Come difendere la Costituzione GiuseppeDossetti Questo messaggio è stato inviato da don Giuseppe Dossetti ai partecipanti all'incontro di sabato 3 febbraio scorso a Bologna organizzato dai Comitati per la Costituzione. •• Alcuni amici, tra i convenuti qui questa sera, mi hanno fatto avere, nei giorni scorsi, insistenti appelli perché mandassi anch'io un'espressione del mio pensiero. Sono stato molto restio e m1 c1 rassegno con un certo disagio. Nella mia stentata e faticosa convalescenza, lontano da molte fonti di informazione, non )?Osso espnmere. un vero pensiero, ma soltanto delle impressioni. Non vorrei neppure che se ne prendesse pretesto per confermare un giudizio corrente su di me, cioè di un inguaribile conservatore o di "incantato" della Costituzione vigente, cioè di un irriducibile nostalgico di una stagio11e remota (quasi cinquant'anni) della propria vita, del tutto inconsapevole delle profondissime trasformazioni avvenute nella società italiana e in q·uella mondiale. Il vero è che la mia riflessi on e e l'impegno di quasi tutte le mie deboli forze sono da decenni, e ancor più in questi ultimi mesi e settimane, non concentrate affatto sulla Costituzione italiana e sul relativo dibattito politico. Ho dato e do a questo una minima parte della mia attenzione e meditazione, che si addensano invece su altri temi per me molto più vasti e più profondi e più concreti, quali l'evoluzione, accelerata proprio in queste settimane, della situazione medio-orientale, in cui sono coinvolti, forse anche con rischi non piccoli, molti membri della nostra comunità monastica. E quali ancora i grandi problemi morali e spirituali che si pongono a tutte le società nazionali d'Europa e dell'Occidente intero: in cui sembra sempre più prevalere non solo un pensiero debole, ma un pensiero nichilista, che tende a coinvolgere tutti gli aspetti della vita individuale e della vita associata a tutti i livelli e quasi sembra lambire l'orlo stesso della "Figlia del Re" (vedi salmo 44/45), cioè della stessa società ecclesiale. Queste supreme problematiche, non ininfluenti sulla stessa "querelle" politica italiana, me la fanno apparire, in proporzione, molto meschina e larvale. Ad ogni modo, in questo quadro di problemi e di attenzioni l?,revalenti, non potrei che nbadire ora idee già espresse: non di pura difesa integrale della Costituzione vigente, ma di difesa critica e dinamica. Sempre ferma l'osservanza esatta e leale dell'art.138 sulla procedura di revisione, confermo la mia adesione ad un ragionevole federalismo, purché g~ranti~o da un~, coscienza p1u motivata e p1u matura della unità nazionale; così confermo il mio favore per una riforma profonda del bicameralismo, che riservi solo alla Camera dei Deputati il ruolo proprio della espressione politica del Paese e faccia della seconda Camera una Camera, ineguale, delle Re·- gioni e dei corpi intermedi; e ancora confermo il favore verso un rafforzamento molto robusto della figura del Primo Ministro e una stabilizzazione più accentuata del- !' esecutivo; e, in genere, un mantenimento della distinzione, della pluralità e della diffusione e dell'equilibrio tra centri di potere politico (evidentemente il potere giudiziario, anzitutto, e anche i poteri di garanzia e i f oteri neutri). Di fronte a "fantasma che si aggira" per l'Italia in queste ultimissime settimane, cioè alla proposta di un'elezione popolare diretta del Primo Ministro o del Capo dello Stato, non ini turbo o non mi spavento panicamente. Posso avere, e mantenere, con pacatezza e lucidità, tutte le gravi obiezioni che ho già espresso a Parma, a Bari, a Napoli e che in questi giorni ha ribadito Norberto Bobbio e altre ancora, nei confronti di ogni forma di presidenzialismo. Ma per ora posso solo manifestare una impressione pregiudiziale sul modo di evocazione di 9.uesto fantasma, cioè incommciare a dire che non è stato certo, e credo che non sarà per parecchio tempo, un modo felice, chiaro, comprensibile alla gente il parlare, un giorno dopo l'altro, di forme confuse e contorte di vari presidenzialismi, più o meno nostrani o importati, delle quali anche coloro che le propugnano non hanno manifestamente conoscenza adeguata e meditata. Inoltre credo che fare ruotare per settimane intere tutta una crisi di governo intorno a problemi istituzionali, sia pure urgenti, come si dice, equivalga a una contorsione violenta dell'urgente più urgente, e cioè della soluzione politica di problemi attualissimi e preliminari, come l'avvio più deciso del risanamento delle finanze pubbliche, la crescente emergenza disoccupazionale soprattutto giovanile, la soluzione di certi nodi del tutto vitali del meridione, le regole per una disciplina anti-trust e per una informazione pubblica o~gettiva e paritari:~· c...?uestourgente pm urgente sembra essere stato ignorato, o comunque del tutto posposto, dalle tre maschere tragiche dei protagonisti principali della crisi; non senza un certo assecondamento da parte del Capo dello Stato. · Tutto questo non può non insinuare un grave dubbio sulla verità e limpidità delle intenzioni di tutti i protagonisti di quest'ultimo "servizio del Paese" (vedi dichiarazione di D'Alema, di "avere adottato l'unico sistema capace di evitare la deriva plebiscitaria"). Non so se le dichiarazioni del Capo dello Stato nel dare l'incarico a Maccanico e quel che Maccanico stesso potrà fare per chiarire questi punti lasciati in sospeso e per rendere l'atmosfera meno torbida, sospetta, evasiva, potranno raggiungere, sia pure tardivamente, un qualche risultato. Certo Maccanico è un uomo molto sperimentato, un vero esperto distillatore di "semplici". Ma ho l'impressione che, abbia o non abbia successo,
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