La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 12 - febbraio 1996

MEZZOGIORNO Giovani e Sud: un ottimismo senza illusioni Marcello Ben/ante · Allora, si muove, cresce, s'è finalmente svegliato questo benedetto Sud? A guardarsi intorno pare proprio di no: nulla cambia, se non forse in peggio. A leggere una recen tc saggistica che sta per farsi "filone" pare invece di sì. E se gli orizzonti sono limitati e c'è quindi poco da fidarsi del proprio circoscritto punto di vista, altrettanto dubitabili, o quanto meno opinabili, sono i risultati a cui sembra giungere (e talvolta saltare) una pubblicistica peraltro sovente attenta e documentata. L'editoria, si sa, va dove la porta la corrente. E tuttavia i dati e i fatti sono clementi positivi su cui mette conto di discutere e di riflettere, magari per arrivare alla virtuosa conclusione che la verità sta in mezzo tra le informazioni e le sensazioni del vissuto quotidiano (che è esso stesso fatto e dato allo stato, per così dire, brado) e certe più o meno sorprendenti statistiche. · Il libro-inchiesta di Empedoclc Maffìa Giovani e Sud (Laterza, pagg. 156, lire 18.000) si inserisce con argomenti di buon peso in questo trend neomeridionalista (che è una salutare e tonificante inversione di tendenza rispetto ai lugubri piagnistei di certa letteratura sudista vacuamente recriminatoria). Al Sud dinamico e sodale che emergeva dall'analisi dell'associazionismo culturale condotta da Trigilia, si affianca adesso un'altra immagine inedita, o quanto meno desueta, del nostro Mezzogiorno: quella cioè di un tessuto sociale inerte, arretrato, disorganizzato, zavorrato da mille problemi (e questo è il suo ritratto tradizionale), da cui però trapelano in maniera consistente significati ve esperienze e "scommesse" imprenditoriali (e questo è invece un elemento di portata rivoluzionaria). L'analisi di Maffìa è centrata sui risultati conseguiti dalla legge 44 sulla imf renditorialità giovanile ne Sud, altrimenti nota come legge De Vito, dal nome del mmistro per l'intervento straordinario nel Mezzogiorno che la mise in opera nel 1986. Una legge decisamente innovativa che modificava sostanzialmente il concetto dell'intervento stata- ! e e dello stesso manager pubblico, dando impulso a realtà produttive altrettanto divergenti dai modelli tradizionali. Gli esiti di questo intervento, pur non riuscendo ad intaccare la struttura economica del Sud, sono tuttavia significativi e incoraggianti: 990 progetti approvati dopo un iter altamente selettivo, nuove società create per un totale di 6855 soci, investimenti per ·2925 miliardi, 19299 nuovi posti di lavoro. Pochi, certo, rispetto alla massa di disoccupati che grava sul Sud. Pochissimi rispetto alle promesse fanfaronesche che osò fare Berlusconi. Ma n;ali, veri, e soprattutto in grado di innescare un circolo virtuoso di lavoro, società civile, speranza, fiducia, interscamb10 economico e culturale. Cioè sviluppo. Lo studio effettuato da Maffìa è solido, obiettivo e concreto, ma non asettico. In frontespizio; una citazione da "La vita della Ragione" di Santayana mette subito in campo il coinvolgimento emotivo dell'autore rispetto alla materia trattata. Da meridionale, Maffìa ha dato voce all'altro Sud: una terra che forse oggi sta mutando pelle, sta covando una sorta di "mutazione genetica" (che inquietante e antipatica immagine, però, che rievoca pregiudizi raz·zisti!). E questo amore difficile e tormentato per la propria terra emerge e traspare da tutte le testimonianze raccolte da Maffìa: 11 racconti, molto simili nel tono, ma diversissimi nella sostanza tecnico-economica, che disegnano un po' la mappa di un nuovo Sud che lotta, e spesso con successo, per emanciparsi e per colmare il ritardo che lo penalizza. Un piccolo campione di storie esemplari che attestano da un lato la caparbietà, l'inventiva, la competenza, la tenacia e la capacità di una emergente classe imprenditoriale d1 tipo anomalo (senza caJ;>itali,senza appoggi né politici né d'a!tro genere, spesso senza espenenze pregresse); dall'altro lato il persistere ostinato e pervicace dei vecchi mali, dei legacci burocratici, delle insensatezze amministrative tipiche del Sud (e più in generale dell'Italia). È la "schizofrenia", sevogliamo, della stessa legge 44, la quale miscela i tre talloni d'Achille del nostro paese (la burocrazia statale, coacervo di disfunzioni e inefficienze; i fondi p_u?1?lici,troppo spesso tradott1s1 111 sprechi e corruzione; il Meridione, epicentro di tutte, o quasi, le problematiche nazionali), aggiunger,· dovi come unico fattore positivo e propulsivo la risorsa dei giovani. I quali, comunque, hanno sì un patrimonio di energie _e_dien~usiasmo, ma anche limm quali soprattutto l'inesperienza, la fragilità, la mancanza di un peso socioeconomico. I ritratti che ci propone Maffìa sono invece forti e risoluti. Si tratta di giovani che hanno superato brillantemente una serie di avversità che non avevano minimamente preventivato, di "vincenti" volitivi, ottimisti, motivati, che non hanno ceduto alle pressioni e agli ostacoli che un ambiente ostile e un ·sistema ottuso e delirante opponevano alla riuscita dei loro progetti. Ma molti altri sono caduti lungo il percorso, e non solo ovviamente per la giusta selezione operata oculatamente dal Comitato preposto alla valutazione delle richieste di finanziamento, ma anche per le avverse condizioni che hanno scoraggiato, inibito, represso le loro intra prese. In particolare, gli aspetti più penalizzanti sono tre: il sistema bancario, il cattivo funzionamento delle amministrazioni (che laddove non sono corrotte sono lente, elefantiache, labirintiche, miopi o, nel migliore dei casi, troppo prudenti per timore di incorrere in irregolarità) e infine lo scetticismo tipico della mentalità meridionale. Tutte Y.QQ

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