su posizioni arretrate, perlomeno per il tipo di impostazione cui dovrebbero rispondere i nuovi laboratori. Siamo al buio più totale: chi si era battuto in difesa del vecchio ordinamento, si trova a dover combattere contro un nuovo ordinamento che "nuovo" non è se non negli aspetti più esteriori e deteriori (si pensi alla suite composta da: numero chiuso, obbligo di frequenza, rigidità dei piani di studio, sbarramenti), rimanendo vecchio nei contenuti. Chi del partito del nuovo sosteneva le ragioni della laurea europeista, deve fare i conti con una facoltà ibrida e traballante, in cui permangono vecchie beghe da vecchio ordinamento e languiscono le pochissime qualità di cui il nuovo poteva considerarsi portatore. E che dire di quelle facoltà di Architettura i cui studenti non sono riusciti a "sbiennare" per via degli sbarramenti e delle troppe propedeuticità che lo Statuto impone e che pertanto non si sono iscritti al terzo anno, che ovviamente non è partito senza chi potesse frequentarlo? Ora, considerati i problemi pratici di carenze di aule e attrezzature per il laboratori che già gravavano come macigni sulle sorti del neonato ordinamento ("le risorse disponibili" sono strumentalmente pensate - articolo 194 dello Statuto - come parametro per stabilire il numero degli scritti alla facoltà e non, più ragionevolmente, come "effetto", conseguenza del numero di iscritti che devono fruirne), questo difficile momento di stallo, potrebbe mettere seriamente in discussione tutta la sperimentazione. Si, perché di sperimentazione si tratta. E gli studenti? Cosa sperimenteranno se . il nuovo ordinamento li lascerà col culo per terra e dovranno per ciò salire sul vecchio magari emendato e rabberciato qua e là, come fosse un treno in corsa, ormai ·decimato di . qualche va$one? Beh, certo sperimenteranno una volta d1 più il "topos" dello straniamento, col suo sostrato di interrogativi sul "se" e sull'universo e il suo girotondo dei "ma che ci faccio qui?"· che ogni studente ben conosce. Che è pur sempre un'emozionante esperienza letteraria, che arricchisce il proprio sentire e può fare illudere i nostri eroi di essere· come tanti piccoli K kafkiani, alle pres.e con i tentativi di decriptazione e di penetrazione degli enigmi del sempre affascinante Castello della propria facoltà ♦ SUOLE DI VENTO CENTRI SOCIALI CENTRI SOCIALI: ALL'OMBRA DI MARADONA Luca Rossomando Fino a un anno fa c'erano d~e centri sociali a Napoli: Officina 99 e Tien'a ment. Altri tentativi di occupazione a Fuorigrotta, nei sotterranei dello stadio e al Vomero, erano falliti dopo qualche settimana. Poi, nel giro di un anno, quattro nuove occupazioni. Una casa dello studente incompiuta adesso è lo Studentato· occupato; la ex segreteria di Architettura è diventata lo Ska, laboratorio occupato per la sperimentazione di cultura antagonista; le strutture di un grande parco, mai completato dopo la ricostruzione post-terremoto, sono state intitolate a Diego Armando Maradona, D.a.m.; infine un'altro studentato il Miranda, da tre mesi ospita una sessantina di ragazzi,· non solo studenti. Di tutto questo la citta si è accorta alla fine di gennaio, quando un manipolo di baldanziosi vigili urbani, dopo aver raccolto quattrocento firme, ha proceduto allo sgombero dello Tien'a ment, portandosi dietro quattro ragazzi del centro uno dei quali con la testa rotta (i ragazzi sono stati rilasciati quasi subito e dopo qualche tempo ·il centro è stato rioccupato). Dell'operazione al Comune hanno detto di non essere stati avvertiti e di fronte agli occupanti in delegazione hanno rilanciato, facendo balenare nel discorso la parola legalizzazione ma in maniera così indefinita che anche il dibattito all'interno dei centri, tendenzialmente contrari, è rimasto vago o appena accennato. · Tien'a ment è stato il primo centro sociale . occupato in città, quasi sette anni fa, a Soccavo, da punk e anarchici durante i giorni della rivolta degli studenti cinesi: si definisce centro di cultura autogestita, quindi musica e video autoprodotti e diffusi al di fuori dei canali ufficiali oppure un laboratorio per imparare a riciclare e a lavorare il ferro. È il punk che si trasforma e diventa cyberpunk, scopre il computer ma non dimentica la manualità. Da un volantino due giorni dopo lo scontro: "Il còordinamento delle realtà napoletane, aggregandosi spontaneamente dopo i fatti del 18 gennaio ha dimostrato che chi tocca una delle occupazioni, al di la di ogni differenza di fatto le tocca tutte ..." I nuovi centri naturalmente hanno origine diverse, agiscono e si organizzano ciascuno con modalità proprie, ma condividono punti di riferimento forti, l'appartenenza a un cir-- cuito (non solo) nazionale, parole d'ordine come occupazione e autrogestione e soprattutto una pratica comune che quando è necessario rinsalda un unità di intenti e serve a ribadire un destino comune. Un anno fa si andava spegnendo la protesta contro l'aumento delle tasse all'Università, a Napoli più tenace che_altrove. Dentro le facoltà occupate, nell'organizzazione del movi-
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