La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 12 - febbraio 1996

nuova fase nell'escalation dei conflitti etnici. Di solito l'indipendenza di stati che prima costituivano un'unione plurinazionale è accompagnata dalla "spartizione dell'eredità coloniale", ossia i popoli si dividono le proprietà, le forze militari e i territori frutto degli sforzi comuni. Mentre la divisione delle repubbliche dell'Unione procedeva pacificamente, le prete7 se politiche e territoriali di entità precedentemente autonome all'interno delle singole repubbliche (il Nagorno-Karabakh in Azerbaijan, l' Abhasia e !'Ossezia Meridionale in Georgia, la Cecenia in Russia) riducevano notevolmente la possibilità di un divorzio consensuale. In queste circostanze il pericolo che le tensioni etniche sfociassero in conflitti armati crebbe in modo minaccioso, soprattutto dopo la divisione del vecchio esercito sovietico nel 1992. L'im_piego di unità militari regolari in questi conflitti ha aumentato notevolmente il numero di vittime e, inoltre, da quando ai soldati è consentito l'utilizzo di armi moderne, come carri armati, lanciarazzi e aerei da combattimento, questi sono diventati meno disposti al compromesso e più inclini a raggiungere i propri obiettivi sul campo di battaglia. I bilanci più pesanti degli scontri militari nel Caucaso sono stati di oltre 5.000 vittime nel territorio della Georgia (Ossezia Meridionale, Abhasia), più di 16.000 in Azerbaijan (compreso il Nagorno-Karabakh) e oltre 25.000 nella Federazione Russa (Cecenia). All'instabilità della situazione etno-politica contribuisce anche il sorgere di sentimenti neo-imperialisti all'interno del sistema politico russo, fenomeno divenuto evidente nel conflitto Georgia-Abhasia, quando le azioni del Soviet Supremo, del vicepresidente e di parte dei vertici militari misero in pericolo gli accordi raggiunti nell'estate 1992 e permisero la conquista della città di Sukhumi da parte dei separatisti abhasi. Questo fatto diede il via alla discriminazione etnica con l'espulsione di oltre 200.000 georgiani dal Gali e da altre regioni dell' Abhasia. Tuttavia, nella politica russa le tendenze egemoniche sono ormai solo un eco del passato, poiché né la Russia, né gli altri stati della Comunità degli Stati Indipendenti (Csi) possiedono le risorse economiche, militari ò politiche per sostenere simili iniziative. Gli obiettivi di modernizzazione dell'economia nazionale, miglioramento dell'instabilità interna e prevenzione di un'eventuale scissione della Federazione Russa guidano l'orientamento politico di Mosca verso la risoluzione dei problemi interni piuttosto che verso l'interesse, spesso illusorio, per i territori circostanti. Un'ulteriore spinta verso i conflitti etnici è comunque data dall'intensificarsi del desiderio di integrità territoriale dei nuovi stati indipendenti. La crisi cecena è un esempio delle caratteristiche delle politiche nazionaliste in questo periodo. Iniziò nell'autunno 1991 quando una delle organizzazioni sociali del territorio del- !' allora Repubblica Ceceno-Ingu scezia (il "Congresso Nazionale Ceceno") rovesciò il governo in carica e proclamò la nascita di uno stato indipendente. La le~ittimità del governo della repubblica e le sue nvendicazioni di indipendenza non vennero riconosciute dal Soviet Supremo russo, il presidente Boris Eltsin dichiarò lo stato di emergenza e destituì il presidente Dzhokhar Dudaycv. Tuttavia fino al dicembre 1994 non vennero presi dei provvedimenti concreti, principalmente per la debolezza del nuovo potere federale russo, im}çegnato nella lotta contro il vecchio centro dell Unione e in seguito, fino al 1994, praticamente 1aralizzato dai disaccordi tra il presidente e i Soviet Supremo. In quel periodo il nuovo potere federale si preparò a importanti compromessi con le sue entità autonome con il risultato di un accordo con il Tatarstan e la possibilità di un'intesa simile con la Cecenia. La situazione cambiò bruscamente nel 1994 con la sconfitta del Soviet Supremo da parte di Eltsin e il conseguente rafforzamento del potere presidenziale. Anche l'opinione pubblica è cambiata. Se nel 1991 la maggior parte dei cittadini russi considerava la Federazione russa un'unità amministrativa all'interno dell'Urss, nel 1994 la · popolazi_one ha_iniziato a ~on~ider~re l_aRussi~ la pro_pna patria e a sentire 1 ternton entro 1 confini geografici come lo "spazio personale" della nazione. Ecco eerché la conservazione dell'integrità territonale dello stato - con le isole Curili (contese con il Giappone) e il Caucaso Settentrionale - è diventato un obiettivo condiviso da molti. Ed è questo motivo, insieme al rifiuto del presidente Dudayev di giungere a un compromesso sulle condizioni della Cecenia e alla guerra civile nella regione, che ha portato le autorità russe a intraprendere delle azioni radicali per risolvere il "_problema" ceceno. Ma qualunque sia l'obiettivo politico russo in Cecenia, le azioni militari da entrambe le parti hanno provocato numerose vittime tra i civili e non possono quindi essere considerate né legittime né giustificate. In sostanza, l'estrema complessità delle varie componenti etniche del Caucaso rende la regione particolarmente soggetta a conflitti etnici. Ovviamente le autorità degli stati minacciati di secessione non sono affatto entusiaste di questa tendenza e quanto più le rivendicazioni separatiste divengono pressanti, tanto più le reazioni delle autorità centrali si fanno mtransigenti, aumentando così il pericolo che i contrasti costituzionali si trasformino in conflitti militari. Questi ultimi si possono suddividere in tre categorie: - conflitti causati dalle rivendicazioni di piena sovranità nazionale da parte di territori nazionali autonomi; tutti i conflitti appartenenti a questo gruppo hanno provocato guerre su vasta scala (Karabakh, Abhasia, Ossezia Meridionale, Cecenia); - conflitti generati dalla proclamazione di nuove autonomie territoriali nazionali da parte di comunità etniche che non aspirano alla creazione di stati indipendenti; a questa categoria appartengono i conflitti costituzionali non militari tra il movimento nazionale dei balcari e le autorità a sostegno dei cabardini della Repubblica Cabardino-Balcaria e tra i leader delle diverse comunità etniche del Karacajevo-Cerkessia e le autorità di questa repubblica; - conflitti determinati dalla semplice proclamazione della creazione di nuove repubbliche o territori nazionali come obiettivo politico di movimenti o minoranze etniche; ~uesti si possono considerare conflitti potenziali (come per esempio in Azerbaijan o nel Dagestan) ed è il caso delle tensioni presenti nelle regioni densamente popolate da cumucchi e nogai nel Da~estan Settentrionale o dagli shapsug nelle reg10ni del Caucaso Settentrionale che si affac-

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