IMMIGRATI Dall'assistenza alla cittadinanza: gli immigrati al consiglio comunale Michele Colucci Il mese scorso il consiglio comunale di Roma ha approvato, dopo discussioni, risse e polemiche, la delibera che prevede l'ingresso in consiglio comunale di quattro consiglieri aggiunti e di un consigliere in ogni circoscrizione, tutti stranieri e tutti eletti dalla numerosa comunità di immigrati presente nella città. L'importanza dell'iniziativa e il suo significato sono stati sottovalutati e messi in secondo piano dagli organi di informazione, che ne hanno privilegiato gli aspetti più folkloristici e sensazionalisti. Vediamo quindi gli elementi fondamentali della delibera, la sua storia e il suo futuro. Da circa tre ~nn! p~esso numerose associazioni era emersa la necessità di pensare ed elaborare un sistema per allargare la partecipazione alla vita democratica della città ai circa duecentomila stranieri residenti, perfettamente assimilati agli italiani sul piano dei doveri ma ancora notevolmente emarginati nei diritti e privati, tra gli altri, del diritto civile fondamentale, il voto. Raggiunto con Rutelli un impegno prima della sua elezione a sindaco, è iniziata una mobilitazione piuttosto ampia, diretta principalmente alla collaborazione con l'amministrazione comunale e al contatto con gli immigrati romani. L'adesione al progetto si è andata via via allargando e le diecimila firme necessarie per la presentazione della delibera sono state raccolte rapidamente e consegnate al sindaco alla fine dello scorso mese di giugno. Approvata la deli~er~ l'ult~m~ tappa burocratica e costituita dal Coreco (organo giuridico di controllo), il cui eronunciamento è previsto a fine marzo, orgarto particolarmente temuto perché ha già bocciato analoghe proposte preparate a Firenze e Venezia. Dopo l'eventuale approvazione del Coreco ci saranno sessanta giorni per preparare lo svolgimento delle elezioni, un periodo che sarà fondamentale per definire il regolamento elettorale e organizzare e strutturare la consultazione. I problemi da risolvere sono parecchi: occorre infatti garantire rappresentatività alle grandi aree continentali e a tutte le comunità senza degenerare in una votazione puramente etnica, bisogna diffondere e pubblicizzare l'iniziativa presso tutte le realtà dell'immigrazione presenti a Roma, spesso sommerse e isolate, stabilire le modalità relative alla presentazione delle liste e i luoghi dove si voterà. Su queste e altre questioni il dibattito, anche all'interno delle singole associazioni, è ancora aperto. L'eperienza della delibera costituisce sicuramente un rp.omento molto importante nel rapporto tra istituzioni e immigrati e rappresenta il superamento dell'ottica emergenziale-assistenziale e il tentativo di "affrontare il nodo della cittadinanza", come lo ha defmito Silvio Di Francia, consigliere comunale dei Ver- ~ di tra i più impegnati per l'approvazione della delibera. Se quindi si può registrare un salto di qualità nella· gestione del fenomeno dell'immigrazione, possiamo registrare anche una preoccupante evoluzione nell'ambito dell'intolleranza: la proposta avanzata in consiglio comunale di una consulta sull'immigrazione separata e indipendente dal consiglio stesso rappresenta un tentativo dei gruppi che si sono opposti all'istituzione dei consiglieri a~giunti {tra cui spicca AN) di passare da un razzismo urlato e rozzo a una forma di razzismo legalitario e "perbenista" che "Senzaconfine", una delle associazioni più impegnate nella promozione della delibera, ha identificato efficacemente come "razzismo differenziale". Il progetto dell'allargamento della partecipazione politica degli immigrati alle amministrazioni locali si inserisce nell'ampia questione dell'integrazione e nella costruzione di una società realmente aperta e multiculturale, che ha nella diffusione della partecipazione democratica una delle sue basi. In altri stati europei (Olanda, Danimarca, Svezia, Norvegia, Irlanda) è stato introdotto da alcuni anni il diritto di voto alle elezioni locali per i cittadini extracomunitari, diritto stabilito in una convenzione del Consiglio d'Europa del 1992, gravemente non ratificata dal governo italiano. Per ottenere il diritto_di voto sarà quindi necessana una nuova legge nazionale, e l'istituzione dei consiglieri aggiunti rappresenta sicuramente un notevole passo avanti in questa direzione. Per ora quindi a Roma i consiglieri stranieri aggiunti potranno presentare proposte, mozioni, interrogazioni, faranno parte delle Commissioni consigliari permanenti, disporranno di uffici propri ma, in sede di Consiglio comunale, ancora non potranno votare. La piena cittadinanza di tutti i loro abitatori è lontana dalle nostre città ma si avvicina timidamente. Chissà come verrà accolta. •
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