La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 12 - febbraio 1996

"clamorosa lotta tra residenti e immigrati", "vita bunkerizzata", "coprifuoco alle 8 di sera", e il borgo viene definito "in svendita", "un inferno", "la casbah", "il bronx", "le vie maledette", "un ghetto". Perché si utilizza lo stesso lin&uaggio che in altre pagine s1 riserva alla guerra nella ex-Jugoslavia per. parlare del nervosismo e del disagio di alcune persone e di un parroco in un quartiere di Torino in cui, anche in base a quanto riportato dagli stessi giornali, sembra non avvenire alcun fatto di violenza grave, al di là delle liti tra vicini chiass·osi? Già Piero Gallo, nell'intervista del 13 settembre, tentava delle spiegazioni: "Ci sono piccoli ristoranti, pizzerie che hanno perso tutti i loro clienti proprio per l'ambiente circostante. Anche i negozi continuano a chiudere. (...) La gente sopporta tutto, ma quando s1 vede intaccare il patrimonio, spesso rappresentato da un alloggio comprato a prezzo di molti sacrifici, deprezzato da quel che ha intorno, allora insorge". Al fondo di tutto ci sarebbe . . msomma una preoccupaz10ne economica, il senso comune di una depauperizzazione, la cui causa viene individuata nella presenza di residenti immigrati nel quartiere. L'"esasperazione" sarebbe, almeno in parte, la risposta di commercianti e proprietari di immobili di fronte alla paura del venire meno del benessere economico accumulato nei decenni passati, laddove i grandi meccanismi economici che provocano fenomeni come l'impoverimento dei consumatori (reale o immaginario che sia) o il concentrarsi delle attività economiche in poche mani risultano del tutto inafferrabili. Le cronache giornalistiche danno così voce a un'esisenza di semplificazione dei problemi, il cui primo passo, una volta individuato un disagio, è la creazione di un nemico da combattere. Gli articoli su San Salvar½o infatti non sono se non occasionalmente tentativi di analisi approfondite (economiche, soc10logiche, esicologiche) dei disagi, e si risolvono invece quasi sempre in una descrizione, sempre estremamente superficiale, del nemico: i "neri" gestiscono la prostituzione e spacciano alla luce del sole, orinano in strada3, litigano in pubblico, si scambiano mazzette da centomila sotto gli occhi di tutti, urlano, ascoltano musica ad alto volume, aprono locali e negozi dall'aria ambigua, si comportano insomma da padroni del quartiere. In sintesi quello che viene rimproverato agli immigrati è di svolgere attività illegali, e soprattutto di svolgerle in modo evidente. Il loro peccato è quello di offrire un continuo spettacolo dell'illegalità. Nei reportage da San Salvario si fanno continue dichiarazioni di principio sul fatto che non si deve fare di tutta l'erba un fascio, che bisogna distinguere, che c'è immigrato e immigrato, ma poi ~i lavora in modo ossessivo alla costruzione di una figura stereotipa: l'immigrato maschio nero ipervisibile .e delinquente, dopodiché diventa difficile ricordarsi che essere immigrati non significa necessariamente essere sotto gli occhi di tutti e che essere sotto gli occhi di tutti non significa necessariamente spacciare o lavorare nella prostituzione4. Nel corso del mese di ottobre, le autorità cittadine intervengono a San Salvario con una serie di provvedimenti: un massiccio aumento delle forze di polizia sul territorio, l'istituz10ne di un numero verde per le segnalazioni dei cittadini su questioni di ordine pubblico, la chiusura di alcuni locali frequentati da africani e l'istituzione dei parcheggi a pag~ment~ ne_ll~parte del quartiere p1u v1cma al centro. Intanto sulle pagine dei giornali il discorso sull'immigrazione si allarga, sempre utilizzando i paradigmi dell'emergenza e dell'esasperazione, ad altre zone della città: i mercati di Porta Palazzo, la zona di Bor&o Dora, il parco della Pellenna. Nello stesso periodo !'"emergenza immigrazione" diventa una questione massmediatica nazionale, quando, il 3 ottobre, avvengono a Milano due stupri, ad opera rispettivamente di due rumeni e di un albanese. È l'occasione fer affermare che si è passato i limite e che bisosna reagire. Si afferma in brevissimo tempo sulle pagine dei giornali un semplice teorema: Milano come Torino, i . . . . . rumeni come 1mgenam, come i marocchini, bisogna difendersi urgentemente dagli immigrati che delinquono. È in questo clima che s1comincia a parlare di quello che diventerà il decreto n. 489. Il ristabilimento dei confini 1114 ottobre, un mese dopo l'inizio della campagna stampa, il sindaco Castellani afferma, contemporaneamente sulle pagine di La Stampa e La Repubblica, che "c'è una differenza tra i dati oggettivi e il pessimo stato vissuto da alcuni cittadini" e che "si fa strada il sospetto che l'insofferenza della gente comune alla presenza degli extracomunitari sia ben pilotata da qualche regista occulto". La "La Repubblica" riporta anche, in un trafiletto intitolato "L'emergenza che non c'è", una riflessione su dati forniti da polizia e carabinieri, che vengono interpretati come "abbastanza normali". Nei giorni successivi la tesi dell'"emergenza che non c'è" guadagna sempre più spazio sui due giornali, per bocca dei personaggi più diversi, dall'imam della moschea di San Salvario Mostafa Aboussaad al segretario del Pds torinese Chiamparino, dal prefetto Stelo al questore Grassi, dal segretano regionale della Fiom Cremaschi al sindacato di polizia Siulp, dall'associazione multiculturale Kafila, a quella dei commercianti Ascom (allarmata dal fatto che "l'immagine di San Salvario è ormai disastrosa"). L'8 novembre i risultati di un sondaggio di Rai 3 - ripreso da entrambe le testate - affermano che solo per il 9,3 % dei torinesi l'immigrazione è il problema più imeortante. Pochi siorni prima viene data, coi soliti toni accesi, la notizia di una "battaglia in strada tra agenti e immigrati" a Ponte Mosca, ma molto spazio viene poi dedicato a ridimensionare la portata dell'accaduto e a ridicolizzare il supposto "clima da guerra civile". È giunto il momento di negare tutto, di tranquillizzare gli animi, di scagliarsi contro la disinformazione (ma non di fare davvero autocritica). Si tratta di un cambio di rotta bruschissimo. San Salvario praticamente scompare dalle cronache. Cosa è successo? L'immigrazione è diventata oggetto di un decreto legge e sono stati ristabiliti dei confini simbolici: la legalità, il lavoro, la frontiera nazionale. La legalità La parola d'ordine "fer-

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