soffrono come lei di disturbi indiagnosticabili con i mezzi della medicina attuale, scopre di non essere, forse, una pazza, come sarebbero portati a credere (e vorrebbero, senza calcare, portarla a credere) suo marito e le sue amiche.· Trova una ragione e trova un guru, e un ambiente puro fuori e depurato dentro che accoglie altri come lei. Cambia qualcosa? La comunità dei suoi simili le dà qualcosa? No, non cambia nulla, o quasi. Ma più pressante e ancora più angosciosa è adesso la domanda: che senso ha tutto questo? che senso ho io che soffro? e: dove sta la radice del male che mi opprime? sta forse nell'inquinamento? sta nell'ordine sociale e antropologico di una società disumanata? sta nella originaria solitudine e miseria della persona? sta nella morte di Dio, nella scomparsa del sacro? Tutto questo può essere ugualmente vero, tutto que- . sto è plausibile, e c'è forse dell'altro. Nella sua progressione verso un territorio viepp iù am~iguo, Safe si spinge con penz1a estrema, con sapienza e coscienza iperintellettuali ma insieme con una sorta di acuta ipersensibilità (anche se la sensibilità è. rifiutata dall'autore, a favore delle domande sul senso, o della analisi di una "irritabilità" nuova, in senso proprio naturale e biologico nel rapporto tra l'individuo e il suo habitat) verso il territorio della fantascienza, una fantascienza "kafkiana", però, perché è fantastica solo il poco che serve a spiazzare lo SJ?ettatore e a costringerlo all'rnterrogazione, e se è scientifica in prima istanza, in prima lettura, però permette e anzi esige anche letture più profonde e diverse. Il grande talento di Todd Haynes ci riserverà speriamo altre sorprese. Per il momento, non fatevi sfuggire Safe: è uno dei più bei film statunitensi che si vedano da anni, e il fatto che non piaccia alla critica ufficiale, - composta perlopiù da sorelle e fratelli della protagonista e del suo entourage -, e dal pubblico, che vuol tutto e sempre straspiegato e in soldoni, è un motivo per inseguirlo e farlo vedere. Vi e ci riguarda, lato ambiente, e soprattutto, lato senso, riguarda i nostri amici o nemici "maggioritari". ♦ Safe: le malattie dell'ambiente Damiano Abeni Un paese è abitato e abitabile quando si può provare nostalgia per esso. H. Boli Safe racconta di una donna, del suo ambiente, di una malattia che si manifesta e si aggrava, e della lotta contro la malattia. Il motivo fondamentale del racconto, il motore della storia, sta nell'ambiente sociale che è l'ambito della narrazione, sta nella "America oggi" degli strati sociali dominanti de~li Stati Uniti di fine millenmo. L'ambiente sociale dominante determina !"'ambiente" (aria, cibo, acqua ...) in cui le attività richieste o imposte dall'ambiente sociale devono avere luogo. La convivenza della donna con il proprio ambiente scatena una malattia che - pure affrontata con l'ampio armamentario medico, psichiatrico, psico-socio-riabilitativo di cui può disporre- non pare avere modo di essere risolta. Ambiente sociale. L'egemonia politico-economica degli Usa ha portato - anche in Italia (con una omogeneità sorprendente tra le diverse parti politiche) nonostante la l?resunzione di essere diversi- a definire il progresso esclusivamente in termini di produttività, di competizione tra gruppi che rappresentano il coagularsi di enormi interessi economici, e di avanzamenti della tecnotògia d'élite. Questa definizione si basa su un paradigma il cui motto potrebbe essere "Affari, Nepotismo, Cultura Unica", riproducendo di fatto l'impianto di una struttura mafiosa, ma senza la cultura storica e il rigore del "codice d'onore". Questo modello privilegia l'avidità privata degli interessi forti, mentre i bisogni della collettività e i valori umani sono praticamente confinati in uno stato di clandestinità. A livello individuale un processo parallelo, equivalente ha portato alla "monetizzazione" della persona che viene "stimata" solo per quanti soldi ha, fa e fa fare a quelli che le stanno intorno. Io questo quadro ciascuna persona deve competere per produrre la ricchezza che sarà misura di ciò che lei è, e la competizione quotidiana porta ad avere rapporti personali che sono necessariamente rapporti di forza e di interesse che si sviluppano in inauditi deserti di solitudine. Due recenti film statunitensi mostrano altre facce di questa solitudine. Denise calls up, esibisce un gruppo di giovani "amici" impegnatissimi nel proprio lavoro che pure se in contatto tra di loro non trovano la motivazione per vedersi in occasione di "party" e parti, di appuntamenti galanti, di funerali e feste comandate. Si fosse trattato di lavoro, di soldi, si sarebbero visti eccome. L'altro film, Smoke, è veramente eccezionale nel panorama statunitense non tanto per il "buonismo" di amicizie che tali non sono (.ad esempio, il rapporto tra lo scrittore e il tabaccaio è stato per anni quello di "avventore-venditore"), quanto per il fatto che le relazioni interpersonali che si sviluppano nella storia sono disinteressate. Non produrre ricchezza significa non avere identità. Qualsiasi donna "lavoratrice", per quanto inetta sciatta incolta e delinquente sarà sempre "stimata" più della donna più onesta colta intelligente e umana che sia dedicata completamente, ad esempio, alla famiglia o a iniziative non profit. Ne,~q~otidia:10, di conseguenza, chi non e moneta" o si identifica nella propria atipia rivendicandola, asserendola e difendendola, op- ·pure ogni azione deve necessariamente essere conforme '
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