immigrati sia in sé una notizia, è evidente dai toni utilizzati sui giornali nei reportage dal quartiere 19. I cronisti e i "cittadini esasperati" descrivono con allarmata meraviglia i "marcantoni coperti d'oro e di telefonini", ~li "indaffarati giovani africani armati di telefonino", "ingioiellati, cellulare, ca pelli rasa ti a cespuglio", che "si vestono all'ultima moda", "sembrano usciti da una palestra di culturismo","sfoggiano chili d'oro, macchinoni e mazzette di banconote da centomila", si comportano con "sfrontatezza inaudita", con "arroganza inimmaginabile". In questa esibizione tutta maschile quello che emerge è il lusso, la tecnologia, la prestanza fisica, l'esibizione del potere, lo stile, l'eleganza; ma non sono certo queste le connotazioni che si era abituati ad associare alla parola "immigrato" o "extracomunitario". L'immifrato, prima del " . ,, caso San Sa vano , era povero e arretrato, debole e sciatto, umile e bisognoso. Gli africani a San Salvario non mi trasmettono più la rassicurante immagine di un altro che mi tende la mano dal basso guardandomi con triste rassegna tezza, di uno che posso anche permettermi di tollerare e aiutare. Mi mostrano invece l'immagine di un altro che non mi chiede nulla e che non mi guarda neppure, che non mi dà neanche l'opportunità di dimostrare che esisto. Provo ormai da tempo la sensazione, di fronte agli africani e alle africane, di essere diventato uno gnomo grigio e ingobbito forse prossimo a scomparire senza lasciare traccia, e non so neppure più bene come parlare di una questione in cui i corpi e le culture, i desideri e le paure, i poteri e i diritti, le storie e le politiche si intrecciano in modo assolutamente nuovo e sconosciuto. Forse, nonostante tutte le parole spese negli ultimi mesi sull'immigrazione in Italia, non abbiamo neppure ancora cominciato a capire quello che sta succedendo, sappiamo solo che i vecchi discorsi e le vecchie categorie mentali non servono più, se non ad aggiungere sempre nuovi mattoni alle mura della fortezza, e a spiegare a coloro che non hanno più il diritto di essere diversi che non avranno nemmeno il diritto di essere uguali. Note 1 1 Samuele, IV, 1. 2 Dopo una iniziale posizione perplessa "La Repubblica", che il 14 settembre aveva criticato l'allarmismo di Piero Gallo, sce~lie una linea editoriale sostanzialmente identica a quella di "La Stampa". 3 Ma io vedo orinare in strada in giro per il quartiere soprattutto anziani signori di felle bianca. 4 Sui meccanismi dell'assimilazione immaginaria di immigrazione e delinquenza nella campagna stampa su San Salvario cfr. Mitologichecronachedi immigrati, "Il manifesto", 6 ottobre 1995. 5 In perfetta sintonia con questo clima massmediatico, Valentino Castellani, su "La Stampa" del 16 ottobre, dichiara: "La domanda di legalità non è né di destra né di sinistra". · 6 Era questo lo slogan riportato anche sullo striscione della Siulp (sindacato di polizia) alla manifestazione del 19 novembre. 7 cfr. Ires, Uguali e diversi, Rosenberg & Sellier, Torino 1991. 8 Della "zona grigia", che separa e insieme collega, anche nelle situazioni più estreme, i campi contrapposti, ha parlato Primo Levi in I sommersi e i salvati. 9 La retorica del "ci portano via il lavoro" è infatti del tutto assente dalle pagine dei due quotidiani. 10 Il concetto di "doppio vincolo" è stato elaborato da Gregory Bateson in Versoun'ecologiadella mente, Adelphi, Milano 1976. 11 Vedi ad esempio Pietro lngrao e Rossana Rossanda, Appuntamenti di fine secolo, Manifestolibri, Roma 1995; e Riccardo Gianola, Il neo-luddismo degli imprenditori, in "La terra vista dalla luna", 8, 1995. 12 cfr. Wolfang Sachs, Archeologia dello sviluppo, Macro, San Martino di Sarsinia 1992. 13 L'immaginario della "nuova barbarie" emerge ad esempio in un articolo di Lorenzo Mondo, su La Stampa del 18 settembre, in cui l'autore tra l'altro afferma: "ci troviamo davanti a un succedaneo di antiche invasioni". 14 Il 13 ottobre un migliaio di cittadini di Borgo Parella, esasperati dalla presenza di prostitute nel parco della Pellerina, marciano dietro lo striscione "Basta col mercato del sesso sotto casa", e chiedono, come "soluzione dis-perata", la creazione di "aree protette per il sesso lontane dalle nostre case e dai nostri figli". 15 cfr. Serge Latouche, L 'occidentalizzazione del mondo, Bollati Boringhieri, Torino 1992; vedi anche Pietro In~rao, Chi è l'invasore?, "Il ma111festo", 17 novembre 1995. 16 È significativo che l'unica persona che dica "Io sono razzista" sulle pagine dei giornali sia un immigrato, "Tony'', in un reportage in "La Repubblica", 20 settembre 1995. 17 Il decreto è infatti preceduto dalle proposte di pubblica sicurezza avanzate dalla Lega Nord (utilizzo delle pallottole di gomma, schedatura attraverso l'impronta delle piante dei piedi, formazione di una guardia nazionale), proposte che vengono inevitabilmente definite "al limite del razzismo" dagli avversari politici. 18 A San Salvario esistono luoghi come il ristorante fascista-illuminista Il vecchio nostal$ico (che sfoggia un look esplicitamente mussoliniano e reca sulla porta la scritta "Non condivido quello che dici ma lotterò fino alla morte perché tu abbia il diritto di dirlo"), ed esistono sop.rattutto tanti bar, ristoranti, saloni di bellezza, negozi di cosmetici, di abbigliamento, di vestiti, gestiti e frequentati da africani, con nomi come Downtown, Black Glamour o Magie Hair Fashion e con sulle porte adesivi di divieto d'accesso con scritto "Free Racism Area". 19 Un esempio particolarmente clamoroso d1 questo tono estatico-allarmato è ti reportage di Mino Fuccillo Metti una seraa Torino tra neri, droga e violenza ("La Repubblica", 28 settembre 1995), che descrive il cronista "tremante" in atto di spiare voyeuristicamente da "dietro le persiane di casa" un gruppo di africani in strada che "ridono, smerciano, comandano, arricchiscono, bevono, si baciano", e conclude: "Succede tutto sotto casa tua e tu non puoi nemmeno fiatare". Gli immisrati sono esseri umani dotati d1 una soggettività, e tu non ci puoi fare niente. ♦ YSX1.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==