La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 12 - febbraio 1996

passivi, non lucidi appunto. Vale per Lezioni di piano di Jane Campion, ma non per il suo Sweetie o per l'Orlando di Sally Fotter, per Point Break o Strange Days di Bigelow. Eppure, oltre che di film di donne, si tratta di opere rivolte al grande pubblico, esplicitamente commerciali. Dove passa, dunque, la linea di demarcazione? Una risposta sembra venire da una certa area cinematografica italiana, dove - senza necessariamente porsi in modo dichiarato la questione del rapporto tra maschile e femminile e delle loro rappresentazioni - autori e autrici paiono però ben coscienti dell'impossibilità di ridurla a equazione semplice, formula, strategia. Penso a Mario Martone con L'amore molesto, a Pappi Corsicato, a Enzo Moscato e alle sue sempre più frequenti incursioni nel cinema, a Roberta Torre, a Antonietta De Lillo, a Anna Negri. La loro è una politica autoriale di sconfinamenti: nomadica, indisciplinata, ironica, con pochi, pochissimi sbandamenti verso la categoria del certo e del definitivo. E, difatti, parlano la lingua della contemporaneità. ♦ ARTE E PARTE Novità U.s.a. · il documetario Marco Borroni Marco Borroni collabora a "Cineforum" e si occupa di didattica e critica cinematografica ♦ Tra le numerose sezioni nelle quali si articola il programma del festival internazionale cinema giovani, l'apertura di uno spazio "totalmente inedito" dedicato alla più recente produzione documentaristica americana ha costituito U!)O degli eeisodi più stimolanti dell'edizione 1995 (la tredicesima) della manifestazione torinese. Lontani dalle forme canoniche, didascalico-didattiche, che si è soliti associare a questa parte di cinema i dieci lavori presentati ne spostano le frontiere adottando moduli espressivi spregiudicati e soluzioni linguistiche del tutto inaspettate; scatta così il confronto con un ambito che oggi, probabilmente, rappresenta (come sottolinea la curatrice della serie, Giulia D' Agnolo Vallari) "uno dei pochi terreni di libera sperimentazione, formale ma anche produttivodistributiva" lasciati liberi dalla ramificazione delle Majors fin dentro il cuore della scena indipendente. Uno sguardo alternativo rispetto alla sempre più omologata docu-fiction di taglio televisivo, in grado di cogliere frammenti di realtà in maniera nuova, stringente ed efficace. Ad esempio, TV Nation, di Michael Moore, ha fornito l'opportunità di seguire gli sviluppi della sferzante commissione di cronaca e satira inaugurata già qualche anno fa con Roger & me; dal canto suo Barbara Kopple, un nome "storico" del documentarismo, analizza le sfaccettature di una personalità ambigua e controversa come quella del pugile Mike Tyson (Fallen Champ), mentre un'altra incursione nell'universo sportivo è rappresentata da Hoop Dreams di Steve James, Peter Gilbert e Frederick Marx, fluviale "pedinamento" (169, ricavati da circa 250 ore di girato) delle carriere scolastiche e cestistiche (ma soprattutto umane) di due giovani di colore. Ancora, Black is...Black ain't, opera postuma di Marion T. Riggs, è uno squarcio sul concetto di identità razziale del popolo afro-americano; H eidi Fleiss:Hollywood Madam, dell'inglese Nick Broomfield, un approccio meno sensazionalistico al famigerato affaire che ha messo a soqquadro il dorato mondo di Beverly Hills;. Theremin - An Eletronic Odyssey, di Steven ,M. Martin, un'appassionata ricostruzione delle peripezie di una singolare figura di inventore, tra musica e spionaggio. Grande impressione ha poi destato Crumb, di Terry Zwigoff: uno sconvolgente ritratto del celebre disegnatore, il cui ruolo di impietoso rivelatore della diffusa "mostruosità quotidiana"mascherata sotto le spoglie della mass culture si colloca nel segno di una "differenza" dolorosamente inscritta nello stesso ambiente familiare. Infine, la scomoda (e tragica) parabola di un'attrice fuori dagli schemi come Jean Seberg viene rievocata dalla "falsa autobiografia" architettata da Mark Rappaport (From the ]ournal of ]ean Seberg), così come - anche se con una certa reticenza e con risultati complessivamente meno convincenti di quelli raggiunti dal taglio "romanzesco" del film di Tim Burton - Brett Thompson torna nuovamente ad occuparsi delle vicende di Ed Wood (The Haunted World of Edward D. Wood, jr). A questo punto converrà soffermarsi brevemente sull'ultima delle proposte presenti in rassegna: Sonic Outlaws, di Craig Baldwyn, ov-

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