la società meridionale. Molte di queste aziende sono a carattere familiare. Fratelli, padri e figli, amici e parenti costituiscono in genere il primo nucleo associativo che dà vita, prima al progetto e quindi all'impresa. Ma in sesuito si determinano altre semte aggregative nel territorio, forme di collaborazione, consorzio, scambio, comunicazione. Si giunge eerfino a varcare i limiti regionali e i confini dello stesso Sud. Troviamo nel libro esempi di cooperative con soci calabresi, umbri, friulani, veneti. Troviamo ditte del Sud che si avvalgono della consulenza di ditte del Nord o che la forniscono. Vi sono rivoluzionarie inversioni di tendenza: non più la manodopera che va al Nord, ma la materia prima che scende al Sud. E comunque vi è un ritorno al Nord di gran parte dei fondi erogati sotto forma di macchinari, forza lavoro specializzata ecc., forniti da industrie settentrionali. Una complessiva circolazione di ricchezza, quindi, che spazza via i luoghi comuni dell'assistenzialismo (e d'altronde ormai la legge 44 è estesa a tutto il Paese). Ma questa nuova via del1 'imprenditoria può essere considerata una tendenza o soltanto un epifenomeno? O in altri termini: il Sud sta cambiando davvero o presenta soltanto, a macchia di leopardo, episodi di vitalità circoscritti? Maffìa, dopo aver descritto una situazione promettente ed essersi avvalso di una serie di testimoni a favore, sembra voler lasciare la responsabilità del giudizio finale a Paolo Sylos Labini, la cui intervista chiude il libro. Sylos Labini ci ricorda che la legge 44 conferma l'importanza del ruolo che può giocare il potere politico nello sviluppo economico. Il liberismo puro, quello per intendersi che assegna allo Stato il mero ruolo di "carabiniere e giudice", è un'idea fuori dalla realtà. Il problema è l'uso di questo enorm,e potenziale di cui dispone lo Stato. La via da seguire per Sylos Labini è la "produzione di imprese a mezzo di imprese". A tal fine occorre puntare sugli interventi a favore dell'imprenditoria giovanile e ridefinire il ruolo del sindacato, allargando i suoi orizzonti, in modo tale da agevolare quei lavoratori dipendenti che intendono mettersi in proprio. In tal senso la legge 44 è stata una legge esemplare che ha tracciato una via, e che ha compreso - per dirla con Paolo Galante, un altro dei giovani intervistati ,da Maffia - che l'imprenditore non vuole essere assistito ma solo aiutato. Tuttavia la legge De Vito non ha intaccato il problema dello scollamento istituzionale né quello del concreto reperimento delle risorse reali. Più che altro ha dato consigli, è stata uno stimolo e una garanzia poco solvibile ma abbastanza autorevole e credibile. Non a caso Giovanni Farnolo di Cosenza afferma che "con un po' di formazione professionale, avrebbe potuto per.sino fare a meno degli incentivi dello Stato". . Certo, se lo Stato c'è, anche MEZZOGIORNO nel Sud, è p·ossibile farne a meno. Il guaio è che troppo spesso lo Stato è assente, latitante e contumace. Da tutto ciò, che bilancio trarre? Che morale? Sylos Labini, con cautela, consiglia di assumere "un ottimismo senza illusioni". Che è già qualcosa di più di una disperata speranza e anche di un pessimismo senza sfiducia. E la raccomandazione si attaslia benissimo a quegli studiosi a quei giornalisti che forse oggi eccedono in illusioni perché ieri erano troppo pessimisti nei confronti d1 un Sud che ha già dato, anche in passato, prova di reagire positivamente ad ogni più elementare dimostrazione di buon governo. ♦ Siamo uomini o caporali? Un sistema malavitoso Giancarlo Mola Il senso comune si nutre di fotogrammi e a essi associa i fatti, gli avvenimenti, gli stati d'animo. Il fatto del "caporalato" evoca, almeno qui nel Salento, l'immasine del vecchio Ford Transit che nel cuore della notte si ferma nella piazza del paese e carica a bordo decine di donne, per poi mettersi in marcia fino alla murgia barese o al metapontino. Non c'è reportage televisivo che non apra su questa scena, non c'è servizio giornalistico che non la utilizzi come incipit. Non c'è intervista che non se ne serva per suscitare cristiana compassione, laica commozione, sdegno civico. Siamo, si sa, in tempi di buonismo, e i buoni sentimenti la fanno da eadrone, con buona pace di chi si sforza di leggere 1 fatti, di comprenderne le dinamiche, di coglierne l'elemento strutturale. L'overdose di emozioni, l'ipertrofia del cuore stanno lentamente surrogando quella dose di lucidità, talvolta anche di cinismo, indispensabile per osni forma di analisi sociale o d1 pensiero critico. · Proviamo allora a rimuovere il fotogramma di cui sopra e a scoprire tutti quelli, meno conosciuti, che lo precedono o lo seguono. Il "caporalato" è la intermediazione illecita sul bracciantato agricolo. Il fenomeno interessa soprattutto le province di Brindisi e di Taranto, ma la sua presenza si fa sempre più massiccia nel resto della Puglia, in Basilicata e in Campania. Il "caporale" è l'individuo che, su commessa dell'imprenditore agricolo che necessita di manodopera, reperisce sul proprio territorio i braccianti (quasi sempre donne e, di recente, extracomunitari), ne tratta la retribuzione, ne cura il trasporto presso l'impresa richiedente perce- . pendo, oltre al compenso per lo svolgimento della attività di intermediazione, anche una con~rua p_ercentuale sulla paga giornaliera. Il fenomeno, al contrario di quanto si eotrebbe pensare, non è residuo dei vecchi sistemi di produzione agricola, ma, al contrario, è la consesuenza immediata della nascita e dell'espansione, in alcune zone del Mezzogiorno, ':1.QS;j_
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==