: di cosa stiamo parlando? Dove è il problema? Cosa vogliamo da Danilo? Lui, Danilo, non capisce bene cosa sta succedendo, tutta quell'a$itazione intorno a lui, e occhiate preoccupate, e tentativi di farsi spiegare da lui - povero piccolo - quale è il problema. Ti annoi? Ti manca papà? Sei triste? Lui sorride un po' imbarazzato, vorrebbe tornare ai suoi giochi tranquilli. Se può - se glielo permettono - passa ore seduto per terra con le sue costntzioni, allineando un mattoncino dopo l'altro senza stancarsi. Odd10. Sarà normale? E se fosse psicotico? E se fosse autistico? Ma no. Mentre gioca, Danilo chiacchiera fra sé, e non è il confabulare di un bambino chiuso in una realtà separata e malata: nel suo linguaggio ancora un po' infantile, Danilo sta raccontando un progetto. Un progetto serio. Adesso faccio una casetta. Con i mattoncini bianchi. No, con quelli gialli. Li guarda. Ci pensa, prima di decidere. I suoi sono progetti da realizzarsi lentamente. Ma se gli si lascia il tempo, la casetta viene su, le pareti, il tetto, lo steccato intorno ... Una bella casetta. Dopo, Danilo sorride contento, e non è il sorriso di un bambino ritardato, o malato. È solo un bambino a cui non si può fare fretta. Danilo è uno di quei bambini che corrono piano. Ci sono, perché non dovrebbero esserci? Ci sono sempre stati. Solo che oggi preoccupano. Ci sembrano strani. Malati, forse. Li abbiamo così tanto stimolati. Hanno avuto così tanto. Televisione, giochi educativi, maestre, logopediRisultati, nessuno. Danilo ci sente perfettamente. Quanto al linguaggio e al livelfo intellettivo, è solo in lievissimo ritardo su una "norma" fissata per esigenze descrittive: niente di patologico, insomma. Ma la spirale non si ferma così facilmente. Gli interventi chiamano altri interventi. Le ipotesi altre ipotesi. Se fosse un problema affettivo? Che soffra per la lontananza del papà? Per l'assenza di mamma, nelle~~J-";;~?;.?:.,l'~~~ ... ore in cui lei lavora? In que- r. sto amplificarsi di dubbi, di sensi di colpa, di idee improbabili sul cosa fare e cosa non fare (non dovrei lavorare; non dovrei lasciarlo alla nonna; dovremmo ottenere un intervento psicoterapeutico; una insegnante di appoggio) nessuno riesce a ferste, e se non basta psicologi, neuropsichiatri, insegnanti di appoggio. Come si fa ad andare così piano? Non bisognerebbe. Non bisogna. È sbagliato lui, o abbiamo sbagliato noi. · Infatti: abbiamo sbagliato. Ci siamo convinti di poter vitaminizzare anche i ritmi di crescita, oltre che gli omogeneizzati, i formaggini e i biscotti. E che andasse bene così. I bambini lenti non ci piacciono. Se lo sono, bisogna fare qualcosa. Velocizzarli. Curarli. Guarirli. Solo che non c'è niente da curare. O meglio, non c'era. Adesso, forse è la mamma ad aver bisogno di cure, è così nervosa, forse è esaurita, a forza di passare da uno specialista all'altro, e domande, e consigli, e le maestre che la guardano come se avesse tutte le colpe de\ mondo, e poi a casa, la sera, tutti quei giochi educativi da fare, per recuperare per superare le carenze ... Danilo la guarda serio e triste, non capisce, cerca di assecondarla, ma vorrebbe un po' di coccole invece, e le chiacchiere della nonna, non gliene frega niente del Memory e degli esercizi di seriazione, forse sarà davvero da curare anche lui, fra un po'. Peccato. Lui aveva solo bisogno dei suoi tempi. Del permesso di andare avanti con il suo passo, senza spintoni, senza strattoni. Mi spiace, Danilo. Non si può, sembra. Anche questo è vietato, ai bambini degli anni '90: è vietato correre piano. Nella stessa scuola materna di Danilo un bambino appena più grande di lui arriva spesso a scuola muovendosi come un sonnambulo. Dorme in piedi, infatti: i suoi genitori, professionisti di successo,hanno scoperto durante un viaggio negli Stati Uniti un nuovo metodo per sviluppare l'intelligenza dei bambini: basta svegliarli a una certa ora della notte e sottoporli ad una serie di esercizi logici, una mezz'ora appena, non è mica la fine del mondo, certo il bambbino piange, protesta, la mattina ha l'emicrania e non vuole andare a scuola... Pazienza. I genitori sopportano stoicamente, fieri di sé. Anche il bimbo sarà contento, un giorno. Li ringrazierà. Sarà un superdotato. Almeno dovrebbe. Perché non provare? Piuttosto che avere un figlio come Danilo... ♦ YQQ

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