molte cantine la combustione dei miasmi che filtrano dalle discariche di rifiuti provoca fuochi fatui ("ad alta te.enologia", ironizzano sul posto), e così via. Il dibattito su quanto il degrado ambientale sia dannoso per la salute è aperto da tempo, e da molte parti si sostiene - argomentatamente - che i "pencoli veri" siano molto inferiori a quello che si potrebbe temere. Resta però il fatto che indipendentemente dal danno si avverte la difficoltà delle azioni comuni, l'ostilità dei luoghi che si frequentano, l'insicurezza di trovarsi davanti a cose poco conosciute. La giungla che per qualche decennio abbiamo creduto di avere trasformato in terre ordinatamente coltivate e le sue belve che credevamo addomesticate, rispuntano nel nostro quotidiano, diverse da come le avevam? im1:1aginate ma non meno mmacc10se. Questo è lo scenario in cui Safe colloca La donna e la sua malattia. Un importante epidemiologo svedese mi ha recentemente raccontato una storia interessante. A seguito della pubblicazione di alcuni studi che evidenziano un maggior rischio per alcune malattie (ad esempio leucemie) in soggetti che siano stati esposti a campi elettromagnetici come quelli generati da linee ad alta tensione o da elettrodomestici (in modo particolare da asciugacapelli e telefonini cellulari), in Scandinavia si è avuta sui media ampia diffusione dei dibattiti relativi al problema. Ciò ha portato ad una presa di coscienza del problema ma anche alla comparsa di una sindrome mai osservata in precedenza: alcune persone che si rendono conto di trovarsi in una stanza in cui è in funzione un apparecchio elettrico si sentono male, svengono, cominciano ad avvertire disturbi di vario tipo, e così via. Il problema è così presente e sentito che si assiste a un rifiorire di negozi che vendono apparecchiature per la casa non-elettriche: lampade a gas, lumi a petrolio, frullatori a manovella .... Nel nostro film, una donna agiata ma "senza uno scopo nella vita", completamente sola nonostante il marito il figliastro e qualche "amica", entra in una storia simile: comincia a percepire malori (tosse, difficoltà di respirazione, stanchezza) in relazione a esposizioni ambientali come i gas di scarico nel traffico, le più svariate sostanze chimiche (lacche e coloranti per i capelli, spray deodoranti, profumi, insetticidi, smacchiatori, ecc.), alcuni alimenti, ecc. La malattia si aggrava fino a provocare crisi che minacciano di ucciderla e per evitare le quali deve perennemente vivere con la bombola dell'ossigeno a portata di mano e in condizioni di isolamento dalle esposizioni che abbiamo portato ad esempio. I meccanismi della malattia non sono definiti al di fuori di aspecifiche etichette come iperreattività, allergia, ecc. e non è nemmeno il caso di azzardare diagnosi cliniche più r.recise. E però ben documentato da vari studi sugli effetti di alcuni aspetti della condizione sociale rispetto al grado di salute delle persone, il fatto che le persone con deboli strutture di supporto sociale (o con una "idea della vita" e "senso di coerenza" limitati) mostrino di avere tassi più elevati per molte e diverse malattie e condizio_ni patologiche. Tali _osservazioni non hanno una plausibilità biologica immediatamente chiara: tra i diversi modelli proposti per spiegare questi risultati, d1 particolare interesse è quello che teorizza che il grado di supporto sociale modifichi le difese del corpo, così che con livelli bassi di supporto sociale le persone siano più vulnerabili a un ampio spettro di agenti patogeni. Per questa ragione, la presenza di gradi limitati di. supporto sociale potrebbe essere collegata ·al fatto che le persone si ammalino o meno, ma non sarebbe collegata ad una sola specifica malattia. Ciò potrebbe spiegare perché svariati fattori psicosociali siano correlati a molte malattie diverse fra di loro (che ad esempio colpiscono diversi organi e sistemi anatomici) ed allo stesso tempo perché la maggior parte dei fattori di rischio "malattia-specifici" siano solo moderatamente predittivi di quelle malattie. Date le premesse, insomma, quello che sorprende non è il caso raccontato da Safe, ma il fatto che casi di questo tipo non siano più frequenti. Per fortuna e purtroppo, le capacità di adattamento dell'animale uomo sono davvero uniche. La storia diviene davvero interessante quando la donna si avventura nel Tentativo di guarire: diagnosi e cura. L'approccio biomedico dei paesi industrializzati nel ventesimo secolo è tipicamente e generalizzatamente riduziornsta: l'enfasi principale dei modelli concettuali che ne derivano è quindi posta sulle spiegazioni dell'eziologia delle malattie che vengono a cadere nel ristretto ambito dell'intervento medico farmaco1 o gico-tecnologico e sulla concatenazione di meccanismi patogenetici biologici. Al contrario, i fattori sociali che contribuiscono allo svilupparsi della malattia vengono visti come secondari se non del tutto irrilevanti, e il fare riferimento in questo contesto a realtà eclatanti come la povertà o la discriminazione espone a critiche di mancanza di scientificità e di protagonismo polemico. Nonostante vi sia all'interno di queste teorie molta retorica sulla multifattorialità delle cause di malattia, le soluzioni che vengono ricercate sono di regola spiegazioni biomediche specifiche che mettono in luce il ruolo di uno o pochi agenti definiti (il tale gene presente, l'enzima o gli enzimi mancanti, ecc.). Questa ricerca si basa sull'assunto che gli interventi biomedici che operano su meccanismi biologici saranno in sé sufficienti a controllare la malattia. Questo modellb biomedico si fonda essenzialmente sull'ideologia dell'individualismo, e adottando concettualizzazioni dell'individuo proprie della teoria economica considera l'individuo "libero" di "scegliere" i propri comportamenti legati alla salute. Come abbiamo già notato a proposito delle attività di prevenzione dell' Aids (La Terra vista dalla Luna num. 1, 1995), questa ideologia vede le persone come consumatori che scelgono liberamente sul mercato dei prodotti e dei comportamenti, ignorando il ruolo dei governi, delle industrie, dei gruppi di interesse economico nella creazione dei più svariati fattori di rischio che all'individuo si chiede di evitare. Non lascia spazio per studiare come i comportaYS2Q.
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