nalista), bensì per favorire una interferenza negativa, per controllare le attività altrui, incluse le iniziative economiche. S_pessoesistono delle argomentazioni che giustificano la regolamentazione di imprese economiche private (per esempio, impedire lo sfruttamento monopolistico, o per proteggere l'ambiente), ma i controlli sono vasti e indiscriminati, e danno ai controllori - che variano da piccoli ufficiali a burocrati di alto rango - un potere eccezionale per assicurare favori, a volte in cambio di compensi finanziari. Le iniziative economiche vennero prepotentemente assoggettate ai permessi ufficiali; la competitività delle industrie indiane venne sacrificata per favorire invece i mercati riservati a pochi uomini d'affari; una massa di imprese pubbliche malamente gestite, in perenne perdita, attingevano - più che sostenerle - alle risorse economiche nazionali; e da parte delle altre nazioni mondiali ci fu ben poco aiuto per facilitare la partecipazione dell'India alla generale espansione economica. Le riforme economiche introdotte alla fine del 1991, sotto l'immaginativa e capace guida del ministro delle finanze appena eletto Manmohan Singh, erano intese a rimuovere il secondo difetto, quello della licenseraj e la burocrazia sempre proliferante 2 • Finalmente un problema grave e persistente fu ufficialmente riconosciuto e affrontato. Tuttavia, il primo difetto - mancanza di sviluppo sociale - non è stato seriamente preso in considerazione. Anche se le riforme non furono attuate così velocemente come era stato anticipato, si tentò di eliminare la licenseraj. La liberalizzazione che ne è scaturita ha portato a una considerevole espansione delle esportazioni e a un incremento del bilancio dello scambio con l' estero (derivato sia da maggiori esportazioni che da investimenti e prestiti stranieri). Ha portato, inoltre, una notevole risposta internazionale, provata dall'incremento dell'interesse a investire in India e dalla risonanza e apprezzamento delle nuove politiche economiche 3 . La realizzazione dello sviluppo dell'economia indiana è rimasta, tuttavia, relativamente modesta. Anche in termini di crescita del prodotto nazionale lordo (Gnp), del prodotto interno lordo (Gdp) e della produzione industriale, i ritmi annuali dell'espansione, negli anni dal 1991 (a partire dalle riforme) al 1994, sono significativamente più bassi di quelli ottenuti nel decennio precedente. In effetti, alle riforme è seguito un netto declino della crescita industriale, e l'economia sta appena iniziando a recuperare quello che ha perso in termini di ritmi di crescita. Non dovremmo sopravvalutare il significato del declino seguito alle riforme economiche, perché le riforme vennero introdotte in un periodo di - e in un certo PIANETATERRA senso in risposta a - una vera crisi economica, e ·anche perché qualsiasi riforma che minacci di scardinare le basi della protezione di industrie affermate tende a destare notevole preoccupazione nei tradizionali giri d'affari. D'altra parte, non dobbiamo considerare le riforme come la spinta che ha provocato il grande scatto.in avanti dell'economia, come gli articoli di giornali - esteri e nazionali - suggeriscono. È certamente vero che dopo una caduta iµiziale tra il 1991 e il 1992, il tasso di crescita delle industrie indiane si è risollevato. Ma è fuorviante concentrarsi solo su questa velocizzazione (come spesso hanno fatto le dichiarazioni ufficiali), senza notare che i tassi di crescita hanno a malapena raggiunto il livello degli anni Ottanta (dall'8 al 9% di crescita annuale della produzione industriale reale, poco tempo prima delle riforme). Tuttavia, è giusto notare che, dopo la riforma, in India sussiste una base più sicura per la crescita economica, e ci sono buone ra~ioni di aspettarsi che .la velocizzazione continm, insieme a una maggiore integrazione con l'economia mondiale. È difficile fare previsioni, ed essere ottimisti su una completa crescita economica come lo sono (comprensibilmente) i leader delle riforme economiche, ma certamente l'integra-· zione dell'economia indiana nel mercato mondiale e l'eliminazione della licenseraj offrono d~lle opportunità economiche che prima non esistevano. La questione centrale non è il verificarsi di una crescita completa, e nemmeno il tasso medio di espansione che l'economia potrà raggiungere. La cosa da considerare è la natura e la copertura finanziaria di quello sviluppo economico. Con quasi la metà della popolazione - e i due terzi delle donne - analfabeta, l'integrazione della voluminosa economia indiana nel sistema economico mondiale non è un compito facile4 . Un utilizzo appropriato del mercato mondiale richiede la produzione per specificazione, controllo della qualità, e dipende dalla consapevolezza degli obbiettivi economici implicati. Il successo delle tigri dell'Est asiatico e, in periodi più recenti, della Cina ha le-sue fondamenta in un livello molto più alto di alfabetismo e di educazione elementare, e in generale, di sviluppo sociale, di quanto l'India sia mai riuscita a raggiungere.In questo consiste, temo, la difficoltà. Tale risultato ci costringe a considerare la natura dello sviluppo economico da una più ampia prospettiva. 3. Il duplice ruolo delle capacità umane La lista di intenti, su cui si era incentrato il discorso di Nehru alla vigilia dell'indipendenza, identificava degli obbiettivi sociali che erano già stati enfatizzati dal movimento di li-
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