La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 12 - febbraio 1996

Cinema e donne Maria Nadotti Nel settembre scorso, mentre a Pechino si svolgeva l'epocale e affollatissima conferenza delle donne e, nelle stanze dei bottoni e dei bottoncini di mezzo mondo nasceva un nuovo trend - quel "femminile è in" che nelle sue prevedibili e opportunistich~ banalizzazioni promette d1 ammorbarci la vita da qui a tutto il '96 - la 52.ma Mostra del cinema di Venezia registrava con coscienzioso, se pur non cosciente, realismo lo ·stato delle cose cinematografico e non, da noi e nel resto del pianeta. Se è vero che ci sono donne che fanno cinema e· anche cinema straordinario (vedi, solo per citare alcune delle presenti a Venezia, Kathryn Bigelow o, più in piccolo e da n~i, Robe:ta Torre) il vantagg10 numenco continua a pendere tutto dalla parte degi uomini. Dei centocinquanta lungo-inedio-cortometraggi visibili in mostra, non più di un quinto era firmato da donne e, di questo quinto, un buo~ settan_ta _pe_r cento era di corti e cort1ss1m1, cosine da sette minuti o giù di lì indistribuibili. Siccome p~rò, a chi scrive, la logica delle quote è sempre s_emb7ata più offensiva che d1fens1v~ - offensiva, si intende, per chi verosimilmente dovrebbe difendere -, lasciamo che i numeri contino se stessi e andiamo a vedere se poi il problema stia tutto e davvero lì. Se cioè basti una ridistribuzione delle .rìsorse e una maggiore parità quan~i~ativa I?er far sì che il femmm1le faccia davvero il suo ingresso nel cinema. O se, invece, certe cosiddette voci di donna non siano altro che grevi, inconsapevoli, caricaturali riproposizioni dell'immaginario e del lin~uaggio maschili e certe voci .ma - schili, di contro, una dehcatà attenta e inquieta disamina di quel nodo davver~ inestr~cabile che lega genen e sessi, al di là delle ideologie e dei tatticismi politici. Mi ha colpito, ad esem~io - come non ammetterlo. - che lò splendido e anticipatorio Strange Days della cal_iforniana Bigelow, uné).pell1~<;>la carica di intelligenza p~ht1c~ e teorica sullo statuto dei sessi e sulle pratiche dello s_conf\- namento di g~nere, yemsse liquidato quas~ ui:amm~mente dalla critica italiana: (mclusa quella femminile). com~ f\lm di genere, uno ~e1 tanti film d'azione prodotti dalla catena Cameron, Hill & C. Questo senza andare a vedere cosa passava sott(? o a lato d_ell'azione, sia nei per~onagg1. ~a.- schili sia in ~uell1 femmm1h, oltre che nell impiego del_dispositivo cinema_tograf1co? con il risultato d1 perdere 1 contorni del gender sotto le volte rassicuranti del genre: (E si noti come, ~O!}O~tante1 ripetuti input teonc, d1 scuola anglosassone, la lingua italiana si ostini a non operare alcuna distinzione lessicale tra questi due concetti. S\ntomo, perché di questo evidentemente si tratta, da non sottovalutare.) P~rché il cin 7 ma .- luogo di rap1mentC?,e d1 rapina anche là dove s1 e scelta la via di una, peral_tro impossi~ile, documentazione oggettiva o di una fiction çhe, alla Tarantino, porti in sé lo strumentò della propria dec?difi~ ca - forse più e megl~o _d1 qualsiasi altra f_orma ~rt~stlc~ va a fare i suoi conti diretti con quella zona d'ombra che è l'attettività o l'emotività di ogni singolo sp~ttatore-spe~- tatrice, con la diffusa pre/d1sposizione di chi guarda a farsi ingoiare ? ali? scherm'? e, però, a canmbahzza_r~e le immagini e a ~sa:le ~ ,f m1 sp~d~- ratamente pn~atl , asso~1at1vi, identificaton. Come s1P.One, in questa luce, la questione uomo/donna al cmema? La si può davvero p~stula~e in termini di forza: più registe, sceneggìatrici, attrici, person~ggi femmini_li? È segno pos1t1vo o n~gat1vo - e, ~omunque, pos1t1vo o negat1vo di cosa? - il riemergere, non poi così infrequente ~l~eno nel cinema europeo, cl, figure femminili "protagoniste"? Chiedendomi questa breve nota mi si è anche invitata a scagli~re una freccia contro il vittimismo e, sotto sotto, a prendere atto che, se non a!- tro nel cinema e nella telev, - sione d'Italia, i segnali di una riscossa femminile ci sarebbero tutti. Come si spiegherebbe, altrimenti, una giudice Conti? Non fosso cne concordare ma i vittimismo mi disturba almeno quanto il trionfalismo e, tutti e due insieme sempre un pochino meno 'delle semplificazioni. Insomma, per dirla schietta, se le contabilità non sono simpatiche e a lungo andar~ viene a noia fare la conta d, film maschili (e/o femminili) "vuoti di donne", "contro le donne", "nonostante le donne" altrettanto fastidioso è bea;si di certe figure fem~i~ nili a tutto tondo, capaci cl, occupare piccoli e _g~a,nd\ schermi con la motnc1ta d1 quelle lignee statuette_ incastonate nella carena d, certe imbarcazioni del pass~to? \m~ mote indifferenti fend1tnc1 d, piste acquatiche, simulacri a!- toniti di non si sa guale attitudine all'esploraz10ne e all'avventura. Il cinema hollywoodiano del cosiddetto backlash - per usare la fortunata espressione riproposta nel '91 aalla giornal_,sta ~tatunitense Susan Falud, - d, queste figurine intrusive, ma non veramente tridimensionali o dotate di moto e vita propri, ne ha prodotte pareccl-i_,e. Dalle soprav_val~t~t~ e framtese (più da, crltlCI che dal pubblico femminile) !helr:ia e Louise, alla pseudomqu1etannte pseudofallica bionda di Basic lstinct, alla non meno improbabile e ossessiva acch1appamariti di Attrazione fatale. Non ci vuole molto a capire qu~~do 1:111 personaggio femmm,le viene creato al fine di darci una subdola lezione di comportamento e morale o di farci, nel bene e nel male, da modello. Di solito il modo migliore per riconoscerli è snidarli e prendere atto che ne siamo avvinti, che non riusciamo bene a districarcene. Que_J pendolari~mo tra commoz10ne, euforia e depressione in cu_ici precipi_- tano non è che 11segno pm visto'so dell'avvenuta fascinazione: essere messi fuori di sé, disarticolati in un corpo e in una storia altrui, impotenti e

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