La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 12 - febbraio 1996

corsa che ha travolto limiti e steccati nella parte sbagliata. La condizione transdisciplinare, utile a ritrovare strumenti e linguaggi più idonei alla situazione e necessaria a ritrovare un rapporto più comunicativo con le persone, viene travisata da una parte come "licenza da tutti i codici" e dall'altra, in reazione a questo come "rifugio nei codici". Due tensioni opposte che non hanno permesso lo svilupparsi di una forza rinnovatrice più equilibrata ed efficace. Nell'oggi, tutte e due queste tendenze danno segni di stanchezza: l'arte dei creativi, degli art directors, degli style designers ha saturato il mercato con la sua superficialità arrogante; l'altra, quella degli autori rifugiati, sopravvive assistita e inerte in •ambiti che assomigliano a riserve controllate. Sarà necessario d'ora in avanti cominciare a distinguere nel ginepraio comunicativo e spettacolare, quelle operazioni che sul piano del senso, della capacità emotiva, del progetto culturale si differenziano da quelle che antepongono un obiettivo prefissato. Lo scarto sta qua: l'arte è veicolo di esperienza, la comunicazione è contenitore di messaggi. Entrambe possono convivere, ma nella distinzione. Nuovi strumenti e creatività C'è un'utilità nel ribadire anche una distinzione tra "arte" e "creatività": è dovuta al fatto che le possibilità di esprimersi in senso creativo sono aumentate apparentemente di molto. Molti infatti sono gli stimoli che sollecitano questo tipo di espressività e grande è il mercato che racco gli e i suoi risultati valorizzandone soerattutto gli aspetti comunicativi. Con questa finalità, non si esita a utilizzare indistintamente le due definizioni, mescolando la creatività, ingrediente fondamentale anche per la vita di tutti i giorni, con una esperienza, l'arte, che dà ad essa un progetto. Le potenzialità creative sono aumentate soprattutto grazie alla inedita possibilità che offrono i nuovi strumenti della tecnol~~ia. I .mezz~ che vengono utilizzati oggi per esprimersi hanno liberato da una componente manualé, artigiana, che molto pesava sul1'opera finale. La selezione che questo aspetto produceva, il saper "far bene le cose", era molto elevata. Oggi una macchina, un software, può sopperire velocemente a una mancanza di tecnica esecutiva nel settore creativo, così come ha sostituito, nel campo industriale, molto lavoro manuale. Diviene più facile creare, addirittura creare mondi, sostiene qualcun-◊. Ma qual è il valore di questa potenzialità creativa? Dalla fotografia in poi si instaura un rapporto diverso con il mezzo utile alla creazione. È uno strumento che non esegue solamente, ma che interpreta ciò che vuoi. È uno strumento così macchinoso che richiede sempre più collaborazioni per gestirlo (il _cinema) o così complesso che ne richiede sempre meno ma pretende molte più deleghe (l'elettronica). E uno strumento sempre più precostituito, fornito di una intelligenza programmata in modo molto centralizzato (il computer). Tutto ciò impone nuove procedure, nuovi atteggiamenti e nuove consapevolezze ..Una di queste novità è certamente che con questi dispositivi non hai un rapporto solo di uso, ma relazioni più complesse. Costruisci con essi un rapporto dialettico per il modo in cui puoi utilizzare le loro ca_Racitàe le loro prestazioni. E un dialogo complesso perché il background delle macchine emerge automaticamente: quanto più sei passivo nel tuo intervento, tanto più il linguaggio della macchina viene fuori; la macchina usa te piuttosto che tu· utilizzi la macchina. Emerge una domanda: quanta creatività da macchina circola nella nostra quotidianità? Essere interattivi Inevitabilmente e assai rapidamente ci stiamo spostando, in tutti i settori, dalla fruizione passiva a una dimensione partecipativa, senza fasi intermedie, così di colpo. Dal1'essere investiti dall'ininterrotto flusso televisivo all'essere costretti a rispondere a ogni sollecitazione. È lo sbocco del sistema informativo che ci avvolge. Sempre più ci porrà domande, sempre più gli oggetti reagiranno e registreranno, sempre più i nostri comportamenti conteranno non in quanto unici, ma in quanto particella elementare che si mescolerà con una infinità di altre. Se è vero che siamo passati dall'epoca dell'atomo a quella dei bit, ecco che l'informazione costituirà la materia prima che dovremo produrre. L'interattività, preziosa esigenza che finalmente con questi mezzi possiamo sempre più soddisfare, non è nec·essariamente sinonimo di f artecipazione. Essa sarà i modo per produrre dati, tanti dati. Chi li elaborerà, chi li interpreterà, chi li possederà lo possiamo facilmente immaginare. L'interagire con le cose è una necessità, è l'esperienza della vita che ce lo suggerisce, di una educazione: non tutto si può toccare, non sempre si deve rispondere. Non è un caso, forse, che gli esempi di interazione attualmente disponibili spingono per la maggior parte a un dialogo solitario, tu e la tua macchina, tu dentro un casco, in qualche caso tu e molti altri, ma sparsi e spesso senza identità nei meandri di una Rete. Una dimensione individuale spezza il confronto, produce informazioni deboli e sottomesse; per questo occorre non perdere di vista la possibilità di ipotizzare e generare ambiti socializzanti, interazioni condivise e partecipative. È il modo migliore per rispondere a qualsiasi quesito e sollecitazione. È il modo migliore per produrre bit puliti. Esperimenti sociali Sempre di più, anche in virtù di alcune considerazioni poste sopra, si profila la possibilità che alcune operazioni artistiche si manifestmo come veri e propri esperimenti sociali. Certe reazioni, certi comportamenti suscitati da opere basate sui new media hanno mostrato l'aspetto di una piccola alchimia condotta su campioni di società. Può essere una illusione ma c'è la sensazione, ricercando in questi ambiti e con questi linguaggi, di non lavorare in un laboratorio asettico ma di correre parallelamente ai problemi della società. Ogni passaggio, anche molto specifico, porta inevitabilmente su argomenti più generali, tematiche più sociologiche. Interessante è anche, a mio avviso, che questi rimandi non siano più enunciati solo sotto for-

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