La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 13 - marzo 1996

signora malgascia arrivata a Palermo tredici anni fa con il marito di origini inglesi e la figlia, che si è allontanata dal suo paese per motivi politici, ho tratto molte notizie e ho capito come il razzismo, anche subdolo, è molto pesante da sopportare, se un dipendente è immigrato da paesi del terzo mondo non ci si aspetta che possa esprimere una sua opinione a proposito del lavoro che svolge, è naturale che debba accettarlo integralmente come gli viene propinato, è naturale che debba essere grato al datore di lavoro, ciò viene vissuto come violenza psicologica continua. All'interno di conversazioni, anche tra persone che si considerano amiche viene espressa, in maniera più o meno esplicita, l'idea che la lei o il lui immigrato µon possa capire certi argomenti perché di cultura diversa dall'unica possibile. Particolarmente significativo e umiliante era l'atteggiamento di persone palermitane che erano vissute in Madagascar a lungo, che mentre in Madagascar mostravano rispetto ed amicizia per loro, a Palermo all'interno di un'ambiente, dove venivano apprezzati i racconti della cultura dei malgasci, l'atteggiamento nei riguardi dei malgasci, in carne ed ossa, che vivevano a Palermo, era di J?adroni. La bambina, tredici anni fa, andava a scuola piangendo e facendosi violenza perché la sua diversità veniva continuamente esternata, la sensazione che ricorda megl io è lo "smarrimento", i compagni più sensibili esprimevano pena per lei che certamente non poteva capire certe cose. Credo che la scuo1a sia molto migliorata da questo punto di vista soprattutto quando la socializzazione e l'integrazione cominciano nei primi anni di vita, allora il desiderio di conoscenza è genuino e la conoscenza e il rispetto reciproco costituiscono le armi [iù profonde e reali contro i razzismo. La scuola è il grande strumento che può permettere di non mantenere i mondi separati, è il luogo dove si può realizzare la scoperta di mondi diversi con la delicatezza della sorpresa autentica. E' un banco importante per gli insegnanti che mette in luce la loro professionalità ed umanità. Ancora non tutti gli insegnanti sono preparati a questo, ma le YQQ_ scuole di tutti i gradi dovrebbero spingere moltissimo in tal senso. Negli ultimi anni sono nati molti più bambini da genitori immigrati a Palermo, i genitori li tengono con sé e non li riportano al paese d'origine affinché siano allevati nella tradizione come avveniva qualche anno fa. Non è facile interpretare questo fenomeno, dopo il decreto questo potrebbe semplicemente esseBAMBINI ' re dovuto alle difficoltà di movimento, ma il fenomeno è precedente al decreto e così possiamo anche pensare che sta diventando importante l'idea dell'integrazione anche per chi pensa di fermarsi pochi anni in città, i bambini in questo processo sono trainanti. Ancora una volta saranno i bambini gli intermediari per una conoscenza vera degli adulti? ♦ E vietato correre piano Silvana Quadrino Storia di Danilo, bambino negli anni 90. Bambino degli anni 90, con tutti i privilegi e gli obblighi dei suoi coetanei. Ha tre anni e mezzo, Danilo. I suoi privilegi, televisione a tutte le ore, giochi educativi fin dal primo vagito, asilo nido prima dell'anno, scuola materna al comp~mento dei tre. Tanti educatori intorno a lui, sua madre per prima; suo padre, il caso vuole che lavoro e storia familiare lo tengano - non per sua colpa - lontano da casa per gran parte del tempo. Danilo non soffre troppo per questo. Almeno non sembra. Nei vuoti lasciati liberi dalle assenze di papà e dal lavoro di mamma c'è la ,nonna, giochi forse un po' meno educativi ma affettuosi, più chiacchiere e meno televisione, qualche sgridata non in linea con le direttive degli psicologi: guai a te s~ ti tocchi lì, se metti in disordine ti chiudo nello stanzino ... Cose da nonne, insomma. Inoffensive. Quanti bambini sono cresciuti così, prima di lui, senza drammi, senza che nessuno si chiedesse "cosa ne sarà di lui" ... Ma ci sono degli obblighi. Danilo deve essere all'altezza, come ogni bambino che goda di televisione a tutte le ore, giochi educativi ecc. ecc. Deve. Deve parlare in un certo modo, coordinare i movimenti in un certo modo. Deve conoscere: parole; forme; colori; lo schema corporeo, la destra, la sinistra, il sopra, il sotto ... Fra questi obblighi, Danilo si muove un po' male. Pasticcia con le parole, parla come un bambino più piccolo della sua età. Dice male la "r". A volte non sa cose che dovrebbe sapere: non riconosce il contrassegno che distingue il suo armadietto e i suoi oggetti personali, o forse se lo dimentica, o magari non ci fa caso, o si confonde, chissà. Preoccupazione, come mai non lo riconosce? Educatrici premurose cominciano a tenerlo d'occhio, cos'ha Danilo che non va? Certo parla male, per la sua età; un linguaggio infantile, così poco strutturato. E poi è un po' svagato, sfugge i giochi troppo movimentati, i suoi disegni sono piccoli, piccoli ... Le preoccupazioni delle maestre preoccupano la mamma. Cosa sto sbagliando? Cosa ho sbagliato? E se fosse la nonna, la causa di tutto, i suoi metodo educativi arretrati, e se lo avesse danneggiato per sempre? Meglio parlarle, alla nonna, raccomandarle di non fare e di non dire, insegnarle qualche gioco educativo da proporre al nipotino, piuttosto fallo disegnare, e che,...colori stanno bene dentro i margini ... Per la nonna, a questo punto, stare con Danilo diventa un comp~to per il quale non si sente più' all'altezza. Lasciamo un attimo Danilo, circondato dal suo universo di educatori sempre più preoccupati. Lui è solo un esempio oegli effetti indesiderati - forse imprevisti, non imprevedibili però - di una attenzione che in sé è giusta e

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